Quante volte vi è capitato di sentire domande come “profondità di campo? E cos’è?”. A me è capitato molte volte, e si tratta di una domanda del tutto lecita ovviamente quando si è agli inizi e si stanno acquisendo le nozioni principali della fotografia, quindi ho deciso di lanciarmi in una guida approfondita sull’argomento in modo da aiutare tutti voi che siete qui, in questo preciso articolo, e probabilmente vi starete ponendo lo stesso identico quesito. La profondità di campo è uno degli elementi più importanti da conoscere perché la sua conoscenza è strettamente legata al risultato che otterrete durante la fase di scatto, quindi è essenziale che lo apprendiate nel migliore dei modi.
Profondità di campo: perché è importante
Imparare a fotografare passa per forza di cose dall’apprendimento delle nozioni basilari, tecniche e non, essenziali per utilizzare una macchina fotografica, comprenderne il funzionamento e allenare l’occhio a vedere le situazioni. Tra i tanti fattori da conoscere come le proprie tasche, per fotografare bene, c’è sicuramente la profondità di campo perché è legata al risultato visivo che otterrete in fase di scatto: conoscerla vi permetterà di gestire l’immagine a vostro piacimento, darle la “pasta” giusta e valorizzare tutti gli elementi presenti. Pensate a quelle fotografie di ritratto dove il soggetto non è staccato dallo sfondo e quindi si perde nell’insieme della composizione, o quando nella fotografia di paesaggio non si ha la percezione di quanto possa essere vasto un luogo; tutte queste sensazioni sono dovute dalla profondità di campo e, se siete qui, è perché ancora non avete ben chiaro cosa significhi e come gestirla. Non preoccupatevi: questa guida che abbiamo scritto vi schiarirà le idee una volta per tutte e poi sarete pronti ad ottenere le immagini che avete in testa e che ancora non riuscite a realizzare.
Profondità di campo: cos’è
In fotografia, per profondità di campo si intende quella parte dell’immagine in cui gli oggetti appaiono a fuoco ed è in strettissima relazione con l’apertura del diaframma, l’angolo di ripresa, la vicinanza col soggetto e la lunghezza focale montata sulla macchina fotografica. Detta così vi sembrerà una formula chimica uscita da un film sulle nozioni quantistiche, ma vi assicuro che è molto più facile di quanto possiate pensare. Potremmo definire la profondità di campo anche come la tridimensionalità di una fotografia, quindi i diversi “piani” su cui si districa la vostra scena. Vi ho fatto l’esempio sopra: immaginate un soggetto che non riesce a distinguersi nell’immagine, non è un bel risultato giusto? No, ed è dovuto da una profondità di campo sbagliata.
Quando scattiamo, la parte dell’immagine che appare più nitida delle altre viene chiamata in gergo campo nitido e si tratta dell’intervallo di distanze davanti e dietro il soggetto rappresentato in cui non riusciamo a percepire una reale sfocatura. Tutto il resto, invece, è la parte che da profondità, e quindi tridimensionalità, alla foto. Saper gestire la profondità di campo è quindi segno di conoscenza della tecnica fotografica, ma come si impara a gestirla nel migliore dei modi? So che non state aspettando altro, e io non tergiverserò ulteriormente: andiamo a vedere come funziona.
Profondità di campo: come funziona
Come abbiamo visto la profondità di campo si ottiene combinando più elementi e ora andremo ad analizzarli uno ad uno così da darvi un’idea chiara su come funzionano e di come agiscono sulla tridimensionalità delle vostre fotografie. Prima di proseguire, vi faccio un ultimo esempio: prendete una persona e mettetela ad un metro da voi e ad un metro dallo sfondo, aprite il diaframma a f/1.4 e scattate. Dopo di che provate a mettere il soggetto a cinque metri da voi e a cinque metri dallo sfondo, e impostate l’apertura a f/8. Otterrete due immagini dalla profondità di campo diversa, diversità dovuta dalla differente distanza tra i piani e dal diaframma. Prima di proseguire voglio avvertivi: per comprendere al meglio le informazioni che sto per darvi è essenziale che conosciate alcuni elementi, come il diaframma fotografia e la lunghezza focale, oltre ad essere ormai a conoscenza su come usare la reflex in manuale. In caso contrario vi inviterei prima a consultare quelle guide, proprio perché altrimenti risulterebbe difficile comprendere quanto segue da questo punto in poi.
Distanza dal soggetto
La messa a fuoco di un soggetto molto lontano produce più profondità di campo rispetto a se fosse maggiormente vicino, quindi potete dedurre che più vicino è il campo nitido meno profondità di campo sarà presente nella vostra foto. Esiste un modo per estenderla sia ad elementi in primo piano che a quelli presenti in lontananza sullo sfondo: la distanza iperfocale, tecnica con la quale è possibile mettere a fuoco tutto quello che è presente nella scena che state inquadrando indipendentemente dalla distanza e in modo perfettamente uniforme. L’iperfocale, o messa a fuoco all’infinito, si ottiene a seconda della lunghezza focale che state utilizzando e dal valore del diaframma impostato: nel momento in cui tutti gli elementi del primo piano e tutti quelli presenti in lontananza appariranno a fuoco avrete trovato il punto di distanza iperfocale. Per utilizzare questa tecnica sono state sviluppate comodissime applicazioni sia per iOS (Simple Dof Calculator) che per Android (Dof Calculator), grazie alle quali il calcolo sarà molto più facile.
Apertura del diaframma
Il diaframma agisce direttamente sulla profondità di campo della vostra fotografia, e potete approfondire l’argomento nella guida ad esso dedicata che vi ho linkato nell’introduzione a questo paragrafo. Tenere un’apertura molto aperta, come per esempio f/1.8, vi darà una profondità di campo limitata ed aumenterà l’effetto sfocato davanti e dietro il soggetto (il tanto amato bokeh); contrariamente, utilizzando un valore chiuso, la profondità aumenterà notevolmente, costringendovi anche ad agire sulle altre impostazioni della macchina fotografica. Come vi ho consigliato all’inizio di questo paragrafo, per comprendere appieno queste nozioni è essenziale leggere prima la guida su come usare la reflex in manuale.
Lunghezza focale
Il terzo ed ultimo fattore che influenza la profondità di campo è la lunghezza focale: maggiore sarà meno profondità di campo otterrete, e viceversa. Bisogna però fare una precisazione sull’utilizzo delle lenti fotografiche: scattando una pallina da tennis a 10 metri con un 500mm a f/4 su una macchina con sensore Full Frame avrete una profondità di campo di circa 9 cm, ma se montaste un 50mm e lasciaste le stesse identiche impostazioni passereste a più di 10 metri di profondità di campo. Per ottenere con il 50mm le stesse dimensioni della pallina, e quindi circa la stessa profondità di campo, dovreste avvicinarvi a circa 1 metro di distanza. Come potete capire questo fattore influenza in modo decisivo la tridimensionalità dell’immagine, quindi è essenziale capire come agisce una determinata lunghezza focale e apprendere bene come distanziare i vari “piani” che compongono l’immagine (voi con la fotocamera, la distanza col soggetto e la distanza del soggetto dallo sfondo).
Profondità di campo: diversità tra i generi fotografici
Vorrei iniziare questo paragrafo conclusivo con una premessa: la fotografia è del tutto personale ed è soggetta esclusivamente al gusto del fotografo, quindi le nozioni che vi sto per dare sono molto generali, diciamo quelle che nei vari generi si tendono a tenere in considerazione, ma comunque personali e da indirizzare verso la propria visione fotografica. Normalmente, per farvi un paio di esempi, nella fotografia ritrattistica si tende a tenere una profondità di campo molto bassa proprio per ottenere l’effetto sfocato e risaltare il soggetto, mentre in generi come la street photography e la paesaggistica si ha la necessità di avere tutto a fuoco e quindi si punta ad aumentarla. In poche parole, se volete far risaltare il protagonista della vostra fotografia cercate di tenere una profondità di campo corta o quasi assente, in modo da averlo come unico elemento a fuoco, mentre se volete inquadrarlo in un contesto specifico chiudete il diaframma e mettete tutto a fuoco.
Profondità di campo: conclusioni
Imparare a padroneggiare la profondità di campo è essenziale per fotografare e ottenere la resa che avete in mente, donando all’immagine carattere e tridimensionalità. Non demordete se, inizialmente, non riuscirete ad ottenerla come desiderate: non è facile capire bene come rapportarsi col soggetto all’inizio, sapere quali distanze tenere anche in base alla lente, quindi è necessaria tanta pratica che si traduce in tante fotografie sbagliate. Allenatevi, provate, spostatevi, cambiate prospettive: tutto questo vi aiuterà a comprendere bene questo elemento essenziale della fotografia, e ben presto sarà come pane per i vostri denti.
Spero fortemente che questa guida dedicata alla profondità di campo sia stata di vostro gradimento: se così fosse, vi ricordiamo che noi di FotoNerd abbiamo stilato una serie di guide per chi si sta approcciando alla fotografia o volesse approfondirne determinati aspetti, che potete consultare nella nostra sezione dedicata a come fotografare.