Negli ultimi anni abbiamo visto un forte sviluppo della parte fotografica non solo sulle fotocamere ma anche sugli smartphone. Ad oggi, ci sono smartphone di fascia alta in grado di offrirci, seppur in parte ovviamente, esperienze di scatto simili ad una fotocamera “vera”. Troviamo quindi sensori con tanti megapixel, grandi modalità di scatto (anche manuali), Eye AF e simili. Proprio sull’onda di questo trend, pare che Samsung stia concentrando gli sforzi per sviluppare un sensore da ben 600 megapixel che verrà implementato nei futuri smartphone (chissà tra quanti anni). Cosa succederà quindi in futuro? Scopriamolo insieme
Samsung Sensore 600 megapixel: l’idea di un progetto incredibile
Secondo quanto affermato da Yongin Park, responsabile aziendale per quanto concerne i sensori fotografici negli smartphone, c’è in cantiere lo sviluppo di un sensore che vada oltre le capacità di risoluzione dell’occhio umano (quantificabili a circa 500 megapixel – eh si, pensate che grande sensore hanno installato a noi quando siamo nat..ah no).

Tutto questo è frutto di un’importante analisi di mercato che racchiude quanto accaduto, tecnologicamente parlando, finora: il sensore principale dell’ultimo smartphone top di gamma di Samsung, l’S20 Ultra, è uno dei più grandi attualmente sul mercato (con una dimensione pari a 1/1.33″) e in grado di offrire l’incredibile risoluzione pari a 108 megapixel. Per carità, se mi seguite assiduamente da tempo avrete anche capito che non sono un sostenitore dei tanti megapixel in uno smartphone (o in generale), perché alla fine non sono sempre o unicamente quelli che cambiano il risultato dello scatto (vedi Google Pixel 2 XL), tuttavia, a molti interessa questo dato ed è il motivo principale che ha fatto accendere molte lampadine nell’azienda coreana tra le più importanti al mondo.
C’è anche da dire che il nuovo sensore presente in Samsung S20 Ultra è stato il primo a definire un record anche per quanto concerne il pixel binning (sempre parlando di smartphone): anziché 4 pixel, tale sensore riesce a combinarne ben 9 in uno per una dimensione effettiva di ogni singolo pixel pari a 2,4 µm. Questo permette, in sostanza, di sfruttare tutto il sensore nel modo migliore e produrre immagini di grande qualità visiva come risultato finale.
Tornando a parlare del progetto dedicato al sensore da 600 megapixel, Yongin si è dichiarato consapevole delle numerose sfide da affrontare per raggiungere un obiettivo di questa portata (pardon, un sensore – battuta pessima – FotoNerd, un blog in cui NON ti diverti).
Per adattarsi a milioni di pixel negli smartphone di oggi che presentano altre specifiche all’avanguardia come elevati rapporti schermo-corpo e design sottile, i pixel devono inevitabilmente ridursi in modo che i sensori possano essere il più compatti possibile.
A tal proposito, c’è un rovescio della medaglia: se i pixel vengono ridotti, è possibile andare incontro a immagini sfocate oppure opacizzate a causa di un’effettiva area più piccola da cui ogni singolo pixel riceve informazioni. Per tale motivo, il rapporto tra il numero di pixel nel sensore di uno smartphone e le dimensioni dei singoli pixel è un tipo di evoluzione necessaria e difficile da compiere per portare un innalzamento effettivo nella risoluzione massima.
Samsung sensore 600 megapixel: una storia di successi
Samsung non è nuova ad evoluzioni importanti per quanto concerne la fotografia da smartphone: dopo aver chiuso la divisione fotografica (se non lo sapevate, si, Samsung produceva fotocamere vere e proprie e io ne ho avuta una – gne gne), l’azienda coreana si è concentrata sulla produzione di tecnologie innovative per portare miglioramenti importanti a tutti coloro i quali desiderassero fotografare in maniera migliore con il proprio “telefono”.
Ad esempio, nel 2013 Samsung ha lanciato la tecnologia ISOCELL, che è stata fondamentale per consentire l’implementazione di pixel sempre più piccoli sui sensori d’immagine degli smartphone. Grazie a questo passo avanti, è stato possibile isolare i singoli pixel l’uno con l’altro al fine di ridurre la fuoriuscita di luce e disturbi provocati dai riflessi. È poi arrivato il turno della tecnologia Tetracell, nel 2017, che ha sfruttato un pixel binning 2×2 per aumentare ancora di più le dimensioni effettive dei singoli pixel e offrire miglioramenti ulteriori. È poi stato il turno di “Nonacell” e degli array di pixel 3×3 ad inizio 2020. Insieme a Nonacell è arrivato un importante miglioramento: la riduzione dei singoli pixel ad un minuscolo 0,7μm, che ha permesso la realizzazione di un prodotto finale estremamente evoluto (e Samsung Galaxy S20 Ultra ne è la prova). Questo “angolo di storia” serve per spiegarvi e per farvi capire che Samsung è riuscita a raggiungere traguardi tecnologici importanti negli ultimi anni, risultati prima considerati “impossibili” dallo stesso Park.
Samsung sensore 600 megapixel: cosa aspettarci in futuro
Dato che avrete capito che Samsung non è nuova al raggiungimento di importanti traguardi tecnologici, spesso nemmeno troppo famosi o “pubblicizzati” (non è di fatto facile spiegare tali tecnicismi ad un normale “compratore” di smartphone Samsung in quanto, banalmente, potrebbe non avere tali conoscenze tecniche o semplicemente potrebbe essere disinteressato), quali potranno essere le intenzioni future del produttore?
Yongin Park continua fermamente con la sua convinzione di realizzare un sensore da ben 600 megapixel dedicato agli smartphone, anche se forse potrebbe essere necessaria una misura maggiore (parlando fisicamente per il sensore) oppure estremamente minore (per quanto concerne i Pixel). Il responsabile della divisione sensori ha anche ricordato una cosa importante, cioè che ad oggi le principali applicazioni per sensori d’immagine così piccoli si sono concentrate sul mercato smartphone, ma non è da escludere che tali tecnologie possano approdare anche nel mercato IoT o in quello dei droni. Se poi ci “stacchiamo” per un attimo dall’ambito fotografico, è altresì giusto sottolineare il fatto che i sensori in grado di rilevare lunghezze d’onda al di fuori della portata degli occhi umani (quindi con caratteristiche superiori) potrebbero essere implementati anche in tecnologie mediche, come ad esempio per la diagnosi di masse particolari all’interno del nostro corpo (vedi cisti e tumori, data la capacità di “vedere” masse molto piccole), ma anche in agricoltura per controlli di qualità automatizzati ed estremamente tecnologiche.
Insomma, non c’è nulla di certo oggi, ma è importante riflettere, secondo me, sul fatto che tanti anni fa giudicavamo “impossibile” ciò che oggi abbiamo raggiunto e anche quasi superato, motivo per cui non penso che un sensore di tale portata sia “impossibile” da realizzare. Penso semplicemente che ci vorrà ancora molto tempo, la strada però è spianata e il futuro in arrivo.
Forse sarei poco interessato a 600 megapixel e incredibili capacità tecnologiche fotografiche su uno smartphone, tuttavia, la stessa tecnologia in campo medico potrebbe effettivamente portare dei benefici.
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