Abbiamo avuto il piacere di vedere in anteprima la nuova produzione originale Netflix “Scuola di sopravvivenza: Missione safari”, film interattivo con l’iconico Bear Grylls che ci permetterà di prendere alcune scelte fondamentali per il proseguo della storia. Arrivato dopo l’omonima fortunata serie, figlio del capostipite Black Mirror – Bandersnatch, abbiamo visto (e giocato) il film interattivo per ben tre volte. Ecco quindi la nostra recensione di Scuola di sopravvivenza: Missione safari.
Scuola di sopravvivenza Missione safari recensione: un film o un giocattolo?
Prima di lanciarci nella recensione di Scuola di sopravvivenza: Missione safari, mi pare d’uopo fare un paio di premesse: la prima è che non sono mai stato un fan di Edward Michael Grylls, vero nome di Bear Grylls, per tutta una serie di motivi. Ho sempre trovato le sue trasmissioni molto spinte, sotto un certo punto di vista ingannevoli e realizzate puramente come format di spettacolo con cui trattenere il pubblico. Attenzione, perché con questo non voglio dire che non sappia fare quello che afferma di saper fare: Edward Michael Grylls, oltre ad essere un conduttore di programmi televisivi, è anche un alpinista e militare nordirlandese e, le cose che fa, le sa fare sicuramente. I miei dubbi sono sempre stati rivolti ai vari programmi che lo vedevano protagonista (e potremmo estendere il discorso a tantissimi altri prodotti simili) e sulla loro veridicità, ma ho voluto gustarmi Scuola di sopravvivenza: Missione safari distaccandomi da queste perplessità per portarvi una recensione il più obiettiva possibile. E ve lo posso già anticipare: mi è piaciuto, molto.
La seconda premessa, invece, è questa: è difficile etichettare questa produzione Netflix nei film perché, oltre alla durata di 45 minuti, molto più consona ad un mediometraggio, è un prodotto interattivo che si evolve seguendo le scelte perpetuate da chi sta guardando. Una pellicola, nel senso classico e stretto del termine, è un’opera con una sceneggiatura che non si modifica in corso d’opera, e che quindi è impossibile da plasmare. Scuola di sopravvivenza: Missione safari riprende con forza la struttura dell’omonima serie e fa l’occhiolino ad un prodotto del 2018 che arrivò sulla piattaforma con il peso del nome e dell’innovazione che avrebbe portato: Black Mirror: Bandersnatch. Il film fu apprezzato dalla maggior parte della critica e criticato, paradossalmente, dalla maggior parte del pubblico. Qui, però, siamo davanti a un prodotto diverso non tanto nella sua concezione ma quanto nella forma finale: complicato ma lineare, interattivo ma frivolo e privo del peso narrativo della pellicola targata Black Mirror. L’avventura di Bear Grylls è un “documentario action interattivo” in cui siamo chiamati a prendere delle decisioni importanti che, però, come vedremo nel corso di questa recensione, non sempre fanno effettivamente la differenza.
Fatte le dovute premesse, direi di non perdere ulteriore tempo e andare a vedere insieme la recensione di Scuola di sopravvivenza: Missione safari. Vi avviso fin da ora che non ci saranno spoiler nella parte iniziale dell’articolo, e che vi avviseremo non appena inizieranno così da darvi la possibilità di saltare la parte in questione e non rovinarvi l’esperienza visiva e interattiva.
Scuola di sopravvivenza Missione safari recensione: un prodotto ben confezionato
Partiamo dall’elemento che più di tutti attira le persone: Bear Grylls. Il nostro amato avventuriero, che molti hanno imparato a conoscere nel corso delle sue mirabolanti avventure, in Scuola di sopravvivenza: Missione safari non è altro che l’elemento di contorno perché Noi siamo i veri protagonisti. Lui è lì, sulla scena, nelle radure incontaminate e pericolose, e la sua presenza scenica è un bel vedere. Il suo modo di parlare, di gestire le situazioni davanti alla cinepresa lo rendono un vero e proprio one man show, eppure il suo destino è nelle nostre mani. Noi scegliamo come iniziare la storia, quale missione affrontare per prima e come superare i vari imprevisti che ci si parano davanti lungo il cammino. Bear Grylls è il burattino, noi il burattinaio. Muoviamo i fili, scegliamo le sue mosse, cambiamo le sorti della storia. Fino ad un certo punto. Detto questo, la spettacolarizzazione del prodotto è innegabile e Bear Grylls è nato proprio per questo lavoro: vederlo combattere contro un Boa constrictor o fuggire da un leone affamato è spettacolare (non sono spoiler, queste scene sono presenti anche nel trailer).
La realizzazione tecnica riprende in pieno lo stile survival documentaristico molto apprezzato da anni a questa parte, con il nostro punto di vista che è quello della cinepresa che filma Bear Grylls mentre si muove nelle pericolose steppe. La fotografia risulta quindi pulita e semplice senza troppi ghirigori, impreziosita da alcune scelte di inquadratura che ci estrapolano dal contesto da seconda persona e ci mostrano un campo visivo più ampio, da film. Non sono molte, ad onor del vero, ma sono tutte ben realizzate e posizionate lungo i 45 minuti della pellicola. A unirsi a questa caratteristica, le musiche sempre ben posizionate e capaci di farci immergere perfettamente nell’atmosfera.
La sceneggiatura di Scuola di sopravvivenza: Missione safari non è propriamente il massimo, e questo mi è dispiaciuto. Capisco l’esigenza di semplificare e renderlo fruibile a tutti, dai più avvezzi al genere a quelli meno esperti, però non penso che la trama abbia una gran consistenza. Tutto è molto basilare: Bear Grylls (insieme a noi) sarà chiamato a risolvere un guasto alla linea elettrica del parco naturale, problema che ha fatto scappare un leone e un babbuino. Da questa premessa saremo noi a scegliere come partire: andremo prima a fermare il leone, a salvare il babbuino o a ripristinare l’energia per evitare che altri animali possano fuggire? Questa è la base di partenza di una storia che poi si dirama con un ritmo ottimo e ben dosato, nonostante non offra grandi spunti narrativi. Da questo punto di vista, Bandersnatch è infinitamente superiore. Però, ci tengo a dirlo, sono due prodotti nettamente diversi. Mi è solo dispiaciuto non avere una maggior profondità nella sceneggiatura, ma probabilmente poi sarebbe diventato troppo machiavellico per lo spettatore.
Scuola di sopravvivenza Missione safari recensione: il peso delle nostre scelte
Arriviamo al punto focale di questa recensione, quello che più di tutti stavate aspettando: questo film offre un buon livello di interattività? La risposta, ve lo dico subito, è sì. Ci mette davvero davanti a scelte cruciali? Nì. Scuola di sopravvivenza: Missione safari riesce a sconfiggere una sceneggiatura fiacca e modesta grazie ad un sistema di scelte ben oculato, a un numero di interazioni notevole ma mai stantio o ripetitivo, ad un ritmo serrato e a decisioni complesse (e tecniche) che richiederanno la nostra più completa attenzione. Ho guardato il film tre volte e, mea culpa, durante la prima visione mi sono distratto un secondo per mandare un messaggio. In quel frangente è stato dato un codice che avrei dovuto utilizzare per sbloccare elemento X (non voglio farvi spoiler) e, quando è arrivato il momento di scegliere con il pulsante interattivo, non sapendo cosa fare, ho scelto a caso. Vi dico questo perché, seppur risulti un prodotto gradevole e leggero da fruire, Scuola di sopravvivenza: Missione safari richiede anche la nostra totale partecipazione.
Il tempo a disposizione per compiere le scelte non è dei più hardcore e potrete selezionare oculatamente la vostra scelta. Potrei essere influenzato dal mio passato di videogiocatore in questa considerazione, perché in titoli come Detroid Become Human e Life is Strange il tempo a disposizione era di molto inferiore. Ciononostante l’ho apprezzato e molti dei momenti di interazione riescono a farci stare col fiato sospeso, complice in questo caso il buon ritmo narrativo. Ve lo dico schiettamente: fin dall’inizio dell’avventura, i momenti topici vengono “anticipati” da Bear Grylls che ci spiega gli effetti di ogni possibile scelta, ponendoci davanti al bivio con numerosi punti interrogativi in testa. Purtroppo, però, non tutte le scelte portano a cambiamenti radicali della trama o a stop improvvisi (come succedeva, invece, in Bandersnatch). Non voglio spingermi oltre in questo momento, perché parleremo delle varie scelte e dei loro effetti nella parte dedicata agli spoiler. Mettiamola così: il film ci fa credere che le nostre scelte sono importantissime? Sì. Lo sono sempre? No.
Per quanto concerne l’aspetto puramente tecnico, i momenti interattivi sono ben confezionati con le scelte poste in basso e il tempo che scorre lentamente ben visibile. Scuola di sopravvivenza: Missione safari ha scelto anche una via facile per tutti, permettendovi in qualsiasi momento di tornare a una scelta specifica e ripartire da lì. Questa è una cosa positiva? Dipende. Dico questo perché da una parte evita il dover ricominciare l’avventura da capo, ma dall’altra vi toglie l’ansia di non sbagliare e vi fa affrontare le scelte con un piglio molto più rilassato. Degustibus, insomma.
Scuola di sopravvivenza Missione safari recensione: la nostra avventura (con spoiler)
In questo capitolo della recensione vi parleremo della nostra avventura in Scuola di sopravvivenza: Missione safari, quindi ci saranno pesanti spoiler sulla trama del film interattivo. Vi consigliamo di conseguenza di saltare questo capitolo nel caso ancora non l’aveste visto per evitare di rovinarvi l’esperienza. In caso contrario, beh, eccovi il nostro cammino.
Dopo la breve introduzione iniziale, in cui la voce del nostro amato protagonista ci spiega che l’elettricità lungo i confini della riserva naturale sudafricana è misteriosamente scomparsa, subito ci troviamo davanti ad una scelta difficile: andare a ripristinare la corrente prima che arrivi il temporale e possa inondare la zona, recuperare il leone fuggito e diretto in una zona dove un ricercatore sta facendo analisi sul campo o salvare un babbuino che ha valicato i confini e potrebbe finire vittima dei predatori. Il film ci dice fin da subito che le nostre scelte influenzeranno la storia e, con tanta saggezza, scelgo di andare a riattivare prima la corrente per evitare che altri animali possano fuggire. Il gioco interattivo inizia subito e, tra il scegliere come mangiare una sanguisuga e fare a pugni con un Boa constrictor, arrivo alla centrale e riesco a riattivare l’elettricità della riserva.
Fatto questo Scuola di sopravvivenza: Missione safari ci chiede come vogliamo proseguire con le altre missioni. Scelgo di salvare il babbuino perché ho a cuore gli animali, quindi mi interessa più lui rispetto al ricercatore che potrebbe essere divorato dal leone. Dopo pochi minuti ci imbattiamo nell’animale, intento a combattere con un ghepardo. Riusciamo a far fuggire il predatore ma perdiamo nuovamente le tracce della scimmia. Noi e Bear Grylls proseguiamo quindi la ricerca, fino a quando lo troviamo sulla punta di una scogliera. Intorno a noi solo mare e rocce e ci vengono esposte le tre modalità per raggiungere il babbuino: nuotando in mare, nonostante la marea e gli squali, scalando la montagna, nonostante non ci siano dei punti saldi di ancoraggio, o costruendo una zattera con la legna e i rifiuti presenti in spiaggia. Facendo due calcoli scelgo di evitare di sfracellarmi al suolo o finire divorato da uno squalo bianco, e costruisco una zattera. La mossa risulta vincente, raggiungo il babbuino e riesco a portarlo in salvo. Piccola digressione: oltre a essere un prodotto puramente d’intrattenimento, ho apprezzato tantissimo i consigli che Bear Grylls da rivolgendosi a noi e alcuni messaggi, come quello dei rifiuti e della plastica, che sono stati inseriti minuziosamente nel quadro generale.
Terza e ultima missione: recuperare il leone. Arrivati a cavallo come fossimo nel far west, troviamo subito il ricercatore nascosto sotto la tenda smontata e gli offriamo il nostro cavallo per mettersi in salvo. Qui parte la caccia al re della savana e, seguendo le sue orme, lo troviamo intento a rilassarsi beatamente. Bear Grylls ci spiega le due mosse attuabili: utilizzare dei pezzi di carne che lungo la strada abbiamo estrapolato da una carcassa o fingerci prede e attirare la bestia. Devo essere onesto ragazzi, non ho avuto dubbi e ho scelto di lanciare il povero Bear dritto verso l’animale facendogli fare da esca. Il piano funziona, e rinchiudiamo l’animale. Tutto sembrerebbe essere tornato alla normalità nella riserva: abbiamo ripristinato l’elettricità, il babbuino è in salvo e il leone è stato catturato. E io sono estasiato perché ho fatto tutte le scelte “corrette” e non mi sono mai fermato. Ma non è finita qui: veniamo avvisati della fuga di un branco di elefanti e di un gruppo di bracconieri che li sta cacciando. Ovviamente, non possiamo fare finta di niente. Armati di coraggio, gasati dai nostri recenti successi, partiamo per fermare i cattivi di turno.
Ci ritroviamo con Bear Grylls che scruta la zona con il suo binocolo, quando a un certo punto sentiamo il peggiore dei rumori che si possono udire nella savana: il ruggito di un leone. La bestia è riuscita a fuggire dalla nostra gabbia e ci ritroviamo a correre con Bear Grylls verso la nostra jeep. Arrivati qui, il ricercatore ci da due opzioni: salire sull’albero li affianco o nascondersi sotto il fuoristrada. Opto per la seconda, perché la prima mi sembrava davvero senza vie d’uscita. Ancora una volta si rivela essere la mossa giusta: ci infiliamo sotto, usciamo dal lato opposto, come dei ninja entriamo dal finestrino dietro facendoci seguire dall’animale e bloccandolo definitivamente. Ora, non senza affanni, possiamo concentrarci sul gruppo di elefanti. Da qui il film prosegue per ancora qualche minuto, un paio di scelte e alla fine salviamo il branco. Tutti felici e contenti.
Mi sono divertito molto a portare a termine la storia di Scuola di sopravvivenza: Missione safari, quindi ho deciso di provare subito a prendere altre scelte per fornirvi una recensione più accurata. E qui, ve lo dico, un po’ sono rimasto deluso. Le nostre decisioni cambiano di pochissimo la storia e non influiscono sul finale, nel senso più assoluto. Scegliere di partire in un modo o nell’altro aggiunge scene ma non influisce sulle fondamenta della sceneggiatura. Certo, alcune scelte vi faranno finire in una specie di game over, come per esempio quella di salire sull’albero per sfuggire al leone o decidere di combattere a mano il boa al posto di mandarlo sott’acqua, vedendosi costretti a chiedere aiuto e terminare il cammino con il film che vi chiede se volete riprovare quella scelta o ripartire dall’inizio. Ognuna delle missioni ha tre o quattro momenti interattivi, ma una sola per ognuna è decisiva per concludere anticipatamente il vostro percorso (che però, come vi ho detto, potete riprendere subito dal medesimo punto). Nel terzo cammino ho scelto di lasciare il ripristino dell’elettricità per secondo e, l’unica differenza, è stata una scena in più in cui ci siamo imbattuti negli effetti del temporale che al primo giro abbiamo evitato perché ci siamo diretti subito lì. Cambiamenti estetici carini, scene extra che meritano di essere viste, ma la storia è quella che vi riporterà sempre sui suoi binari. A questo giro ho volutamente sbagliato il codice combinazione per riattivare l’elettricità e la centralina è esplosa. Il film è finito? No, ci ha fatto proseguire dicendo che l’avrebbero sistemata quelli della riserva naturale. Voglio però lodare apertamente il lavoro di tutto il team, perché anche solo girare una scena in più è un processo lungo e difficile. Qui, essendo un film interattivo con multiple opzioni, le scene in più sono davvero tante e denotano l’impegno e il duro lavoro.
Piccola postilla finale: chapeau per la scena in cui Bear Grylls viene divorato all’improvviso da un Happy Hippo. Mi sono divertito come un matto, avrò riso per mezzora.
Scuola di sopravvivenza Missione safari recensione: il nostro parere finale
Voglio promuovere Scuola di sopravvivenza: Missione safari, la nuova fatica con l’amato Bear Grylls. A conti fatti risulta essere un film interattivo ben realizzato, con una sceneggiatura semplice ma efficace, una fotografia tipica da documentario, una buona recitazione e alcuni momenti di ottimo livello narrativo. La durata l’ho ritenuta letteralmente perfetta perché un prodotto di questo tipo deve incuriosire sul risultato delle scelte, quindi far tornare le persone a guardarlo solo per compiere decisioni differenti. Fosse durato due ore e mezza al posto di 45 minuti, per intenderci, mi sarebbe sicuramente passata la voglia di rimettermici. Belli alcuni messaggi che manda, come quello sulla plastica, e utili sono i commenti di un esperto come Bear Grylls su come costruire tende e zattere. Forti anche alcune frasi, come quella che il nostro protagonista ci dice a metà film: “Incredibile la forza che riesci a trovare quando non hai scelta“. L’interattività è ai suoi massimi livelli perché le scelte sono ben posizionate, non sono ridondanti, ti lasciano il giusto tempo per riflettere e ci offrono diversi spunti sulla vicenda (seppur poco rilevanti ai fini della storia). La scelta di poter riprendere in qualsiasi momento una delle decisioni e ripartire da lì, come fossero dei veri e propri checkpoint, mi piace e non mi piace, ma questa è una cosa del tutto personale che non va ad influire sul mio voto finale. Le musiche son di buon livello e aiutano a entrare nel mood dell’avventura, Bear Grylls recita bene la sua parte e ci coinvolge con i suoi discorsi. Direi che a conti fatti è un ottimo prodotto, un film piacevole che vi terrà compagnia almeno per 90 minuti (45 + 45, dovete per forza farlo una seconda volta per gustarvi i momenti diversi).
Un nuovo ottimo colpo da parte di Netflix, piattaforma che oltre ad aver costruito e consolidato il mondo dei servivi streaming è anche pioniera di prodotti innovativi.
Scuola di sopravvivenza: Missione safari sarà disponibile su Netflix a partire dal 16 febbraio 2021.
Recensione in breve
Scuola di sopravvivenza: Missione safari
Scuola di sopravvivenza: Missione safari è un ottimo film interattivo che vi terrà compagnia e vi farà immergere nella nuova avventura di Bear Grylls. Un prodotto di buona fattura, con una buona regia e un taglio documentaristico che abbiamo molto apprezzato, capace di divertire parecchio, far riflettere e mandare messaggi importanti. L'elemento interattivo è uno dei migliori mai realizzati ad oggi e vi verrà voglia di rivederlo subito per compiere altre scelte.
PRO
- Ottima regia
- Momenti interattivi di alto livello, scelte mai ridondanti
- I consigli di Bear Grylls e i messaggi che lancia
- La durata, letteralmente perfetta
- Bear Grylls e Happy Hippo
CONTRO
- Fotografia documentaristica senza infamia ne lode
- Alcune scelte non influiscono così tanto sulla storia
- Alcuni momenti veramente esilaranti, ma fanno parte dello spettacolo