Le brutte notizie, quelle che non vorremmo mai sentire: Danish Siddiqui, fotografo insignito del premio Pulitzer nel 2018, è morto in Afghanistan in seguito ad un’imboscata delle forze militanti talebane. Ecco tutti i dettagli sull’accaduto.
Siddiqui morto in Afghanistan: cosa è successo
Fare il fotoreporter in zone di guerra non è semplice e, quando scegli questo cammino, sei conscio di mettere la tua vita a rischio e lo fai con una motivazione forte e onorevole: raccontare al mondo quello che succede in certi luoghi, il dolore che si prova e le atrocità che vengono commesse in nome della fede, del denaro e del potere. I reporter sono l’anima della fotografia, i veri narratori del nostro tempo ed è solo grazie a loro che nel corso delle decadi abbiamo conosciuto le vicende del mondo. Per questo, quando accade qualcosa di brutto, è un dolore impareggiabile: Danish Siddiqui, fotografo dell’agenzia Reuters insignito del premio Pulitzer, è morto in seguito all’imboscata di alcuni militanti talebani mentre stava viaggiando con un convoglio in Afghanistan. Aveva 38 anni.
Danish Siddiqui ha lavorato con l’agenzia Reuters per oltre un decennio e in questo momento stava seguendo gli scontri violenti nella regione di Kandahar prima della scadenza imposta dal neo presidente Joe Biden, luogo dove le forze talebane stanno prendendo sempre più il controllo del territorio. L’imboscata purtroppo è stata fatale e, oltre a lui, hanno perso la vita anche altre persone. Nel 2018, Siddiqui era stato insignito del premio Pulitzer per il suo reportage sulla crisi dei rifugiati Rohingya in Bangladesh, un racconto toccante e capace di smuovere l’opinione pubblica. Ha immortalato le proteste a favore della democrazia di Hong Kong dal 2019 al 2020, i momenti di terrore dei terremoti in Nepal nel 2015 e tante altre vicende. Ora, purtroppo, non potrà più farlo.
Siddiqui morto in Afghanistan: conclusioni
Fa sempre male quando un fotografo viene colpito e muore sul campo. Dobbiamo a Danish e a tutti gli altri eroi scomparsi tutto il nostro affetto e il nostro dolore, perché se conosciamo il mondo che ci circonda e le vicende che lo riguardano è solo grazie al loro operato e alla loro scelta di mettere a rischio la propria vita per darci conoscenza. Quindi grazie, Danish. Grazie di tutto.