Sony a7RIV in offerta
Sony A7RIV è una fotocamera che fa paura, spaventa e fa pensare a quante responsabilità si hanno letteralmente in mano con un prodotto del genere, ma non pensate in negativo, anzi: questo prodotto, sebbene non sia adatto a tutti, mostra i denti in una maniera incredibilmente definita e si pone come mirrorless definitiva per i fotografi professionisti che necessitano di…beh, fare lavori molto professionali. Dimenticate gattini, scoiattoli, orsacchiotti e pupazzetti: Sony A7RIV ha bisogno di più di una ragione (fotografica) per essere acquistata, ma, nel momento in cui lo farete, di certo non ve ne pentirete. Scopriamo insieme perché.
Questa introduzione potrebbe sembrarvi un po’ estremista, ma non è questione di essere fanboy (anche perché non lo sono nei confronti di nessun brand), bisogna però specificare e capire bene il target di questo prodotto, perché potenzialmente potreste anche acquistarla e capire che non fa per voi, che è troppo definita e, soprattutto, che non riuscite a gestire gli enormi RAW da 120mb che questa fotocamera produce. Preparate computer e hard disk, perché, come in ogni nostra recensione su FotoNerd, alla fine ci sarà la possibilità, per tutti, di scaricare i RAW usciti direttamente dalla camer…ah, troppo tardi, avete già fatto uno scroll velocissimo per andare in fondo all’articolo. Ecco, potenzialmente ora potrei scrivere qualsiasi cosa qui, anche dei banali “Lorem Ipsum” fino in fondo, tanto voi state già scaricando i RAW adesso (non negatelo, dai).
Sony A7RIV recensione: caratteristiche tecniche
Se dopo il titolo non avete ancora compreso la caratteristica più importante, ci penso subito io a chiarirvi le idee con questo capitolo dedicato alle specifiche tecniche di Sony A7RIV. Inutile negarlo, c’è una caratteristica importantissima che è la prima ad essere compresa e appresa di questa fotocamera: il grip migliorato e maggiormente pronunciato. Ah no, scherzavo, parlavo della risoluzione fino a 240 megapixel. Come? Semplice (neanche così tanto però), Sony A7RIV integra un sensore BSI CMOS Full Frame da ben 61.2 megapixel, pertanto, se usate la modalità di scatto ad alta risoluzione potrete ottenere un risultato finale da ben 240 megapixel, che…sono tantissimi. Se già pensate di far fatica a gestire 61 megapixel, figuriamoci 240, ma ne parleremo più in basso nella recensione. Oltre al sensore, troviamo un’altra caratteristica assolutamente eccezionale e non scontata: una raffica di scatto a ben 10 fps che, paradossalmente, potrebbe permettervi anche un “accenno” di fotografia sportiva (anche se poi non vorrei essere nei vostri panni a gestire la post / selezione di tutti gli scatti a 61 megapixel l’uno, cioè circa 120mb in RAW). Troviamo poi un mirino elettronico da 5.76milioni di punti con tecnologia OLED, tutte le nuove migliorie per quanto concerne l’autofocus, quindi Real Time AF, Eye AF, Face Detection e così via. Giusto per specificare, mica che vi sia sfuggito questo “dettaglio”, i punti dell’autofocus, per quanto concerne la rilevazione di fase, arrivano fino a ben 567, cioè quasi quelli di Sony A7III, che però ha molti meno megapixel (un terzo, praticamente) e di conseguenza, a livello tecnico, è tendenzialmente più facile gestire tanti punti AF con meno megapixel. Per fortuna che almeno lato video è carente, questa fotocamera così prestante. D’altronde non si può avere mica tutto, no? Si perché, lato video, questa Sony A7RIV può in effetti registrare ad un misero 4K@30fps fino a 100mb/s oppure a 1080p@120fps (sempre fino a 100mb/s), ormai in effetti siamo tutti abituati a registrare solo in 8K, quindi sono specifiche di basso profilo. Scherzavo ovviamente, perché le specifiche sono valide e vi permettono anche di avere una registrazione esterna a 4:2:2 8-bit in DCI 4K fino a 30fps oppure in FullHD fino a 60fps. Troviamo poi S-Log 2, S-Log 3 e modalità HLG (Hybrid Log Gamma). Ci sono poi una serie di migliorie che riguardano il corpo macchina, ma ne parleremo tra poco, credo di aver già messo sufficiente carne sul fuoco, prendetevi una pausa riflessiva (ve ne serviranno un po’ prima di arrivare al prezzo di questo prodotto). Facciamo un bel ricapitolo:
- Sensore BSI CMOS Full Frame da 61.2 megapixel (per foto fino a 240 megapixel)
- Mirino elettronico da 5.76 milioni di punti con tecnologia OLED
- Autofocus fino a 567 punti a rilevazione di fase
- Video fino al 4K@30fps oppure 1080p 120fs
- Output 4:2:2 8-bit in DCI
- S-log 2, S-Log 3 e HLG
- Microphone IN / OUT per le cuffie
- Porta PC Sync
- Porta USB Type-C per dati e ricarica
- Sensibilità ISO da 100 a 32000 (estensibile da 50 a 102400)
- 128.9×96.4×77.5mm
- 665 grammi di peso
- Batteria NP-FZ100 da 2280mAh con autonomia di circa 530 scatti
Sony A7RIV recensione: design e materiali
Se ancora non l’avete capito, ve lo faccio presente affinché ne siate subito al corrente: su Sony A7RIV c’è tantissimo da dire, ma davvero tantissimo, e forse l’unico modo per dire davvero tutto su questa fotocamera non è fare una recensione ma creare tipo un TAG o un sito dedicato solo a Sony A7RIV. Potrei scrivere anche 10.000 parole per questa prova, ma sono certo che non basterebbero, sono certo che dimenticherei qualcosa e sono anche certo che ad un determinato punto dovrò fermarmi, bloccarmi, darmi dei limiti, altrimenti questa recensione dovrebbe uscire nel duemilamai. Tra l’altro, giusto per essere chiaro, questa prova sarebbe dovuta uscire la scorsa settimana, ma non mi sentivo pronto, avevo ancora troppe cose da provare bene e forse anche in questo momento non mi sento così pronto, ma grazie al cielo si tratta di un sample a scadenza, quindi devo restituirlo (dannato divieto di scappare in Messico in questo preciso istante). Questa digressione era fondamentale per farvi comprendere al meglio lo spirito di questa prova e soprattutto necessaria anche per la questione design e materiali. Dannazione, ci sono così tante cose da dire, ok, calma, faccio tutto.
Dunque, Sony A7RIV è una fotocamera che si nota fin da subito: la prima volta in cui la estraete dalla scatola riconoscerete subito il classico design della linea A7 del produttore giapponese che da anni si impone sul mercato con un’estetica molto simile (che può piacere oppure no). Avvicinandosi meglio al corpo macchina fotografica, se non avete mai avuto una Sony in passato pensere “mm, ok”, diversamente, se avete avuto anche una sola Sony A7 (vedi me, per esempio, ho una A7III) vi accorgerete immediatamente che il produttore ha ascoltato gli utenti ancora una volta, e ha portato tantissimi miglioramenti funzionali ed estetici. Partiamo da un grip maggiormente pronunciato, che ora rende il prodotto ancora più ergonomico (specifico: ergonomico non significa che lo pagherete poco – semi cit.) e che garantisce un’ottima presa salda anche a chi ha le mani grandi (prendete sempre me come esempio, si). Se poi iniziamo a toccare un po’ il corpo e lo palpiamo per bene (siete sempre all’interno di una recensione di una macchina fotografica, non dimenticatelo) notiamo altre differenze meravigliose: alcuni tasti sono più “cicciosi” e offrono una pressione più gradevole, un feeling di ritorno importante e una sensazione, nel complesso, davvero bella. Anche lo slot delle schede SD è stato cambiato: ora è più “stabile” il “click” offre maggiore sicurezza, come per dire “si, mi sono attaccato bene e non mi aprirò mai per nessun motivo a meno che non sia tu a deciderlo” e, grande novità che amo forse ancora più del sensore (avete letto bene) sono i nuovi “cassettini” che nascondono e proteggono tutti i connettori nella parte sinistra. Per questo dettaglio però, ne riparlerò meglio tra poco.
Apriamo l’analisi dettagliata del corpo e dei materiali specificando che tutta la superficie è tropicalizzata, quindi resistente alle intemperie, questo però, come sempre, non significa che potrete immergere la fotocamera in acqua (non fatelo mai). La parte superiore offre quasi al centro il blocco del mirino elettronico che è di tipo OLED e offre 5.76 milioni di punti. C’è poi una slitta hotshoe per collegare accessori esterni e un regolatore per la diottria. Nella parte destra troviamo la classica ghiera dei programmi Sony, e altre due ghiere supplementari: una per gestire i tempi di scatto, e una per la compensazione dell’esposizione. Anche le ghiere sono cambiate, sia per quanto concerne il design, sia per quanto concerne la sensibilità e il feeling d’utilizzo, e sono certo che tutte queste migliorie estetiche e funzionali faranno parte dei futuri modelli professionali della serie A7 di Sony. A voler ben vedere, la parte superiore offre anche una terza ghiera, posizionata però più nella parte frontale, necessaria per azionare l’apertura del diaframma (a meno che non abbiate una lente con diaframma manuale, come nel mio caso con Sony FE 1.4 / 85 GM). Sempre nella parte superiore troviamo, infine, il tasto di scatto / switch di accensione e due tasti funzione completamente personalizzabili a vostra scelta: C1 e C2.
La parte frontale di Sony A7RIV, oltre alla nuova e comoda impugnatura pronunciata e ben estrusa, offre un sensore IR per comandi senza fili ad infrarossi, una luce di messa a fuoco che può aiutare in casi di difficoltà, la denominazione modello e, ovviamente, il tasto di sgancio dell’ottica. Parliamo di lati: se guardiamo la fotocamera dalla parte posteriore, il lato destro offre il nuovo sportellino dedicato agli slot SD, che ora sono entrambi UHS-II per ovviare alle critiche precedentemente ricevute (prima solo il primo slot era UHS-II). C’è una nuova “esperienza” di apertura dello sportellino che non è facilmente descrivibile, va provata, va toccato per bene: offre sicurezza, mi piace.
Dal lato opposto, cioè il sinistro, troviamo forse la cosa che mi ha eccitato di più tra le novità di questa fotocamera (sono malato, lo so, comprendetemi): i nuovi “cassettini” o sportelli dedicati ai connettori. Troppe volte i cassettini di Sony A7III mi hanno dato fastidio, perché si aprono completamente e rimangono fissati con un perno, pertanto, se dovete collegare più cavi insieme ci riuscite ma a fatica, e spesso le cose non riescono a “dialogare” nel modo migliore. È un po’ come quando collegate tanti fili alla corrente e iniziate ad inciampare ovunque: cable management is the way, sempre, ma prima non si poteva fare. Questi nuovi sportelli si aprono e rimangono completamente aperti e fissati in verticale, pertanto, se dovete collegare tanti cavi / dispositivi esterni non avrete nessun problema o complicazione derivata da un vano difficile da aprire. Di solito non riesco mai a fotografare bene i connettori delle fotocamere, perché gli sportelli continuano a chiudersi, allora devo mettere il dito per tenerli aperti, ma sono da solo, ed è difficile, non posso usare il macro…insomma, un disastro. Con Sony A7RIV questo problema non si pone, perché se aprite tutti gli sportelli rimangono esattamente come li avete lasciati. In questo caso, come connessioni, troverete una porta PC Sync (sempre molto apprezzata su prodotti di questo tipo e grazie al cielo qualcuno ancora ci pensa al fatto che i flash funzionano meglio se usati con un cavo fisico), il jack d’ingresso per il microfono, il jack di uscita per le cuffie, una porta HDMI micro, una porta USB Type-C che può servire anche come ricarica e una porta USB micro che in realtà è multifunzione per molteplici utilizzi a vostro piacere / necessità.
Passiamo alla parte posteriore: vista da lontano questa Sony A7RIV non sembra avere molte differenze rispetto ai modelli precedenti, ma, come dicevo, il tipo di pressione dei tasti è cambiato totalmente, offrendo un’esperienza globalmente migliorata, un feedback più immersivo e una rapidità importante. Premere i vari tasti di questa Sony mi fa sentire come le prime volte in cui scrivevo articoli con la mia Razer Ornata Chroma: avevo sempre voglia di scrivere solo per premere i tasti e continuare a farlo. Credo sia una cosa da non sottovalutare in nessun caso, perchè, soprattutto se devi lavorare con questi prodotti, è necessario che tu possa raggiungere il confort massimo in ogni aspetto. Sotto questo punto di vista, Sony ha lavorato moltissimo per migliorare ergonomia e prestazioni d’utilizzo per quanto concerne i tasti, migliorie che forse per molti saranno irrilevanti, ma che per me contano notevolmente. Per il resto troviamo il classico display LCD tiltabile e touch screen da 1.440.000 di punti e una dimensione pari a 3″. Niente da aggiungere di particolarmente nuovo sul display posteriore, resta uguale, come esperienza di utilizzo, a tutti gli altri monitor posteriori della serie A7 di Sony. Oltre a questo, troviamo un totale di 9 bottoni, un D-Pad con ghiera integrata e un Joystick, anch’esso ridisegnato e migliorato, con una texture che offre un grip migliore nelle fasi di scatto più concitate oppure nel caso in cui la vostra mano sia sudata / con indosso un guanto.
La parte inferiore, infine, offre il classico attacco a vite per il vostro miglior treppiede per foto e il vano batteria, che include una Sony NP-FZ100 ricaricabile da 2280 mAh in grado di garantirvi un’autonomia di circa 530 scatti (standard CIPA). Il peso complessivo del corpo è pari a 665 grammi, mentre le dimensioni sono pari a 128.9 x 96.4 x 77.5 mm.
Sony A7RIV recensione: prestazioni
Mi rendo conto, in maniera assoluta, che questa parte di recensione sia tra le più difficili in assoluto da gestire, e parlo in generale, perché in effetti mi trovo di fronte ad una full frame che ha una risoluzione da medio formato ma in un corpo ben più compatto e con lenti di tutto rispetto. Ho deciso di provare questa Sony A7RIV con un obiettivo FE 85mm f/1.4, perché lo sapete benissimo come sono fatto: mi piace farmi male. Nel mio masochismo fotografico, ho scelto una fotocamera che ho ammirato e che mi ha colpito fin dalla presentazione e una lente che ho nel cuore da anni ma che il mio portafogli non può permettersi, pertanto, se avete dei reni da prestarmi fatemelo sapere perché vorrei procedere con l’acquisto.
Scherzi a parte (ormai lo scrivo solo per fingere che stessi scherzando nella frase precedente), le prestazioni di questa fotocamera sono importanti e si dividono in due parole che possono variare a seconda del tipo di fotografo, cioè “straordinarie” oppure “pessime”. Non fate mai l’errore di pensare che acquistando un prodotto del genere farete delle foto incredibili, perché significa che state cadendo nel famoso “baratro dei megapixel”. Mi spiego meglio: a livello tecnico / informatico, è ovvio che un sensore con più megapixel possa offrire maggiori dettagli rispetto allo stesso sensore con meno megapixel, ma questo non significa che voi sarete più bravi o che farete foto migliori. Sono certo che tutti voi che state leggendo questa recensione, me compreso, possono comprarsi una Ferrari qualsiasi anche oggi: i pagamenti rateali li fanno, e potenzialmente potremmo indebitarci per tutta la vita, ma tornare a casa con una Ferrari. Quindi, da domani avrete tutti una Ferrari, benissimo, forse però vi sfugge un particolare: dovete anche mantenerla. Questo esempio estremo, che ripeto spesso, lo so, ma è davvero calzante, si ripete anche con le fotocamere e, nella fattispecie, con Sony A7RIV: potremmo acquistarla tutti, domani, con un pagamento a rate, andando a vivere sotto ad un ponte, vendendo i reni e chi più ne ha più ne metta, solo che poi serve un computer decisamente potente per gestire questi file e il loro peso, così come servono lenti adatte ad un corpo del genere, non potete pensare che un 18-55 classico vada bene, altrimenti è come avere una scarpa e una ciabatta.

Mi sto volutamente dilungando proprio per il fatto che mi interessa farvi capire quelle due paroline che ho scritto all’inizio di questo capitolo: prestazioni “straordinarie” o “pessime”. Se siete fotografi professionisti, dovete, ad esempio, fare foto Still Life importanti, oppure gestire la nuova campagna pubblicitaria di un’azienda qualsiasi che avrà bisogno di stampare un cartellone grande quanto un palazzo, avete un buon corredo di lenti e un super computer, allora via, andate, compratela ad occhi chiusi. Diversamente però, potreste andare incontro a molti problemi e ad un’esperienza prestazionale pessima. Tutte le foto che ho scattato sono state processate con il mio Mac Pro da 12 Core con 64 GB di RAM, doppia scheda video (per un totale di 6GB) e SSD interno. Il trasferimento delle foto è avvenuto nella maniera più rapida possibile, e comunque, ho provato in ogni caso sia tramite USB 3.0 sia tramite Thunderbolt. In ogni caso comunque, per trasferire ed elaborare con Lightroom 100 foto, ci ho comunque messo un’oretta. Immaginate ora il classico notebook “medio”, con magari un i7 quad core, scheda video “normale” ed SSD, quanto ci potrebbe mettere? E poi, una volta trasferiti i file e magari compressi in DNG, sono sempre e comunque enormi da gestire, esattamente come accadrebbe con le fotocamere medio formato. Questo è un piccolo esempio di come la vostra esperienza con Sony A7RIV potrebbe diventare pessima: è innegabile che non possa fermarsi tutto allo scatto, c’è anche un “dopo” e quel dopo si chiama “post-produzione”, necessaria se scattate in RAW.

Sony A7RIV recensione: qualità d’immagine
Come ormai avrete capito, ogni singolo punto di questa recensione merita un approfondimento importante, perché è l’unico modo per farvi capire al meglio con che tipo di fotocamera avete / abbiamo a che fare. La prima risposta alla domanda “che qualità d’immagine ha Sony A7RIV?” potrebbe tranquillamente essere “wow, incredibile!”, ma come vi ho già scritto nel corso di questo test, non soffermatevi soltanto ai 61 megapixel, perché servono alcune accortezze importanti per avere una qualità d’immagine ottimale. Ad esempio, usare questa fotocamera con questo sensore senza lenti Sony G potrebbe già essere il primo “problema” che vi causa un abbassamento di qualità, allo stesso modo, non conoscere le regole fotografiche costituirebbe un altro problema, ma questo vale per ogni fotocamera. Perché c’è bisogno di continuare a scrivere queste cose? Perché mi rendo conto di come molti utenti si facciano ingolosire dalle parole “full frame” e “61 megapixel”, e secondo me è estremamente sbagliato, non ci si può fermare solo a questo. Ve lo dico subito e chiaramente: io non comprerei mai Sony A7RIV. Perché? Per il semplice motivo che per le mie esigenze è troppo esagerata, non saprei cosa farmene e come gestire il peso di tutti i file, e ve lo dice uno che ha esattamente 36TB di hard disk in studio (si, avete letto bene, trentasei terabyte).
Detto questo, avete molteplici modi per scattare con Sony A7RIV: a 60 megapixel (L), a 26 megapixel (M), a 15 megapixel (S), fino a 240 megapixel (Pixel Shift), oppure in formato Super 35mm, che praticamente, in ogni caso, produce una risoluzione fotografica maggiore rispetto a Sony A7III. La risoluzione, cari ragazzi e ragazze, è ovviamente impressionante e incredibile: potete fare ogni genere di crop, notare ogni più piccolo dettaglio e non perdere praticamente mai la definizione. In sostanza, Sony A7RIV è una sorta di medio formato nel corpo di una mirrorless full frame e tutto questo, a livello tecnologico, è straordinario. Ecco spiegato il motivo per cui forse, a Sony, non serve fare mirrorless medio formato (ma chissà, magari in futuro…).
Parlando di mera qualità d’immagine, una cosa un po’ fastidiosa che ho notato è stata quella di aver visto rumore elettronico particolarmente fastidioso anche a ISO piuttosto bassi, questo rumore è superiore, per ovvi motivi, rispetto al modello precedente, ma ve ne parlerò meglio nel capitolo dedicato alla sensibilità ISO.
Sarò sincero: non sapevo come provare al meglio questa Sony A7RIV per mostrarvi tutte le sue qualità. È difficile avere a che fare con così tanti megapixel, perché tanto non puoi portarli tutti fisicamente sul web, sarebbe follia (e ci mettereste diverso tempo a caricare questo articolo dal vostro browser). Pertanto, ho puntato più su qualità anche ai minimi dettagli, crop e soprattutto gestione della gamma dinamica, che mi è sembrata ottima.
Questa fotocamera è particolarmente adatta per fotografia ritrattistica, fotografia di moda e…fotografia still life (o anche product photography). Sulla base di quest’ultimo punto ho deciso di imbastire il mio “progetto” personale con Sony A7RIV: ricreare una campagna pubblicitaria.
Vorrei chiarire questa cosa: sono si un fotografo professionista, ma non sono specializzato in fotografia pubblicitaria. Ogni genere ha le sue peculiarità e, come per ogni cosa così tecnica, è necessario specializzarsi bene per poter raggiungere un risultato importante e di qualità. Tuttavia però, ho pensato potesse essere interessante, anche per voi, vedere come si comporta Sony A7RIV alle prese con una sfida commerciale importante. Dovete sapere che per i miei 30 anni, compiuti lo scorso 15 aprile, mi sono regalato il nuovo controller per Xbox One dedicato al gioco CyberPunk 2077, che sto aspettando con grande ansia da circa 7 anni. In occasione del lancio di questo controller in edizione limitata, Xbox Italia ha creato una bellissima campagna pubblicitaria mettendo fisicamente il render di un controller all’interno di uno sfondo di CyberPunk 2077, motivo per cui ho pensato di ricreare questa pubblicità con una foto al posto di un render e uno sfondo un po’ diverso per appunto diversificare il risultato finale. Ho quindi fatto alcuni scatti in studio al mio controller, opportunamente pulito e tirato a lucido (anche se già di base è rovinato di suo), poi ho preso uno sfondo che mi piaceva, sempre inerente al gioco, l’ho croppato a dovere e ho fatto un compositing con Photoshop, aggiugendo qualche effetto di luce, delle sfocature e alcune ombreggiature per amalgamare al meglio i due oggetti (controller e sfondo).
Il risultato finale mi ha soddisfatto e mi è piaciuto, pertanto credo che sia stato un buon modo per dimostrare ciò di cui è capace questa Sony A7RIV.

Sempre parlando di “capacità” e qualità d’immagine, testare questa fotocamera con una lente Sony 85mm f1.4 GMaster è sicuramente tutta un’altra cosa rispetto a farlo con un “classico” obiettivo da kit qualsiasi, motivo per cui ho ottenuto sfocati e scatti finali incredibili che mi hanno permesso di catturare foto decisamente impressionanti. Ad ogni modo, credo che il metodo migliore per farvi capire la reale qualità di questa fotocamera sia quello di scaricare i file RAW presenti al termine di questa recensione, importarli in Lightroom o nel vostro programma preferito, editarli un po’ e capire peso, recupero (quindi gamma dinamica) e qualità globale direttamente sullo schermo del vostro computer e con i vostri occhi.
In realtà, data la “riapertura” di alcuni luoghi e una fase 2 meno restrittiva rispetto al passato, avrei anche potuto uscire e fare tantissime foto in giro, però ho reputato più giusto sfruttare le potenzialità di questa fotocamera in studio, ambiente in cui effettivamente penso sia più saggio l’utilizzo di così tanti megapixel. Certo, ho fatto anche qualche foto “in esterna”, qualche ritratto e così via, ma è stato solo per dare qualche foto in più come dimostrazione a voi utenti, la realtà dei fatti è che basta fare una sola foto “giusta” con questa fotocamera per rendersi conto delle potenzialità.
Ma parliamo di Pixel Shift, la più grande potenzialità di questa fotocamera…miseramente gettata via. Vi chiarisco prima di tutto cos’è questa funzione, qualora non lo sapeste: grazie ad uno scatto con Pixel Shift attivo, il sensore farà dei piccoli movimenti (fisicamente) per creare fino a 16 frame diversi della stessa scena, per poi permettervi un merging (un’unione, ndr) e, di conseguenza, una foto finale che può arrivare fino a ben 240 megapixel. Il Pixel Shift non è una novità, ci mancherebbe, è presente anche su fotocamere Sony del passato e soprattutto anche su fotocamere della concorrenza (anche se con altri nomi). Attivare il Pixel Shift è semplice come in tutte le altre Sony: basta entrare nel menù di scatto e alla terza pagina attivare “Ripr.multi.spos.pixel“, chiaro, no? – forse era meglio scrivere solo “Pixel Shift”, almeno ci stava per intero. Ad ogni modo, una volta attivata questa funzione, potrete scegliere se fare 4 o 16 frame per arrivare appunto fino a 240 megapixel. Qual è il problema? Che, sebbene le funzioni siano molto personalizzabili, questa fotocamera, come tante altre di Sony, non unisce automaticamente le foto in post produzione e soprattutto, come ovviamente può succedere, non compensa i vostri movimenti durante lo scatto. Ho provato questa funzione proprio senza “saper né leggere e né scrivere”, nel senso che non mi ero documentato, non sapevo se Sony avesse corretto i problemi del passato in questo caso, ero curioso. Ahimé, ho scoperto da solo che nulla si era sistemato, e andando a scattare 16 foto da 120mb l’una in modalità Pixel Shift diventa poi “fastidioso” gestire il merging in post se non avete un computer potente. Tra l’altro, proprio perché dovete gestire tutto “dopo”, vi consiglio innanzitutto di scattare su treppiede e non a mano libera, e soprattutto usare il software PixelShift2DNG, che è gratuito, funziona bene ed è più rapido di Imaging Edge di Sony. Ad ogni modo, l’esperienza globale legata al Pixel Shift rimane un po’ frustrante e decisamente peggiore rispetto, ad esempio, a quella analoga che ho provato con Panasonic Lumix S1R, dove in realtà è tutto molto facile: attivi la modalità, scatti la foto a mano libera, la fotocamera compensa i movimenti su tutti i frame e unisce automaticamente le foto. In pochi secondi avete quindi in camera una foto super definita (a 187 megapixel in quel caso, con S1R) e potete immediatamente lavorarci su computer senza dover fare altre operazioni. Nel complesso, insomma, questo Pixel Shift su Sony a7RIV è una grande “occasione persa” o comunque “limitata”. Sono certo si possa fare di meglio, nel frattempo però, peccato.
Sony A7RIV recensione: autofocus
Ovviamente anche l’autofocus è un punto “cardine” e fondamentale, soprattutto se parliamo di Sony. Il produttore ha vinto diversi premi per la tecnologia di autofocus integrata nelle fotocamere ed è indubbiamente uno dei migliori (se non IL migliore) al mondo. Per questo motivo, e per il modo in cui Sony ha saputo innovare questo concetto tecnico, hanno tutti gli occhi puntati sulle fotocamere di fascia alta del produttore. Tutto questo può tradursi in due modi: ispirazione per altri per capire “il futuro” e innovare di conseguenza, oppure notare fin da subito i passi falsi.
Tutto molto bello, peccato che Sony non sia la prima azienduccia che “passa per strada“, ed è molto brava a gestire aspetti fondamentali in un corpo macchina fotografia di fascia alta. Sebbene la concorrenza abbia fatto passi da gigante con i vari sistemi di autofocus e in qualche modo risultano tutti “piuttosto competitivi”, è inutile nasconderlo troppo: Sony ha ancora il primato come migliore autofocus in assoluto. Non sbaglia mai, è preciso, veloce, si adatta, è perfetto. Da una parte, vi dirò, spero sempre di poter notare degli errori da parte dell’autofocus, qualcosa che mi permetta di parlarne male, giusto per realizzare che in Sony lavorano persone umane, e gli umani sbagliano. A quanto pare però, dietro a questa tecnologia ci sono persone con un cervello da robot, perché è tutto tremendamente perfetto. Chiaramente poi, le prestazioni dell’autofocus variano in base alla lente che usate, ma questo lo sappiamo già, non potete lamentarvi se prendete un 70-200 e a 200mm non mette a fuoco a distanza di 4cm, avete sbagliato voi, mica Sony. I miracoli non li può fare nessuno.
Ad ogni modo, Sony a7RIV integra un sistema di autofocus aggiornato rispetto al passato e che comprende un totale di 567 punti a rilevazione di fase direttamente sul sensore che coprono il 99.7% del frame verticalmente e il 74% del frame orizzontalmente. Non mancano ovviamente le ultimissime tecnologie e funzioni di AF del produttore, come Real-time Tracking AF, Face AF, Eye AF e Animal AF. Se dovessimo fare un paragone rispetto alla “sorella minore e precedente”, ovvero Sony a7RIII, le prestazioni di autofocus sono migliorate drasticamente, e stiamo parlando di un sistema che era già perfetto prima, pertanto, com’è stato possibile migliorare ancora di più una tecnologia già perfetta? Già, bella domanda.
Sono state fatte migliorie funzionali e operative per il Real-time Tracking, che ora è più facile e immediato da usare, è stata migliorata l’accuratezza di messa a fuoco anche nel “singolo drive”, quindi in modalità AF-S e, nonostante i 61 megapixel, le prestazioni non sono particolarmente peggiorate, anzi. Ho notato qualche piccola imprecisione nelle sessioni di raffiche di scatto estreme e continue, soprattutto sugli ultimi frame scattati, ma ragazzi, direi che è anche normale in questi casi, no? Siamo sempre parlando di sessantuno megapixel, non so se vi rendiate conto di quanto tutto diventi più difficile con questa risoluzione. Ovviamente, anche il fatto di avere un doppio slot UHS-II migliora notevolmente le performance, la velocità del buffer e così via.
Sony A7RIV recensione: sensibilità ISO
Come già scritto più in alto, Sony a7RIV soffre maggiormente di rumore elettronico rispetto al modello precedente, e questo, concedetemi di dirlo, è tecnicamente ovvio: maggiori megapixel, maggiore difficoltà a gestire la sensibilità ISO (sempre contando che è un sensore full frame, non medio formato, non dimenticatevelo). Ad ogni modo, in effetti, spingendo Sony a7RIV anche “solo” a 1600 ISO con sfondo nero e in studio, ho notato del rumore elettronico importante nelle ombre, pur senza toccare nulla in post, cioè a “foto uscita dalla fotocamera”. Allo stesso modo, salendo con gli ISO si sale anche con il rumore elettronico a livello esponenziale e proporzionale. Per questo motivo, vi è possibile arrivare fino a 102.400 ISO come estensione massima, ma scordatevi di avere foto perfettamente perfette e croppabili con 61 megapixel a tale valore così esteso, deve ancora arrivare la fotocamera con questa risoluzione in grado di non soffrire di rumore elettronico a questi livelli.
Sony A7RIV mostra grandi prestazioni per quanto concerne la gamma dinamica, come avrete già capito da quanto scritto poco sopra. Il sensore infatti utilizza un tipo di design definito “double gain” (non fatemelo tradurre in italiano perché è terribile, credetemi), che permette di ottenere una gamma dinamica maggiore sotto a ISO320 e prestazioni, in termini di “risparmio” di rumore elettronico, leggermente migliorate sopra a quel valore. In sostanza, quello che si verifica è che la gamma dinamica risulta maggiore a ISO bassi, permettendo quindi un interessante recupero in post produzione, caratteristica che, per certi versi, vi permetterebbe potenzialmente di usare comunque ISO più bassi in alcune situazioni in cui sarebbe necessario alzarli. Difficile toccare questo punto, me ne rendo conto, perché significa infrangere le “solite” regole fotografiche che conosciamo bene, cambiare il nostro stile di fotografia rispetto al solito, ma Sony a7RIV funziona così, pertanto sono state fatte molte ottimizzazioni per gestire al meglio la gamma dinamica in diversi tipi di utilizzo. Per questo stesso motivo, alzando gli ISO aumenta drasticamente il rumore, quasi come se la fotocamera volesse dirti “ao, ma che te alzi, torna giù e non rompere” (tra l’altro lo dice anche con un accento romano perfetto, gran lavoro Sony, bravi). Insomma, mi rendo conto che gestire 61 megapixel per un sensore full frame sia difficile, pertanto come ovvio motivo alzare tanto gli ISO su questa fotocamera non è una grande idea, anche se in realtà me lo aspettavo tranquillamente. Non potete pensare che esistano (ancora) fotocamere assolutamente perfette, da qualche parte dovranno pure avere delle pecche, no? Certamente, se il vostro tipo di fotografia richiede alti valori di sensibilità ISO, forse questa non è la fotocamera che fa per voi, e, allo stesso modo, comunque Sony a7RIII si comportava meglio per quanto concerne il rumore elettronico (ma anche questa cosa è logica ragazzi, aveva quasi 20 megapixel in meno da gestire).
Sony A7RIV recensione: Video
Siamo alle solite, il momento in cui vi ricordo quanti megapixel ha Sony a7RIV: 61. Sessantuno megapixel sono tanti da gestire, l’avete capito, no? Allo stesso modo in cui questa caratteristica condiziona ogni singola funzione, questo discorso vale anche per i video. È una sfida difficile produrre un sensore che può catturare immagini ad altissima risoluzione e, allo stesso modo, essere abbastanza prestante da produrre ottimi video. Eppure, anche in questo caso, a7RIV non fallisce.
La risoluzione massima di registrazione di questa fotocamera è pari al formato 4K@30fps, che penso sia ancora tranquillamente sufficiente per la maggior parte delle esigenze “normali” di un videomaker. Posto il fatto che comunque questa Sony è più dedicata alla fotografia che ai video, visto che è una “R” e non una “S”, vi sarà comunque possibile realizzare ottimi “prodotti” con crop in APS-C, ottima stabilizzazione, autofocus prestante che ora abilita la funzione di Real-time Tracking di facce e occhi anche nella modalità video e così via. Resta ancora il limite degli 8-bit quando registrate su output in HDMI, limite che è comunque presente anche in Sony a7III, anche se potrei dirvi che è più fastidioso proprio su a7III rispetto a questo modello. Tutto questo perché Sony a7III è più un modello “ibrido”, adatto quindi sia a fotografi che a videomakers, e in grado di offrire le “medesime” possibilità in entrambi i casi. D’altro canto, invece, Sony a7RIV non è pensata per i videomakers bensì per i fotografi professionisti che, all’occorrenza, possono registrare anche qualche video con grandissima qualità. Detto questo, Sony avrebbe anche potuto non mettere proprio la possibilità di registrare video, visto il target a cui è dedicato questo prodotto, eppure i video si possono fare, e anche bene. Troviamo quindi, come in ogni Sony di fascia alta (e non solo), la possibilità di avere profili log, zebra, HLG, peaking, log di gamma e chi più ne ha più ne metta, pertanto avrete comunque modo di divertirvi parecchio facendo video con questa fotocamera. Il tipo di registrazione con Pixel Binning non produce lo stesso tipo di video dettagliato rispetto ad un oversampling, ma, comunque, sfrutta la maggior parte dell’area del sensore, pertanto questo è un vantaggio nel caso di un sensore fotografico Full Frame.
In sostanza, se vi trovavate bene a fare video con Sony a7RIII, con questo nuovo modello vi troverete ancora meglio, ed è sorprendente, perché visto il così importante aumento di risoluzione chiunque poteva aspettarsi un peggioramento lato video, ma niente da fare. Ad esempio, anche “solo” il nuovo autofocus rende l’esperienza di registrazione video una “favola”.
Esattamente come succedeva con il modello precedente, Sony a7RIV produce filmati molto più dettagliati nella modalità Super 35 rispetto a quella “standard” che usa quindi una piena larghezza con Pixel Binning. Questo significa, in buona sostanza, che la nuova R4 soffre meno di aliasing rispetto al modello precedente, caratteristica che le permette addirittura di superare le performance di alcune Nikon e Panasonic per quanto concerne la “concreta” qualità video finale ottenibile in camera (non sto parlando di output in questo caso).
Sony A7RIV recensione: galleria fotografia
Sony A7RIV recensione: scarica i file RAW
Lo so che siamo arrivati alla parte che aspettavate di più, ma mi raccomando: fate tesoro di ciò che vi ho detto a proposito dei computer e della loro potenza e fatemi sapere se siete riusciti, oppure no, a gestire questi file RAW. Per scaricare gli originali di Sony a7RIV potete cliccare qui oppure premere sul bottone che trovate qui sotto. Non dimenticatevi di condividere con noi le vostre opinioni rispetto alla malleabilità di questi file.
Sony A7RIV recensione: le nostre conclusioni
Per concludere questa recensione così importante in cui sicuramente non ho detto tutto quello che avrei dovuto dire (e vi ho spiegato il motivo più volte), vorrei definire Sony a7IV come “inaspettatamente pericolosa”, e mi spiego meglio: tutti sapevamo che la R4 sarebbe arrivata prima o poi, esattamente come tra un paio d’anni arriverà R5 e così via. Quello che non mi aspettavo, è che a distanza di così poco tempo dal modello precedente potessero essere fatti così tanti cambiamenti drastici e soprattutto funzionali. Sotto certi punti di vista, Sony a7RIV è una fotocamera completamente nuova rispetto a quella precedente, e tutto questo è sorprendente. Si fa presto a dire “eh vabbè, cosa vuoi che siano 61 megapixel, ci sono fotocamere che ne hanno 100”, è più difficile però fare in modo che funzioni tutto a dovere e introdurre novità che possano realmente sorprendere, e in questo Sony è davvero molto brava, chapeau. Vorrei definire questa fotocamera anche come “pericolosa”, perché in mano ad uno sprovveduto non serve a nulla, non ha potenziale, non è sfruttabile. Con questo non sto dicendo che siamo tutti sprovveduti, ci mancherebbe, ma potenzialmente io potrei essere uno di quegli sprovveduti che acquista questo prodotto solo perché so che funziona molto bene, la realtà dei fatti è però quella che mi fa capire che non avrei mai bisogno di 61 megapixel per svolgere il mio lavoro e, soprattutto, farei fatica a gestirli allo stato attuale delle cose, esattamente com’è già stato per questa recensione.
Sono assolutamente d’accordo con la politica di Sony di non far uscire un prodotto nuovo ogni anno, perché non avrebbe senso e ci ritroverebbe con fotocamere che non hanno rilevanti novità per ovvi motivi. Sarei d’accordo con la stessa politica anche per smartphone e sistemi operativi, che subiscono costanti aggiornamenti importanti ogni anno: un conto sono i bug fix, un altro conto è il costante bisogno di aggiungere novità rilevanti che possano mostrare “il futuro”. Sony, con questo modello, ci ha visto lungo: si è presa il tempo necessario per aggiornare le varie funzioni e creare qualcosa di straordinario, riuscendoci realmente.
Recensione in breve
Sony a7RIV
Sony a7RIV è una fotocamera davvero incredibile, sicuramente, a livello qualitativo, la più "alta" e prestante attualmente nel mercato full frame. Questo però non significa necessariamente che sia la vostra nuova fotocamera, perché non è di certo adatta a tutti e bisogna capirlo fin da subito. Superati i vari "ostacoli", questa fotocamera diventerà la vostra nuova migliore "amica" se è ciò di cui avete davvero bisogno.
PRO
- Incredibile qualità di scatto, vi permette di effettuare crop di ogni tipo
- I nuovi "sportellini" sono amore a prima vista
- Ergonomia notevolmente migliorata
- Ottima gamma dinamica
- Grip quasi da reflex
CONTRO
- Modalità Pixel Shift da migliorare
- Prestazioni ISO non al meglio
- Menù in certi casi poco intuitivo anche per chi è già abituato
- L'applicazione Imaging Edge necessita miglioramenti
la valutazione dovrebbe essere basata sugli aspetti tecnologici e non su “consigli per gli acquisti”. non ritengo assolutamente ragionevole dare un 7.8 a questa camera e per l’ammontare di “TECH” racchiusi in questo corpo. concordo su pro e contro ma credo che la valutazione sia da 9 e forse oltre.
Sono d’accordo con te. Per Niente la Recensione di Ricky. Da possessore è il top del top.