La fotografia ci ha permesso di conoscere gli avvenimenti del mondo, da quelli più cupi a quelli in cui l’estasi è arrivata alle stelle: penso alla distruzione dei pozzi petroliferi in Kuwait nel 1991, all’iconica immagine di Kevin Carter, ma anche a quella di Armstrong che appoggia il piede sul suolo lunare o alla serie di Erwitt sui cani; la fotografia è un linguaggio potentissimo, in grado di raccontare il male tanto quanto il bene. In un momento difficile come questo, legato indissolubilmente alla pandemia di Covid-19, Michele Smargiassi realizza e pubblica tramite la casa editrice Contrasto il libro “Sorridere. La fotografia comica e quella ridicola”, nel tentativo di indagare la storia di questa forma artistica da un altro punto di vista.
Sorridere libro Michele Smargiassi: una nuova visione
Chi ha stabilito la convenzione sociale del sorriso in fotografia? È sempre stato così, oppure c’è stato un periodo in cui sorridere durante uno scatto era sconveniente? Si può ridere solo nell’immagine o anche con l’immagine? Queste le domande cardine che hanno spinto Michele Smargiassi a realizzare il nuovo libro “Sorridere. la fotografia comica e quella ridicola“, edito da Contrasto. Il titolo è composto da due sezioni introdotte da Stefano Bartezzaghi e studia il tema dell’ironia e della comicità, sia interna all’immagine che dovuta all’immagine. Sfogliando le 80 fotografie a colori e in bianco e nero nelle 112 pagine di cui è composto questo lavoro (in formato 15 x 21 cm), si potranno ammirare gli iconici scatti di Vivian Maier, Nadar, Elliot Erwitt, Martin Parr e tantissimi altri, conosciuti e non, che hanno realizzato opere in grado di strapparci un sorriso e creare il perfetto connubio tra arte e benessere.
“La fotografia possiede ciò che serve per innescare il meccanismo freudiano del motto di spirito. Se però la fotografia comica ci diverte, diventa grandiosa quando si inoltra nei territori del ridicolo, ossia il comico che non sa di essere tale“, scrive Michele. Personalmente, non posso far altro che essere d’accordo: la fotografia, come vi dicevo nell’introduzione dell’articolo, è sempre stata una fonte di testimonianza forte, concreta e impossibile da fermare. Così come molti autori hanno documentato le guerre e i periodi cupi, molti altri hanno scelto la via opposta, ossia quella di raccontarci qualcosa di buono, in grado di strapparci un sorriso necessario in certi momenti. Tutti dobbiamo sorridere per vivere meglio e quando un linguaggio universale come quello fotografico riesce a farlo, ogni cosa diventa migliore.
Sorridere libro Michele Smargiassi: conclusioni
Un’indagine nuova nella storia della fotografia con uno sguardo comico, ironico e soggettivo in grado di diventare iconico, ispiratore e oggettivo. La fotografia è anche questo: convinzioni, opinioni o visioni diverse da tutto il resto e può essere goduta da chiunque, basta non avere pregiudizi su come debba essere fatta e, soprattutto, su cosa debba rappresentare.