Abbiamo avuto il piacere di vedere in anteprima, grazie a Warner Bros., Space Jam 2, per scriverne la recensione. L’attesissimo film con LeBron James, chiamato ad onorare e replicare il film cult del 1996 con Michael Jordan, sarà riuscito nell’ardua impresa? Ecco la nostra recensione di Space Jam: New Legends.
Space Jam 2 recensione: il ritorno di un cult
Partiamo con una piccola (ma doverosa) premessa: io sono da sempre restio alle operazioni che puntano a far tornare in voga una saga o dei film cult che hanno segnato un’epoca. Non a caso, infatti, non ho apprezzato ne il nuovo corso di Jurassic Park ne, ancor meno, la nuova trilogia di Star Wars. Spesso, quando si fanno queste operazioni, si rischia di fare ingenti danni, come successo con il quarto capitolo della saga di Indiana Jones. Perché questa premessa? Per dirvi che, in tutta onestà, sono andato all’anteprima di Space Jam: New Legends con molta paura e una sensazione strana, quasi restia.
Space Jam, il primo film con Michael Jordan, non era perfetto ma sapeva divertire. Space Jam: New Legends, invece, non riesce a fare nemmeno quello, pur provandoci insistentemente anche con trovate veramente fuori da ogni logica (ci arriveremo, non preoccupatevi). Non voglio che pensiate che il mio partire prevenuto abbia influenzato in qualche modo l’esito di questa recensione, perché non è affatto così: nonostante avessi dei dubbi, ho cercato di godermi appieno i 115 minuti di proiezione ma, alla fine, sono corso fuori dalla sala cinematografica The Space Cinema Odeon di Milano. Avevo visto troppo, non ne potevo più. Non sto parlando di scelte di sceneggiatura troppo fantasiose perché, parliamoci chiaro, sapevo di essere davanti ad una produzione con i Looney Tunes. Sto parlando di scelte di scrittura davvero insensate anche per un contesto come questo, forzatamente e volutamente optate per far stare la pellicola a passo con i tempi e piacere a tutti. Perché non dobbiamo cadere nell’errore che fanno molti: Space Jam: New Legends non è un film solo per i più piccoli, ma si porta sulle spalle l’eredità del primo uscito nel 1996 e, di conseguenza, tutti quei ragazzi e uomini di oggi che allora erano giovincelli. Questi, come il sottoscritto, non vedevano l’ora di vedere un sequel all’altezza.
Space Jam New Legends recensione: sinossi
Benvenuti a Space Jam! Il campione NBA e icona globale LeBron James vive un’epica avventura a fianco dell’intramontabile Bugs Bunny, nel film evento di animazione/live-action “Space Jam: New Legends”, diretto da Malcolm D. Lee, con un team di filmakers innovativi come Ryan Coogler e Maverick Carter.
Quest’avventura di trasformazione è un frenetico mix di due mondi, che svela fino a che punto possano arrivare alcuni genitori per creare un legame con i propri figli. Quando LeBron e il suo giovane figlio Dom vengono intrappolati in uno spazio digitale da una malvagia Intelligenza Artificiale, LeBron farà di tutto per tornare a casa sani e salvi guidando Bugs, Lola Bunny e l’intera banda dei notoriamente indisciplinati Looney Tunes verso la vittoria, sul campo di gioco, contro i campioni digitalizzati dell’Intelligenza Artificiale: una super potente squadra di basket piena di professionisti all stars mai vista prima. Tunes contro Goons nella sfida con la posta in gioco più alta della sua vita, che ridefinirà il legame tra LeBron e suo figlio, mettendo in luce il potere di essere se stessi.
Pronti all’azione, i Tunes sovvertono le convenzioni, sovraccaricando i loro talenti unici e sorprendendo anche “King” James con il loro modo di giocare. James è protagonista accanto al candidato all’Oscar® Don Cheadle (i film di “Avengers”, “Hotel Rwanda”), Khris Davis (“Judas and the Black Messiah”, “Atlanta” per la TV), Sonequa Martin-Green (“The Walking Dead” per la TV, “Star Trek: Discovery”), l’esordiente Cedric Joe, Jeff Bergman (“Looney Tunes Cartoons”), Eric Bauza (“Looney Tunes Cartoons”) e Zendaya (l’imminente “Dune”, “Malcolm & Marie”). Lee (“Girls Trip”, “Night School”) dirige da una sceneggiatura di Juel Taylor & Tony Rettenmaier & Keenan Coogler & Terence Nance e Jesse Gordon e Celeste Ballard, storia di Juel Taylor & Tony Rettenmaier & Keenan Coogler & Terence Nance. Basato su “Space Jam”, scritto da Leo Benvenuti & Steve Rudnick e Timothy Harris & Herschel Weingrod. Il film è prodotto da Ryan Coogler, LeBron James, Maverick Carter e Duncan Henderson, i produttori esecutivi sono Sev Ohanian, Zinzi Coogler, Allison Abbate, Jesse Ehrman, Jamal Henderson, Spencer Beighley, Justin Lin, Terence Nance e Ivan Reitman.
Il team creativo dietro la cinepresa include il direttore della fotografia Salvatore Totino (“Spider-Man: Homecoming”), il produttore animazioni Troy Nethercott (“Wonder Park”), gli scenografi Kevin Ishioka (“The Mule”), Akin McKenzie ( “When They See Us” per Netflix) e Clint Wallace (l’imminente “Eternals”), il montatore Bob Ducsay (“Godzilla: King of the Monsters”, “Star Wars Episode VIII – The Last Jedi”) e la costumista Melissa Bruning (“Rampage”, “War for the Planet of the Apes”).
Le musiche sono di Kris Bowers (“Greenbook”, “Bridgerton” per Netflix). Warner Bros. Pictures presenta una produzione Proximity/The SpringHill Company Production, un film di Malcolm D. Lee, “Space Jam: New Legends”. Il film sarà distribuito in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures e arriverà in Italia al cinema dal 23 settembre. // Credits: Warner Bros
Space Jam New Legends recensione: trama e cast
Prima di addentrarci nella recensione di Space Jam: New Legends, che vi ricordiamo essere senza spoiler fino al penultimo capitolo, ci sembra giusto riportarvi trama e produzione.
Sequel diretto di Space Jam del 1996, Space Jam: New Legends è un film realizzato in tecnica mista che uscirà il 23 settembre 2021 in Italia. Diretto da Malcom D. Lee, ha un cast d’eccezione con la presenza della star del basket LeBron James, il candidato al Premio Oscar Don Cheadle, Khris Davis, Sonequa Martin-Green, Cedric Joe, Martin Klebba, Ceyair J. Wright e Harper Leigh Alexander. Oltre a loro, gli immancabili Looney Tunes: Bugs Bunny, Silvestro, Daffy Duck, Speedy Gonzales, Lola Bunny, Porky Pig, Titti, Nonna, Taddeo, Taz, Gossamer, Marvin il Marziano e via dicendo.
A completare la produzione della pellicola troviamo Kris Bowers alle musiche, Melissa Bruning ai costumi e Salvatore Totino alla fotografia. Juel Taylor, Tony Rettenmaier, Keenan Coogler, Terence Nance, Jesse Gordon e Celeste Ballard hanno realizzato la sceneggiatura. Space Jam 2 è stato prodotto da SpringHill Entertainment, Proximity e Warner Bros. Animation, ed è distribuito in Italia da Warner Bros.
La trama di Space Jam 2 è la seguente: LeBron James, noto campione di basket, sogna per il figlio Dom un futuro simile al suo e lo iscrive a un camp estivo per farlo crescere come atleta per poi arrivare ad inserirlo in NBA. Il ragazzo però ha altri sogni e, nel tempo libero, ama costruire videogiochi. Durante una visita agli studi di Warner Bros., padre e figlio vengono risucchiati nel Server-Verso, universo parallelo composto da film, cartoni e serie televisive della nota casa di produzione. Qui incontreranno l’algoritmo Al-G Rhythm, entità che vuole vendicarsi e decide di tenerli in ostaggio. Per liberarsi, LeBron James dovrà sfidare con i Looney Tunes la Goon Squad, in una partita che non possono perdere se vogliono essere liberi.
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Space Jam 2 recensione: un film che prova a divertire
Come racchiuso nel titolo di questo paragrafo, proprio questo è il problema: Space Jam 2 ci prova a far divertire il suo pubblico, ma non ci riesce. L’impressione, fin da quel terribile attacco iniziale con cui si apre la pellicola (quasi stordisce), è che dietro alla macchina da presa ci sia tanta buona volontà ma anche tanta (troppa) voglia di strafare. Così, i primi dieci minuti non sono altro che uno sdolcinato quanto scontato ammasso di aforismi tratti da altre pellicole, momenti padre e figlio realizzati con lo stampino e frasi ad effetto che però non hanno altro effetto se non quello di stancare dopo due minuti. Caricaturale e privo di qualsiasi tipo di pathos, il prologo del film è il classico scontro di un padre che vuole per il figlio un futuro simile al suo senza che però lui lo desideri. Un argomento che non stanca mai, ma che va trattato a dovere e non in modo così frenetico, asettico e banale. Non voglio esagerare, ma le battute che LeBron scambia con suo figlio Dom le avrebbe potute scrivere un bambino alle prime armi con la penna.
A fare da cornice a questo inizio decisamente non dei migliori, una recitazione davvero catastrofica: non voglio criticare troppo LeBron James perché dai, alla fine è un giocatore di Basket che si è messo a recitare (o provarci, quantomeno), però siamo davvero ai minimi storici, le espressioni sono sempre le stesse e sempre fuori contesto (quando lo si leva quel maledetto sorriso?). Cedric Joe, il ragazzo che interpreta il figlio di LeBron, invece riesce meglio a calarsi nel ruolo, nonostante anche lui non abbia regalato una prestazione da incorniciare. Il problema, forse, non è tanto nella recitazione della star del basket, quanto nel suo carisma: LeBron vorrebbe avere l’impatto che ebbe Michael Jordan nel 1996, ma non è (cinematograficamente parlando) Jordan e non lo sarà mai. Non che l’ex star della pallacanestro fosse un pilastro della recitazione, anzi, però emanava carisma e, in qualche modo, sullo schermo risultava magnetico. LeBron no, per nulla e dopo dieci minuti vorresti solo che la smettesse di fare quel sorrisino a metà tra la felicità e il sarcasmo. Lo stesso sorriso che ha quando gli rapiscono il figlio, tanto costante quanto fuori contesto.
Space Jam 2 recensione: una serie di problemi
I problemi di Space Jam: New Legends, però, non finiscono qui. Tutto il film risulta confusionario, scritto male e decisamente troppo concitato. Con un cambio di inquadratura cambia l’atteggiamento dei personaggi, si passa da un mondo all’altro senza troppa attenzione, ritroviamo LeBron prima vestito con la felpa e poi, magicamente, con la maglietta da gioco. Allo stacco successivo, nella stessa scena.
Le motivazioni che spingono Al-G Rhythm, interpretato da un Don Cheadle quasi irriconoscibile, a prendere in ostaggio LeBron e suo figlio Dom sono davvero pretestuose, quasi assurde. Ancor più assurdo, poi, il tentativo di replicare quanto fatto in Hook: Capitan Uncino, iconico film con il compianto Robin Williams: nel film del 1991 diretto da Steven Spielberg, Capitan Uncino (un incredibile Dustin Hoffman) rapisce il figlio di Peter Pan e cerca di portarlo dalla sua parte dandogli le attenzioni che il padre non gli prestava. Ecco, in Space Jam 2 questo si ripete tra Al-G Rhythm e Dom, ma senza gli esisti sperati perché se nel film con Robin Williams il tutto era messo in scena ad hoc con una scrittura di qualità in questo caso ci troviamo davanti ad un copia-incolla privo di senso e con dialoghi scarni del tutto poco convincenti.
Vedere LeBron James che corre verso suo figlio appena rapito, poi sorridere affermando: “Ma dove siamo, in Matrix?” poi, è qualcosa di fuori contesto nel senso più assoluto. Io capisco che Space Jam 2 è una produzione principalmente rivolta ai più piccoli, ma qui stiamo parlando di sceneggiature ben scritte e sceneggiature scritte male. Non è possibile, neanche in un film per bambini, che un padre sorrida e pensi a tutt’altro subito dopo il rapimento del figlio. Non è possibile che, al posto di disperarsi per la perdita e la paura, si lanci ad abbracciare Bugs Bunny manco volesse farci un selfie. Non si tratta di accettare scelte di scrittura rivolte ai più piccoli, si tratta di coerenza narrativa che viene sacrificata senza alcuna logica di fondo.
Lo “scontro finale”, ossia la partita della libertà, poi è qualcosa di veramente allucinante che neppure con il peggiore degli allucinogeni si sarebbe potuta immaginare. Non voglio fare troppi spoiler perché per quelli ci sarà una parte dedicata della recensione di Space Jam 2, ma non riesco a togliermi dalla testa la (trashissima) sfida rap nel bel mezzo della partita di basket.
Space Jam 2 recensione: personaggi, personaggi e personaggi
Space Jam: New Legends vuole, volutamente, omaggiare la storia di Warner Bros. Il film, fin da subito, ci mostra le opere che la casa di produzione detiene. La stampa americana ha definito questa mossa di Warner una “pomposa autocelebrazione“, mentre io penso che sia una delle poche cose ben realizzate della pellicola. Certo, possiamo stare a disquisire sulla presenza dei personaggi di Arancia Meccanica o del Re della Notte del Trono di Spade a bordo campo durante la partita finale, però la mossa l’ho ritenuta carina e azzeccata, anche se fine a sé stessa. Perché dico questo? Perché, per un neofita o un bimbo, quei personaggi non sono nessuno e non ci sono indizi che lascino presagire essere parte dei film del passato. Vediamo il Batman di Burton con il Pinguino, King Kong, il Re della Notte, Wonder Woman e molti altri per un rimando che è chiaro a me, ma solo perché conosco i loro film e i vari personaggi. Nonostante questo, e nonostante possa sembrare una mossa celebrativa di Warner (tanto quanto il bacio al sedere con il logo che Duffy Duck si da nel primo film), ho abbastanza apprezzato perché mi ha riportato al passato, mi ha fatto venire voglia di rispolverare qualche pellicola e, lo ammetto, mi ha strappato un piccolo sorriso.
Space Jam 2 recensione: spoiler alert
Partiamo dalla cosa peggiore di tutte, quella che proprio non ho digerito: nel film del 1996, seppur in modo fantasioso, si giocava a basket. In Space Jam 2 si gioca a tutto, tranne che a pallacanestro: una serie di momenti assolutamente fuori contesto e decisamente forzati come la battaglia rap che apre il terzo quarto del match. Assurdo, giuro che ho ancora negli occhi quella scena e penso di sognarla stanotte. Non ha senso inserire delle cose così fuori contesto solo perché vanno di moda, solo perché si pensa che possano in un certo qual modo catturare una fetta di pubblico. Quella è una delle scene più inutili e brutte che abbia mai visto, qualcosa che non dimenticherò con facilità.
Come dicevo poco sopra nella recensione di Space Jam: New Legends, la recitazione di LeBron James non mi è proprio piaciuta. Troppi sorrisi fuori contesto, troppe espressioni forzate quasi shakespeariane che concederei ad un attore di teatro, ma non a lui. Salvo giusto il cameo di Michael B. Jordan, chiamato per sbaglio dai Looney Tunes convinti fosse Michael. Don Cheadle è irriconoscibile in questa pellicola, sembra si sia strafatto e non ha nessuna presa come cattivo. È una macchietta, poco più. La sua trasformazione finale, ragazzi, è qualcosa di disumano da vedere. Stavo scoppiando a ridere, e forse ho riso.
Space Jam 2 recensione: conclusioni
L’avete capito, arrivati a questo punto: Space Jam 2 non mi è piaciuto, per nulla. Mi spiace che si sia buttato tanto potenziale in un progetto dalla scrittura obsoleta e confusionaria, non aiutata da delle interpretazioni ai minimi storici. Salvo i personaggi dei Looney Tunes perché, in un certo senso, sono la linfa vitale che tiene in piedi un film che altrimenti crollerebbe inesorabilmente sotto il peso di una sceneggiatura assurda e dei momenti talmente caotici da risultare terribile pure per una produzione di questo genere. Salvo anche le musiche, perché inserite bene nel contesto e sempre al punto giusto, così come gli effetti speciali che seppur non facciano gridare al miracolo risultano ben realizzati. Salvo anche il cameo dei vari personaggi di Warner, ben inseriti dal mio punto di vista.
Space Jam: New Legends ha dovuto combattere con il peso di Space Jam, LeBron James con il peso di Michael Jordan. È inequivocabile come questo sequel ne sia uscito con le ossa rotte, figlio di una produzione che avrebbe potuto dare frutti migliori. Un film che può essere dimenticato senza troppi problemi, e che forse verrà dimenticato già da domani alla sua uscita in sala. Se volete portarci i vostri figli fatelo perché, ne sono sicuro, apprezzeranno i colori e la vivacità. Ma non posso dirvi che sia un bel film, e sono sicuro che non lo apprezzeranno nemmeno quelli che hanno adorato la pellicola del 1996.
Recensione in breve
Space Jam: New Legends
Space Jam: New Legends è un film che vuole divertire ma non ci riesce, che crolla sotto il peso di una sceneggiatura confusionaria e banale, sotto interpretazioni di bassa caratura e dialoghi che sembrano essere scritti da un bambino. Si salvano i vari camei, le musiche scelte e gli effetti speciali che ci fanno immergere in un videogioco tanto bello esteticamente quanto privo di qualsiasi logica.
PRO
- Musiche azzeccate
- Effetti speciali di buona fattura
- Il cameo dei vari personaggi Warner
CONTRO
- Le interpretazioni
- I dialoghi scritti quasi controvoglia
- Una sceneggiatura frenetica, confusionaria e banale
- La battaglia rap e altre scelte durante la partita finale