Quest’anno il Natale in Italia è arrivato con dieci giorni di anticipo. Ecco la sintesi ideale in grado di inquadrare alla perfezione la spasmodica attesa che ha investito l’arrivo in sala di Spider-Man: No Way Home. Una psicosi di massa sublimata da teorie, congetture, analisi al millimetro di ogni singolo fotogramma, tra notizie confermate e smentite ufficiali. Finalmente l’ultimo film sull’Uomo Ragno diretto da Jon Watts è arrivato nelle sale, mettendo fine a un periodo folle ma, concedetemelo, frizzante. E dunque noi, resi più saggi dal Peter prurito, vi presentiamo la nostra Spider-Man: No Way Home recensione.
Spider-Man: No Way Home recensione: l’evento dell’anno
Prima di addentrarci a piene mani all’interno della nostra recensione, una premessa è quantomeno doverosa. Come ho accennato prima, Spider-Man: No Way Home è il film che, ancor più di Avengers: Endgame, ha coinvolto milioni di fan in analisi, teorie e congetture. Basandomi esclusivamente sulla memoria, non avevo mai visto qualcosa di simile. Fin da inizio anno i rumors riguardanti la pellicola avevano invaso i social e, man mano che il tempo scorreva, cresceva l’attesa per la pubblicazione del primo trailer ufficiale.
Incredibile pensare che, già in estate, mesi prima dell’uscita del film, la maggior parte dei canali a tema analizzava possibili leak della trama, nella speranza di capirne qualcosa in più. Gli stessi Marvel Studios, fiancheggiati da Sony, si erano ben guardati dal divulgare anche solo un piccolo accenno di trama, alimentando così le speculazioni sul film. La fame di notizie veniva poi leggermente soddisfatta dal primo trailer di Spider-Man: No Way Home, pubblicato a fine agosto.
Esatto, leggermente. Appena dopo la pubblicazione del trailer, il brusio intorno alla pellicola si era intensificato a dismisura. Navigare su Youtube significava imbattersi in video di ore che snocciolavano il trailer fotogramma per fotogramma. Blogger e giornalisti si cimentavano in articoli a tema che si lanciavano in idee e congetture, supportati da migliaia di interazioni, commenti, opinioni più o meno credibili lasciate a navigare nell’etere. In breve, il trailer aveva aperto la fase due del percorso verso Spider-Man: No Way Home: quella delle teorie.
Spider-Man: No Way Home recensione: Marvel, Casa delle Idee e regina delle teorie
Alzi la mano chi non ha sentito una sola teoria inerente Spider-Man: No Way Home e i suoi personaggi. Il primo trailer, incentrato sul rapporto tra lo Spider-Man di Tom Holland e il Doctor Strange di Benedict Cumberbatch aveva dato il via a una sequela incredibile di supposizioni. La presenza, già annunciata, di molti villain del passato, tra cui il Doctor Octavius di Alfred Molina e il Green Goblin di Willem Dafoe, lasciava supporre che qualcosa di ancora più grande bollisse in pentola.
Ebbene, ormai non si parlava d’altro: Tom Holland sarebbe stato l’unico Spider-Man presente nel film? Oppure No Way Home sarebbe stata l’occasione giusta per rivedere Andrew Garfield e Tobey Maguire nuovamente nei panni del ragno newyorkese? In realtà, lo stesso Garfield si era impegnato a smentire con forza le voci a riguardo, riscuotendo l’effetto contrario. E ancora, teorie, supposizioni, idee, la sensazione tangibile che Spider-Man: No Way Home stesse diventando qualcosa di più di un semplice film.
Il Marvel Cinematic Universe, come ormai ben sappiamo, si alimenta proprio grazie all’amore e al supporto che i fan dimostrano per ogni singolo prodotto. Il merito più grande di Kevin Feige e soci è quello di aver creato un organismo nel quale ciascun tassello contribuisce a comporre un’immagine via via più nitida. Esistono i fan occasionali, che si accontentano di una fotografia generica, dai toni sbiaditi, e quelli che, invece, hanno la stringente necessità di avere una visione completa e dettagliata di ogni singolo elemento. Spider-Man: No Way Home non solo si inserisce appieno in questa metafora, ma la trascende, stabilendo un precedente più unico che raro nella cinematografia contemporanea.
No Way Home: il film dei film?
Sì, perché Spider-Man: No Way Home riesce nell’ardua impresa di ribaltare completamente le dinamiche che stanno dietro la promozione di un prodotto cinematografico. Il secondo trailer, pubblicato un mese prima dell’uscita del film, rappresenta in realtà la ciliegina sulla torta di una promozione già fatta e finita. No Way Home è il primo caso mondiale in cui la promozione di un film arriva direttamente dai fan, dalla loro voglia di teorizzare, di comprendere, di trovare la chiave di volta per la risoluzione prima ancora dell’uscita della pellicola.
Quello che si è creato intorno a Spider-Man: No Way Home rappresenta un unicum, tacitamente approvato da Marvel e Sony, che hanno alimentato la foga dei fan blindando il set (anche se qualcosa è comunque sfuggito). Non stupisce che, all’apertura delle prevendite, nella notte del 6 dicembre, tutti i siti dei maggiori cinema italiani siano andati sotto stress, a causa dell’elevatissima richiesta di tagliandi.
Insomma, un titolo del genere, prima di uscire, portava in dote un livello di entusiasmo e di attesa che mai nessun film aveva sopportato finora. Per questa ragione, un eventuale flop avrebbe fatto ancora più rumore, rivelandosi quasi insopportabile per chi aveva scelto di puntare tutte le sue fiches da fan sulla pellicola. Per fortuna, così non è stato.
Spider-Man: No Way Home recensione: una trama già annunciata
Puntando a caso, prima o poi si indovina. Potremmo sintetizzare in questo modo la ragione per cui, prima di sederci in sala, avessimo già una netta idea di come la trama si sarebbe dipanata. Tra le mille teorie proposte dai fan, alimentate anche da vari leaks rinvenuti nel corso del tempo, qualcuna si era rivelata veritiera. Spider-Man: No Way Home riprende esattamente dove si era fermato il secondo capitolo della trilogia, Far From Home, quando Mysterio aveva rivelato al mondo intero la vera identità di Spider-Man.
Peter Parker dunque, si ritrova in un attimo ad essere la persona più famosa del mondo, e vede la sua vita scivolargli lentamente di mano. La pressione dei giornalisti, i giudizi sommari della gente comune, i risvolti negativi sulla carriera universitaria sua e dei suoi amici; a tutto questo si somma l’aspra critica qualunquista di J. Jonah Jameson (sempre interpretato da uno straordinario J.K.Simmons), in grado di manovrare il gradimento delle folle.
Peter, completamente sommerso dagli eventi, chiederà supporto a Doctor Strange. Questi, mosso da compassione, tenterà un incantesimo utile a far dimenticare alle persone l’identità di Spider-Man. Peter, preso dai dubbi, ostacolerà il sortilegio al momento del suo compimento. Il risultato sarà la creazione di un varco tra universi con l’arrivo dei villain più pericolosi che Spidey abbia mai affrontato.
Spider-Man: No Way Home recensione: c’è gloria per tutti
E che villain, potremmo dire. In Spider-Man: No Way Home si muovono i super-cattivi più importanti della storia cinematografica dell’Uomo Ragno. I già citati Green Goblin, interpretato da un maestoso Willem Dafoe, e Dottor Otto Octavius, impersonato dall’ottimo Alfred Molina, si uniscono a un parterre composto da Electro (alias Jamie Foxx), Lizard (Rhys Ifans) e Uomo Sabbia (Thomas Haden Church).
Menzione speciale va proprio a Dafoe, in grado di riportare in scena un Goblin ancor più terrificante di quello proposto nel primo Spider-Man diretto da Sam Raimi. L’eccezionale mimica facciale, unita a un incredibile talento attoriale confezionano quello che, a mani basse, è il miglior cattivo della trilogia diretta da Jon Watts.
Dalla parte dei buoni, invece, ritroviamo la MJ di Zendaya, il simpatico Ned, interpretato da Jacob Batalon, May, impersonata da Marisa Tomei e l’immancabile Jon Favreau nei panni di Happy. Toccherà a loro cercare di aiutare Spider-Man a risolvere l’intricata situazione, innescata proprio dai suoi ripensamenti durante l’incantesimo lanciato da Strange. Ed è qui che ci troviamo di fronte al primo problema del film, che in questo caso indossa un mantello e spalanca portali verso dimensioni specchio.
Uno Strange…strano
Da anni ormai abbiamo imparato a conoscere le caratteristiche principali del personaggio di Steven Strange. Film cross-over, pellicole stand-alone e avvenimenti catastrofici ci hanno trasmesso l’idea di uno stregone sempre accorto, calcolatore, che misura con cura ogni passo che compie. In Spider-Man: No Way Home lo stilema narrativo che identifica Strange sembra svanire nel vuoto.
In questo film ritroviamo un personaggio monco, sempre affascinante e misterioso, ma molto più volubile e avvezzo a prendersi dei rischi. La scelta di aiutare Peter, praticando con leggerezza un incantesimo, si inserisce proprio all’interno di questo anomalo cambio di rotta. Lo Strange conosciuto finora non si sarebbe mai assunto un rischio simile, e non avrebbe compiuto un gesto potenzialmente in grado di sovvertire l’ordine delle cose.
Infatti, dopo aver erroneamente richiamato i villain dagli altri universi, lo stregone si impegnerà a rimediare, osteggiato da un Peter Parker intenzionato a “curare” i super-cattivi prima di rispedirli nel rispettivo universo. L’anomalo comportamento di Strange potrebbe essere parzialmente giustificato dal suo status: dopo essere stato blippato da Thanos in Avengers: Infinity War, Steven ha perso il ruolo di Stregone Supremo in favore di Wong, e questo avvenimento potrebbe averlo segnato e confuso. Oppure potrebbe semplicemente essere un difetto del film, frutto di una trama un po’ claudicante.
Non è tutto oro
Sia ben chiaro, da un prodotto di intrattenimento di massa non possiamo aspettarci una sceneggiatura ricca di preziosismi. Inoltre, confezionare un film in grado di reggere alla grande l’avvicendarsi di moltissimi personaggi non è un’impresa facile. Sta di fatto che alcune scelte narrative potevano essere più curate, e che l’innesco principale delle vicende si riveli, a conti fatti, leggermente debole.
Tutto parte infatti dal desiderio di Peter Parker di essere dimenticato, elemento che potrebbe anche configurarsi come valido avvio per l’intreccio della narrazione. Il problema è che la terribile situazione creata dalla rivelazione di Mysterio non trova sufficiente riscontro, in termini di peso, all’interno del film. La responsabilità sta nella tendenza, tipica del MCU, a sdrammatizzare e far sorridere lo spettatore, anche quando il momento non lo consentirebbe. Per questa ragione, lo smascheramento di Spider-Man resta un avvenimento importante, e nonostante il diverso minutaggio dedicato alla vita post-rivelazione, il reale stato emotivo di Peter si percepisce solo marginalmente.
Immischiato, suo malgrado, in una lotta tra fazioni pro e contro Spider-Man, Peter Parker si ritrova a essere spettatore della sua rivelazione, invece di esserne il protagonista. In breve, manca la necessaria introspezione morale, in grado di condurre l’eroe all’unica, rischiosa scelta. Superato questo ostacolo, tuttavia, il film scorre piacevolmente. Esattamente come molte altre pellicole afferenti il MCU, la sceneggiatura soffre di alcune piccole o grandi crepe, dovute alla fisiologica difficoltà di mantenere un collegamento tra tutti i film. Si tratta, comunque, di dettagli che i più potranno trascurare, e che non influiscono sulla buona riuscita della pellicola.
Cogliere le sfumature
Al netto di questi difetti, Spider-Man: No Way Home è un film che riesce a far sembrare brevi due ore e mezza. La pellicola scorre rapidamente, in maniera ordinata e comprensibile, e l’avvicendarsi dei personaggi on-screen non mette mai in difficoltà lo spettatore. Il vero pregio di No Way Home è proprio questo: all’interno del film tutti i personaggi, dai buoni ai villain, hanno il tempo necessario di esprimersi. Ciascuno di loro assume importanza, e le loro storie vengono raccontate con cura, consentendo una caratterizzazione che non si ferma alla semplice contrapposizione buono-cattivo.
Cogliere le sfumature di tutti i personaggi in un film che porta su schermo una dozzina di interpreti è davvero un grandissimo risultato. No Way Home ci riesce appieno, e non esiste (a parte Strange) un personaggio che venga dimenticato o sottovalutato nello scorrere degli eventi. Quello che traspare, più di ogni altra cosa, è la cura maniacale nella gestione del singolo. Trovare il giusto minutaggio per tutti in un film destinato a diventare uno dei più importanti e discussi dell’anno è sicuramente un lavoro che richiede competenza, attenzione e una sana dose di passione. Ecco, forse siamo giunti alla parola migliore per inquadrare questo film: passione.
Spider-Man: No Way Home recensione: non è solo un super-eroe
Perché, in fin dei conti, di questo si tratta. Spider-Man: No Way Home non è semplicemente un film incentrato sull’Uomo Ragno, ma un omaggio a tutto tondo alla sua figura. L’apparente spensieratezza, il peso del ruolo e il dilemma etico che quotidianamente il super-eroe si trova a fronteggiare sono alla base di tutti gli eventi che occorrono in questo film. Se da un lato il giovane Peter Parker si approccia a questioni normali come gli amici, il primo amore, l’università, dall’altro Spider-Man è costretto a misurarsi con situazioni che nessun ragazzo della sua età dovrebbe mai trovarsi a vivere.
D’altronde, la fallibilità di questo Spider-Man era già emersa in Far From Home, quando aveva consegnato le chiavi della tecnologia Stark a Mysterio. In No Way Home, Peter compie una scelta potenzialmente ancor più rischiosa, scegliendo di fidarsi di ben 5 criminali ai quali nessuno avrebbe affidato un centesimo. Consapevole delle conseguenze (delle quali parleremo nella parte spoiler) Peter sceglie deliberatamente di essere se stesso, contravvenendo al diktat di Strange e mettendo a rischio l’incolumità di tutti.
Spider-Man, alias Peter Parker è sempre stato questo. Anche nei momenti di difficoltà, anche quando la realtà disillude l’aspirazione, l’amichevole ragno di quartiere riesce sempre a trovare il modo di essere migliore. No Way Home è l’immagine di questo assunto, fino in fondo: l’eroe pronto a sacrificarsi pur di salvare e proteggere il prossimo. Questo film segna il passaggio dallo Spider-Man giovane e immaturo delle prime due pellicole a un ragazzo estremamente consapevole di ciò che significa indossare gli abiti del ragno.
Spider-Man: No Way Home recensione: ATTENZIONE, SPOILER
A proposito di indossare gli abiti del ragno. Sta per iniziare la parte spoiler, se non avete ancora visto il film potete saltare a piedi pari questa sezione.
Siete pronti? Ok. Ebbene sì, ci sono! Ormai non si parlava d’altro, anche se a un certo punto sembrava non essere più un segreto. Tobey Maguire e Andrew Garfield riprendono il loro ruolo di Spider-Man in No Way Home, unendosi a Tom Holland per affrontare tutti i villain giunti dai loro universi. Inutile dire come, al momento della loro comparsa, la sala si sia trasformata in uno stadio. I due Spider-Man, in particolare quello di Maguire, sono entrati nei nostri cuori per ragioni diverse. Rivederli, addirittura insieme, è stato commovente.
Tra l’altro, anche il tempo on-screen dei tre Spider-Man è stato più che soddisfacente. Sentirli dialogare, parlare del loro passato e di come hanno reagito agli eventi occorsi nei loro universi ha aggiunto al film l’effetto nostalgia definitivo. Tuttavia, non si è trattato solo di questo: Maguire, Garfield e Holland sono stati in grado di stabilire un rapporto di empatia, guidati da quell’etica comune ai tre, a più riprese citata da Maguire.
I due Spider-Man entrano in scena appena dopo la scomparsa di un personaggio fondamentale per Peter-Holland: la dipartita di May per mano di Goblin funge da anello di congiunzione con la vera essenza del ragno. “Da un grande potere derivano grandi responsabilità” afferma May prima di accasciarsi sotto gli occhi di Peter. Certo, una frase prevedibile, ma quanto mai provvidenziale nel percorso di crescita di Spider-Man. Questo è ciò che intendo quando parlo di sacrificio: la perdita di May scarica il peso della realtà sulle spalle del giovane Peter, lo forgia, portandolo a definitiva maturazione.
SPOILER: la cura
Nel momento più buio, scegli di far affidamento sulle tue forze. O sulle tue varianti. Appena dopo la morte di May, Holland si ritrova a dialogare con due versioni di sé, anche loro falcidiate in eguale misura dalla vita. Le loro storie, il modo in cui hanno affrontato il dolore e reagito, sono da esempio per il giovane Spider-Man. Un altro elemento di valore assoluto all’interno del film è la sensazione costante che il protagonista sia sempre Holland. Gli altri Spider-Man, pur se presenti e funzionali alla trama, sono semplicemente il motore verso la crescita del giovane Peter, che rimane saldamente al controllo delle azioni. Insieme, i tre saranno in grado di ideare l’antidoto in grado di liberare i super-cattivi dai loro opprimenti poteri.
Tutto conduce alla catarsi dello scontro finale, il momento in cui Peter-Holland fronteggia il carnefice di May. Goblin, folle come mai, lotta contro il giovane, uscendone sconfitto. Peter, accecato dalla rabbia, sta per giustiziare il suo nemico, ma viene fermato dall’arrivo di Maguire. Il saggio Spider-Man ricorda a Peter chi sono, e cosa li contraddistingue. A quel punto, Holland risparmia Goblin e lo salva, purificandolo, al pari degli altri villain.
Spider-Man: No Way Home chiude anche il cerchio dell’Uomo Ragno di Andrew Garfield. Il momento in cui riesce a salvare MJ da una fatale caduta segna la redenzione definitiva dalla tragica morte di Gwen Stacy in The Amazing Spider-Man 2. Un momento forse prevedibile, ma che ha donato un senso di pace ai tanti affezionati allo Spidey di Garfield.
Spider-Man: No Way Home recensione: conclusioni
A conti fatti, Spider-Man: No Way Home è probabilmente, insieme a Spider-Man 2 di Sam Raimi, la migliore espressione cinematografica del super-eroe targato Marvel. Al netto di una trama non eccessivamente brillante e di una CGI che sovente soffre di qualche leggera défiance, la pellicola raccoglie gradimento su tutti i fronti. Ottima l’interpretazione di Holland, sicuramente la più incisiva della trilogia, e godibile anche la performance dei co-protagonisti e dei già citati villain.
Inizialmente proposto come l’Endgame di Spider-Man, No Way Home non tradisce le attese, e regala ai fan due ore e mezza di emozioni, colpi di scena e sentimenti. Anche le due scene post-credit, tipiche dei prodotti Marvel Studios, aggiungono informazioni importanti e, senza addentrarci nello spoiler, anticipano l’argomento principale delle prossime teorie a tema super-eroi.
O forse no. Probabilmente è il caso di rallentare, soffermarci su questo film, dimenticando il suo status di prodotto mainstream, per godere un po’ di quel sano romanticismo per un personaggio pieno di potere, di responsabilità, e di profonda, immutata, bellezza.
Recensione in breve
Spider-Man: No Way Home
Spider-Man: No Way Home è un film che conquisterà tutti i fan del personaggio, grazie a diverse scelte narrative che puntano dritte alla pancia dello spettatore. Una buona dose di amore verso il super-eroe e il classico effetto nostalgia contribuiranno a rendere No Way Home una delle massime espressioni dell'Uomo Ragno su grande schermo.
PRO
- Azione e intrattenimento
- Un meraviglioso effetto nostalgia
- Interpretazioni di livello
- Caratterizzazione dei personaggi
- Traspare l'amore per il personaggio
- Ehi, è pur sempre Spider-Man!
CONTRO
- Trama non sempre convincente
- CGI da rivedere in alcuni punti
- Uno Strange troppo...strano