Mi trovo un po’ in difficoltà a scrivere la recensione del nuovissmo Spongebob: Amici In Fuga. Questo è uno di quei momenti in cui vorrei essere mio nipote di 10 anni che conosce Spongebob Sqarepants meglio dei suoi genitori, così da poter valutare il film con quell’innocenza e e quella mancanza di gusto (inteso come non avere pretese né sovrastrutture) tipica dei bambini. Invece sono un vecchio cinico, disilluso, dall’arido cuore post-romantico e quindi ci sono tante cose in questo Spongebob: Amici In Fuga che mi fanno accapponare la pelle. Ma cerco di mettere da parte tutto, risvegliare il bambino che è in me e cercare di essere il più obiettivo possibile. Vediamo se ci riesco.
Spongebob: Amici In Fuga, recensione: non è un film per adulti
Quando dico che Spongebob: Amici In Fuga non è un film per adulti, ovviamente non intendo dire che risente della mancanza di uomini e donne nudi che fanno dei balletti rosa in orizzontale, o in altre angolazioni. Intendo dire che è di una semplicità disarmante, con un messaggio così chiaro e semplice da essere stampato a caratteri cubitali su praticamente ogni fotogramma del film.
Ma questo credo non ci sia bisogno di ribadirlo, in quanto Spongebob Squarepants, in un modo o nell’altro, lo conoscono anche le pietre. Nato dalla fantasia del compianto Stephen Hillenburg, morto a San Marino nel 2018 per le complicazioni dovute alla SLA, Spongebob ci ammorba è presente sui nostri televisori dal 1999. Non so se vi rendete conto: sono 21 anni che Spongebob va in onda. Meno dei Simpson, ma più dei Griffin. E ha generato pure 3 film: Spongebob: Il Film del 2004, Spongebob: Fuori Dell’Acqua del 2015 e questo Spongebob: Amici In Fuga del 2020.
Se non siamo di fronte a una miniera d’oro, allora non so come altro poter definire Spongebob Sqarepants. Altri dubbi che ho sono: cosa ci sarà ancora da raccontare di Spongebob dopo 21 anni? E cosa avrà ancora da dire Spongebob dopo 21 anni?
Ok, l’ho detto all’inizio, sono troppo vecchio e disincantato per essere un fan della spugna gialla di Bikini Bottom, ma a vedere Spongebob: Amici In Fuga, direi che la risposta a tutti i miei dubbi è: poco.
Ma questi sono i miei occhi, agli occhi di mio nipote probabilmente la risposta è: “Zio, mi fa ridere, poi parla di amicizia e ci sono i cowboy pirata zombie!”
Al che io gli risponderei: “È vero, mio adorato nipote, ma non bast…” fermandomi di colpo, come per una paresi cerebrale, perché mi rendo conto che in effetti qualcosa trapela da sotto il pelo dell’acqua. Cose come la decostruzione e ricostruzione dei buddy-movie, che mio nipote non ha proprio idea di cosa sia; oppure una comicità non-sense infilata qua e là in piccoli particolari che solo un adulto può carpire; un gigantesco gioco meta cinematografico; una morale finale allo stesso tempo banale e per niente banale. Insomma, sono troppo vecchio per apprezzare completamente Spongebob: Amici In fuga il film, ma troppo intelligente per disprezzarlo.
Spongebob: Amici In Fuga, recensione: sotto il pelo dell’acqua
Al netto di tutte le cose endemiche del nostro Spongebob che trovo insopportabili, tipo che non c’è mai un momento in cui i personaggi stiano zitti e dicono le cose urlando (e detesto i personaggi ciarlieri e urlatori tipici dei cartoni animati) ; che Spongebob ha una voce fastidiosissima (per me che sono misofonico); che i personaggi riescano a raggiungere livelli di stupidità esasperante (perché sono vecchio e se fossi un bambino probabilmente apprezzerei), in Spongebob: Amici In Fuga sono riuscito a farmi piacere un bel po’ di roba.
Per esempio, come dicevo prima, la decostruzione e ricostruzione dei buddy-movie. Spongebob e Patrick fanno a pezzi le regole tipiche di quel tipo di film, salvo poi ripercorrerle in modo quasi pedissequo e funzionale alla storia.
Poi ci sono dei cameo veramente gustosi, come Snoop Dogg che, in un momento di delirio di Spongebob e Patrick, si lancia in un rap scatenato (da questa definizione dovreste evincere quanto sono vecchio), per annunciare l’arrivo di Danny Trejo. Ma soprattutto la presenza di Keanu Reeves che è la cosa più meta cinematografica mai vista, in quanto Keanu su internet è ormai considerato un santo, tutti gli vogliono bene in quanto uomo più buono del mondo (e mi chiedo come non abbia ancora vinto il Nobel per la bontà) e va tantissimo su qualunque cosa, un po’ come il nero nella moda, e nel film fa la parte di una specie di cespuglio divino, molto saggio che aiuta i nostri eroi a credere in se stessi.
Per finire con una morale non così banale sull’accettazione di se stessi, sul motivo per cui è importante avere amici e di come spesso si confonda l’amicizia con altre cose che con il sentimento non c’entrano proprio niente. Il finale, devo essere sincero, mi ha colpito e mi ha fatto anche un po’ riflettere. Ma poco, per dire, non ho pianto, anche se l’ho trovato soddisfacente.
Il merito va sicuramente a Tim Hill, regista e sceneggiatore, che è legato più a Spongebob Squarepants che alla sua famiglia, credo. Anche perché dopo 21 anni in cui ha scritto 222 episodi della serie, i 3 film dirigendone 2, ha creato i videogiochi sul personaggio e tutta una serie di altri corti con protagonista la spugna gialla, o lo ama alla follia, oppure lo detesta e da un momento all’altro fa un massacro che levati.
In ogni caso la ciliegina sulla torta di Spongebob: Amici In Fuga è sicuramente la parte visiva e tecnica del film (e qui l’età e l’esperienza mi vengono in aiuto invece). I personaggi, i materiali, la tridimensionalità e l’integrazione con le scene in live action è assolutamente sublime. Forse nel 2020 non ci sarebbe da stupirsi, ma credo che, al di là di nomi blasonati che costantemente settano nuovi standard qualitativi, ci siano molte produzioni minori che lascino un po’ a desiderare a livello tecnico e Spongebob: Amici In Fuga non è di certo nella prima categoria, ma ha un livello di dettaglio e tante piccole chicche tecniche che mi hanno piacevolmente stupito.
Spongebob: Amici In Fuga, recensione: conclusioni
In sintesi, Spongebob: Amici In Fuga non è un capolavoro, come avrete capito, e non è un film irrinunciabile, ma è un film di intrattenimento per la famiglia. Con questo intendo da guardare tutti insieme che sicuramente piace ai bambini, ma che qualcosa dà anche agli adulti che così non sono costretti a sorbirsi l’ennesima bambinata terra terra. Soprattutto se poi mamma e papà hanno voglia di prendere il pargoletto e usare Spongebob per spiegare alcune cose del rapporto con gli altri.
Comunque ha tante piccole cose belle, come la comicità surreale e non-sense che a volte è un po’ grossolana e banale, ma altre è più sottile e simpatica (guardate come si muove la testa di Keanu Reeves nel cespuglio).
Forse ci saranno un sacco di adulti che lo apprezzano più di me, perché magari ci sono cresciuti insieme o perché a loro piace, ma sono sicuro che non ci sarà nessuno che lo reputerà brutto o completamente insalvabile, perché non lo è.
Spongebob: Amici In Fuga uscirà su Netflix il 5 novembre 2020, vi lascio con il trailer ufficiale del film.
Recensione in breve
Spongebob: Amici In Fuga
Spongebob è Spongebob, non c'è niente da fare, ha milioni di fans in tutto il mondo, è in Tv da ben 21 anni ed è al suo terzo film che sicuramente non può non piacere, a patto che si cerchi di guardarlo con gli occhi del target a cui è rivolto: i bambini. Può essere un film per famiglie che dà qualche spunto di riflessione in casa.
PRO
- È divertente
- Ha dei bei cameo, su tutti Keanu Reeves
- Graficamente eccezionale
- Bella la morale
CONTRO
- È per bambini
- Potrebbe non piacere agli adulti