Quanto stiamo per raccontarvi è difficile da scrivere, tanto più da capire e digerire: un ragazzo nordcoreano è stato condannato a morte per aver introdotto in Corea del Nord, dopo un viaggio in Cina, una chiavetta USB con su Squid Game, serie di grande successo divulgata su Netflix. Per chi non conoscesse le regole della Corea del Nord tutto questo potrebbe sembrare assurdo, ma lo è anche per chi queste regole ferree le conosce molto bene.
Squid Game Corea del Nord: cosa è successo
Non è semplice scrivere questo articolo senza correre il rischio di farlo sembrare un testo politico. Non è semplice, soprattutto, perché stiamo per parlarvi di una delle nazioni più difficili da decifrare per via della sua chiusura verso il resto del mondo: la Corea del Nord. Documentandovi su Youtube e Google, vi ritroverete a leggere di leggi molto ferree che vietano tantissime cose alla popolazione, tra cui la divulgazione di media provenienti da altri Stati. Anche partendo da questa base di conoscenza, però, resta assurdo pensare che una persona possa morire per aver importato una serie tv in uno Stato. Eppure è così: stando a quanto riportato dall’emittente radiofonica Radio Free Asia, uno studente nordcoreano è stato condannato a morte per aver importato una copia di Squid Game, popolare serie Netflix, dopo un viaggio in Cina.
Oltre al ragazzo che ha subito la ferrea legge che vieta l’importazione di materiale mediatico dagli stati dell’occidente, sono stati colpiti anche i suoi amici e insegnati: rei di aver visto Squid Game, gli amici sono stati inizialmente messi in arresto, poi cinque di loro sono stati puniti con un lustro di lavori forzati e uno è stato condannato all’ergastolo. I secondi, invece, saranno licenziati ed esiliati. Questa è la prima volta che il governo nordcoreano punisce i minori sulla base della legge che impedisce la distribuzione di materiale estero, e ha generato un grandissimo scalpore in tutto il mondo.
Squid Game Corea del Nord: regole ferree
Non è facile, appunto, scrivere questo articolo. L’ho fatto con il pensiero fisso a questi ragazzi, con la paura di far passare un sito di fotografia per un luogo di propaganda politica. Certe cose, però, non possono lasciarci indifferenti: ogni stato del mondo ha la sua idea politica e le sue leggi ma, ferree o meno che siano, vedere dei ragazzi condannati ai lavori forzati e uno di loro alla morte per aver visionato una serie tv è qualcosa che lascia molto tristi e amareggiati.
Ognuno cura l’orto di casa sua, questo è certo. Non voglio fare politica, ma mi spiace dirlo che sembra veramente assurdo morire per una cosa del genere.