L’obiettivo di ogni fotografo è sicuramente quello di riuscire a scattare foto belle, nitide e dettagliate. Si acquistano prodotti costosi per cercare di ottenere sempre il risultato migliore, e infatti i fattori da considerare per avere foto o video sempre perfetti sono tanti. Uno dei più importanti, soprattutto negli ultimi anni, è lo stabilizzatore d’immagine, uno strumento software o hardware che aiuta ad avere immagini nitide in tantissime situazioni. Scopriamo come funziona nel dettaglio.
Stabilizzatore d’immagine: cos’è e come funziona
Con la tecnologia che avanza siamo sempre di più abituati ad avere fotocamere con caratteristiche tecniche complesse che hanno come scopo quello di aumentare la qualità delle foto e dei video. Le aziende fanno a gara per quanto riguarda le caratteristiche tecniche delle proprie fotocamere, come ad esempio il sensore fotografico, il quale sembra debba avere sempre più megapixel della concorrenza. Certo, ormai è molto complicato stupire gli utenti, perché si è arrivati a caratteristiche che fino a pochi anni fa potevano sembrare impossibili. Tra le specifiche che i fotografi amano più di ogni altra cosa spicca lo stabilizzatore d’immagine. Se un produttore presenta una nuova macchina fotografica che non integra questa caratteristica le critiche degli utenti non tardano ad arrivare, segno che comunque molti fotografi la reputano praticamente fondamentale. Ma perché è così importante stabilizzare le immagini?
Quando ci si trova in situazioni particolari, magari in condizioni con poca luce, risulta complicato scattare foto con un tempo di esposizione abbastanza veloce da non incombere nel problema delle vibrazioni. Quando si tiene la fotocamera in mano, scattando con tempi come 1/40 di secondo, anche la minima vibrazione comprometterebbe il risultato finale dell’immagine. In questi casi, infatti, il micromosso è dietro l’angolo. Ovviamente si può utilizzare un diaframma fotografia più ampio in modo da recuperare qualche stop di luce, oppure si può utilizzare una sensibilità ISO fotografia più alta. Il problema è che non sempre si può utilizzare un diaframma molto ampio, magari perché non disponiamo di una lente molto luminosa, oppure perché non vogliamo avere una profondità di campo troppo ridotta. E allo stesso tempo non sempre si può alzare la sensibilità ISO, perché avremmo un rumore elettronico esagerato e una perdita di dettagli nella foto. Ecco, questo è uno di quei casi in cui avere una buona stabilizzazione delle immagini è fondamentale. Il compito dello stabilizzatore d’immagine è infatti quello di eliminare le vibrazioni che si hanno quando si scattano foto con tempi lenti. Un altro caso può essere quello delle foto con obiettivi fotografici “molto spinti”, ad esempio tele-obiettivi. Quando si utilizza una lente a 100mm o anche di più, il punto di vista è molto ristretto, quindi ogni minimo movimento è decisamente amplificato. Questo vuol dire che anche se si utilizzano tempi che possono sembrare abbastanza veloci, come ad esempio 1/100 o 1/200, si può comunque avere del micromosso.
Per quanto riguarda i video, la stabilizzazione è ancora più importante, perché non si tratta di ritrarre un esatto momento, ma di scene in movimento. Le vibrazioni nei video sono infatti un problema da non sottovalutare, perché non si hanno solo nel momento in cui si effettuano riprese con scarsa illuminazione, ma anche in situazioni più dinamiche in pieno giorno. Uno stabilizzatore è quindi fondamentale per chi registra video per ottenere immagini perfettamente nitide e fluide. Solitamente lo stabilizzatore è presente all’interno delle lenti, ma negli ultimi anni stiamo assistendo sempre di più alla stabilizzazione interna del corpo macchina fotografica. In questi casi è infatti direttamente il sensore ad essere stabilizzato, quindi i risultati sono ancora più soddisfacenti.
Stabilizzatore d’immagine: digitale oppure ottico?
La stabilizzazione può essere presente sia sugli obiettivi, sia sulle macchine fotografiche: reflex, mirrorless, fotocamere compatte, fotocamere bridge e anche action cam. Lo stabilizzatore d’immagine agisce su vari assi, andando a contrastare i piccolissimi movimenti dovuti alle vibrazioni delle mani, o di altri fattori, eliminandoli in parte o del tutto. Solitamente è più comune trovare uno stabilizzatore sulle lenti per macchine fotografiche, ovvero all’interno dell’obiettivo. Questo accade soprattutto per le reflex e le macchine fotografiche che integrano una lente non intercambiabile (compatte e bridge). Come spiegato sopra, la stabilizzazione è fondamentale per i tele-obiettivi, quindi sarà praticamente sempre presente, mentre ha meno senso sulle lenti grandangolari. Questo non significa che non esistano obiettivi grandangolari stabilizzati, attenzione. La stabilizzazione si misura con il recupero degli stop, cioè fino a quali tempi di scatto si possono evitare le vibrazioni. C’è un cosiddetto “tempo di sicurezza” per ogni lente, una specie di regola. Se infatti si utilizza un obiettivo equivalente 50mm si può evitare il micromosso utilizzando tempi più veloci di 1/50 di secondo, mentre se si utilizza una lente equivalente 100mm si dovranno utilizzare tempi di scatto più veloci di 1/100 secondo e così via. La misurazione della stabilizzazione avviene quindi con gli stop di luce che è possibile recuperare su questo tempo di sicurezza. Se una lente equivalente a 100mm integra una stabilizzazione con recupero di 3 stop, vuol dire che è possibile stabilizzare le immagini con tempi di scatto fino a circa 1/15 di secondo. La stabilizzazione che viene utilizzata per le lenti è sempre di tipo ottico, ovvero è presente un sistema meccanico che tramite un giroscopio muove le lenti in modo da contrastare i movimenti involontari del fotografo.
Quando lo stabilizzatore d’immagine è invece montato all’interno del corpo macchina le cose cambiano: si ha sempre lo stesso metro di misura per quanto riguarda gli stop di luce che si possono recuperare, ma in questo caso tutte le lenti che vengono utilizzate sono stabilizzate. La stabilizzazione, infatti, non sposta le lenti all’interno dell’obiettivo, ma il sensore stesso. In questo modo le immagini possono essere stabilizzate ancora meglio, perché è il sensore che cattura le immagini e muovendosi ha un’efficacia maggiore rispetto ad un obiettivo. Se si utilizza una fotocamera con stabilizzazione interna accoppiata ad una lente stabilizzata il risultato è ancora maggiore, perché le due stabilizzazioni lavorano all’unisono per rendere le immagini perfettamente nitide. A differenza degli obiettivi, le fotocamere possono montare due tipologie di stabilizzazione: ottica ed elettronica. Quella ottica è la stessa che abbiamo descritto per le lenti, mentre quella elettronica sfrutta un processore dedicato che tramite alcuni algoritmi riesce ad evitare micromossi e tremolii. Questo sistema software è per ovvi motivi meno efficace di uno stabilizzatore ottico, e anche meno costoso visto che non ci sono componenti meccanici da sviluppare e costruire. La stabilizzazione digitale può essere presente su qualsiasi tipologia di fotocamera, proprio perché si tratta di una caratteristica software che può anche essere aggiornata nel tempo. Ogni produttore ha la propria nomenclatura per quanto riguarda la stabilizzazione, le più importanti sono: Image Stabilizer di Canon, Vibration Reduction di Nikon, SteadyShot di Sony e OIS di Panasonic.
Stabilizzatore d’immagine: conclusioni
La stabilizzazione delle immagini è sicuramente una caratteristica ormai importantissima, sia per i fotografi, sia per i videomaker. I vari produttori puntano tantissime risorse su questa specifica, proprio perché aiuta ad avere risultati sempre perfetti in qualunque occasione. Le fotocamere top di gamma devono quasi obbligatoriamente montare una stabilizzazione interna sul sensore per stare al passo con la concorrenza. Se una volta i fotografi si accontentavano di avere una stabilizzazione solo sulla lente, al giorno d’oggi puntano ad avere una doppia stabilizzazione sia sul corpo che sull’obiettivo.
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