L‘importanza che la Street Photography riveste in un momento storico come quello che stiamo vivendo, legato indissolubilmente alla pandemia di Coronavirus Covid-19, è immensa: grazie ad essa abbiamo la possibilità di vedere con i nostri occhi gli effetti del morbo sul mondo e capire i cambiamenti repentini a cui ci siamo sottoposti per vincere la battaglia, una testimonianza eterna di un anno che non dimenticheremo mai. In questo editoriale vi spiegherò perché penso che sia importante documentare il virus, e come il cambiamento vissuto abbia influenzato anche la mia fotografia.
Street Photography e Coronavirus: fotografia come testimonianza
“Per un solo motivo io fotografo: perché i miei figli sappiano in che mondo ho vissuto“. La frase di Gordon Parks descrive perfettamente l’importanza sociale e culturale della fotografia, capace di trasformarsi in testimonianza del nostro tempo. Tra dieci anni, con ogni probabilità, ricorderemo ancora questo maledetto anno caratterizzato dalla più grande pandemia dell’era moderna, in cui tutti noi abbiamo subito il colpo impreparati in tutto e per tutto ad affrontarla nel mondo adeguato. Il Coronavirus Covid-19 ha cambiato la nostra vita, ha modificato la nostra quotidianità e, forse, influenzerà il nostro modo di vedere il futuro e di relazionarci con le persone, nella speranza che da una situazione come questa si possa capire l’importanza di certe cose e imparare dagli errori commessi.
Tra i tanti generi fotografici uno più di tutti si è fatto carico della fiaccola e degli oneri del testimone del tempo: la Street Photography, che ci ha mostrato i cambiamenti dovuti al Coronavirus raccontandoci di strade deserte, città fantasma, del distanziamento sociale e del fragoroso silenzio della paura e del dolore. Tutto quello che abbiamo visto e abbiamo potuto documentare è stato grazie a questo genere fotografico e ai fotografi che si sono fatti carico dell’enorme onere di raccontare la situazione, rischiando anche la propria salute, rimanendo in prima linea affinché noi potessimo sapere. Da sempre la fotografia di strada ci permette di conoscere le usanze dei popoli, i loro usi e costumi, divenendo la più limpida e pura forma di comunicazione culturale mai esistita. Di questo ne sono convinto, e a darmi credito ci sono le migliaia di immagini realizzate in decenni, testimonianze che ci hanno permesso di entrare in contatto con realtà e che, altrimenti, sarebbero finite dimenticate.
Molto spesso si dibatte sulla Street Photography: è giusto fotografare persone senza il loro consenso? Dove sta il significato di fotografare una persona seduta su una panchina mentre si mangia un panino? Tutte domande lecite, certo, e non voglio assolutamente far cambiare idea a coloro che pensano che sia un genere fotografico fuorviante o inutile; ognuno ha le sue idee ed è giusto rispettarle. Quello che mi preme dire, però, è questo: senza addentrarci in discorsi legati alla privacy delle persone, che ci porterebbero via molto tempo e che abbiamo affrontato in modo dettagliato nella guida a questo genere, la Street Photography è da sempre una fonte enorme di testimonianza dei periodi storici che hanno contraddistinto l’umanità ed è normale che in questo momento, scandito dalle lancette della corsa contro il Coronavirus, si trasformi in un mezzo di comunicazione dalla forza dirompente. Molti fotografi abusano della fotografia di strada e molti altri la utilizzano come mera scusa per uscire di casa, è vero, ma ci sono anche persone che con la macchina fotografica in mano sentono il peso della responsabilità di documentare la situazione non per vincere premi personali o fare successo grazie ad uno scatto, ma per raccontare ai posteri uno dei momenti più cupi della nostra storia. Sul resto, non vorrei soffermarmi più di tanto: qui non stiamo parlando di affrontare la fotografia di strada in modo aggressivo o da ninja come Henri Cartier Bresson, quello su cui vorrei concentrarmi è l’importanza di comunicare tramite una forma di linguaggio così diretta e potente.
Street Photography e Coronavirus: l’unicità della visione
Fare Street Photography potrebbe sembrare semplice, ma vi assicuro che non è così: come direbbe un mio caro amico, non basta “puntare la macchinetta e scattare a caso”. Ognuno di noi scrive in modo diverso, mangia in modo diverso, dorme in modo diverso e fotografa in modo diverso, quindi la fotografia di strada si dirama tra punti di vista differenzi, ideologie personali e linguaggi unici basati sui rispettivi trascorsi. Un grande maestro affermò che due fotografi nella stessa stanza con il medesimo soggetto faranno sempre due fotografie diverse perché diversa è la loro storia, e lo stesso concetto vale anche nella diramazione della Street Photography dove ogni testimone del suo tempo con la fotocamera in mano ha una sua personale visione del mondo e della situazione che sta affrontando facendoci arrivare una serie di immagini simili ma diverse, tutte che raccontano il Coronavirus da prospettive differenti.
La situazione legata al Coronavirus è unica e grazie alla Street Photography possiamo conoscerla da diversi punti di vista che si trasformano nei personali romanzi dei fotografi che le realizzano. L’importanza di immortalare questo momento trascende tutto e, con ogni probabilità, saremo capaci di capirlo solo una volta che sarà finita l’emergenza. Quello che ci tengo a farvi comprendere, è che è giusto riconoscere quanto la fotografia di strada ci abbia raccontato di una situazione che resterà per sempre negli annali e verrà studiata con ogni probabilità dai nostri figli sui libri di scuola. Di questo non posso quindi che esserne grato.
Street Photography e Coronavirus: il mio cambiamento
Io sono da sempre un forte estimatore della fotografia di strada, nonché un accanito fotografo che prova a raccontare la vita tramite questo linguaggio. Ho sempre adorato catturare momenti, istanti di normalità che racchiudessero un significato profondo e che mi ricordassero l’umanità spesso dimenticata delle persone. Quando posso, macchina fotografica alla mano, esco e provo a documentare e testimoniare, cercando sempre di portare il massimo rispetto per le persone che immortalo e che finiscono nelle mie storie. L’espandersi del coronavirus Covid-19 ha influenzato tantissimo non solo la mia Street Photography, ma quella di chiunque: improvvisamente, da un giorno all’altro, ci siamo visti rinchiusi tra le mura di casa impossibilitati a raccontare tramite la fotografia, e mentre coraggiosi fotoreporter hanno avuto la possibilità di documentare ciò che stava avvenendo nel mondo, molti di noi hanno dovuto posare la macchina fotografica in attesa di giorni migliori. Con l’arrivo della famigerata “Fase 2” abbiamo avuto la possibilità di tornare per strada, ovviamente con tutte le precauzioni del caso necessarie a contenere il virus, e tra una camminata rilassante al parco e un giro al mercato di paese, ho potuto constatare sulla mia pelle il seme del cambiamento.
Le persone che ho incrociato lungo la strada cambiavano lato, si scostavano impaurite, mi guardavano male. L’altro giorno sono stato al supermercato a fare la spesa e una signora, sulla cinquantina, aveva difficoltà a reperire un oggetto posto in cima allo scaffale. Mi sono avvicinato e ho chiesto se le servisse aiuto ma lei, inaspettatamente, si è scansata di fretta affermando di non volerlo più. Queste situazioni fanno capire quanto il Coronavirus abbia cambiato le relazioni umane, che già prima di questa vicenda possiamo tranquillamente affermare che non erano idilliache. Finite le compere mi sono diretto in paese con la macchina fotografica in mano, nella speranza di raccontare il silenzio e la desolazione causate dal morbo. Quello che ho visto, mi ha lasciato senza parole: parchi deserti con l’erbaccia alta quanto una persona, cestini dell’immondizia talmente pieni di rifiuti da finire a terra, persone con la mascherina che osservavano indispettite ogni mio singolo movimento. Tutto questo fa riflettere molto, ma fa capire anche un’altra cosa: tutto è diverso e nulla è più come prima.
Mi sono reso conto che fare Street Photography ai tempi del Coronavirus non è affatto semplice, e vi giuro che ero convinto del contrario: come tanti altri ero sicuro che bastasse fotografare una strada deserta, una persona anziana con mascherina e guanti per far capire la situazione, ma non è stato così; fare fotografia di strada in questo contesto è difficile, spiazzante e arriverei quasi ad utilizzare la parola destabilizzante, in certi contesti. Ho visto come l’umanità sia cambiata drasticamente nel modo di porsi, di camminare, di respirare, di interagire. Di sorridere. Siamo cambiati dentro, perché il male che abbiamo vissuto è stato talmente grande da colpirci come un pugnale gelido sulla spina dorsale. Quello che mi dispiace è vedere tante persone che ancora sottovalutano la situazione, di cui non metterò immagini per non creare inutili dibattiti fini a sé stessi, però è incredibile come ci siano ancora cosi tanti stupidi in giro.
Quello che ho cercato di fare, nel modo più onesto possibile, è stato raccontare quello che ho visto e vissuto, con un occhio attento alle varie situazioni che si presentavano davanti a me. La scelta del bianco e nero per queste immagini è stata semplice: da sempre sono un “bianconerista” accanito e, tolte alcune situazioni lavorative dove è richiesto il colore, prediligo sempre l’utilizzo del monocromatico. Questo stile mi permette di raccontare senza distrazioni quello che accade intorno a me, senza che l’osservatore possa venire disturbato da colori tanto accesi quanto fuorvianti ai fini della storia. Come disse un altro grande maestro della fotografia italiana, Gianni Berengo Gardin, se si fotografa una persona intenta a compiere un’azione vestita con un abito giallo sicuramente l’attenzione cadrà su di esso piuttosto che sul racconto. Questo è lo stesso concetto che si lega alla mia fotografia, ed è quello che ho seguito realizzando scatti di Street Photography cercando di documentare la vita ai tempi del Coronavirus.
Street Photograhy e Coronavirus: cosa cambierà?
Molte persone mi hanno chiesto: “Luca, secondo te cambierà il modo di approcciarsi alla fotografia di strada?“. Questa, a dirla tutta, è una domanda veramente difficile a cui rispondere e molte opinioni diverse potrebbero rivelarsi esatte. Non posso sapere se la Street Photography cambierà drasticamente in seguito alla pandemia di Coronavirus Covid-19, posso solo confermarvi che, ora come ora, qualcosa di diverso c’è. Come vi ho scritto sopra, basandomi sulla mia personale esperienza, il rapporto con i soggetti è diverso perché diversa ora è la situazione generale. Penso che i prossimi mesi non saranno facili per i fotografi di strada perché quelle a cui andiamo incontro rimangono restrizioni molto pesanti che potrebbero impedire di tornare a svolgere questo linguaggio nel modo migliore possibile. Dubito, però, che si prolunghi per sempre e diventi una costante dei prossimi anni: tutto si sistema prima o poi e anche la pandemia scomparirà. È la vita. Un giorno torneremo a fotografare i sorrisi delle persone che gioiscono delle loro giornate, magari con gli occhi lucidi perché hanno capito che ogni momento è importante e che basta veramente poco per far finire tutto e ritrovarsi dentro un incubo terrificante senza fine. Sapete perché sono convinto che la Street Photography supererà tutto, anche il Covid-19? Perché è un linguaggio talmente radicato e consolidato nella nostra società che è impossibile tagliarne le radici.
Non sono nemmeno indispettito dal fatto che tantissimi fotografi stiano realizzando scatti simili su questo argomento: concordo pienamente con il fotografo Andrea Frazzetta, che abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare durante una delle dirette che stiamo tenendo in queste settimane con FotoNerd Live. Durante la chiacchierata, Andrea ha affermato che non è preoccupato del fatto che tanti fotografi stiano realizzando foto simili, ma anzi è felice del fatto che tante persone diverse si siano dedicate a documentare questo momento. Questa riflessione, bellissima e che trasmette un valore incredibile nell’era in cui si tende a demonizzare chiunque si ispiri ad un’altra idea, penso faccia capire come, davanti a certe situazioni, bisogna solamente agire senza fermarsi a dubitare troppo di se stessi.
Street Photography e coronavirus: per non dimenticare
La fotografia di strada ci aiuta a non dimenticare, a farci carico di responsabilità dirette e indirette che abbiamo il dovere di rispettare. Mi viene in mente un piccolo esempio per farvi capire l’importanza di questo genere fotografico: il Bacio a Time Square, di Alfred Eisenstaedt. Era il 1945, il presidente Truman aveva appena annunciato la fine della Seconda Guerra Mondiale e il popolo si era riversato per le strade a festeggiare. Il fotografo si unì alla festa per documentarla e riuscì ad immortalare un soldato e una ragazza che si baciavano mentre intorno a loro le persone sorridevano e gioivano per la fine dell’incubo, laddove fino a poco prima ci sarebbero state bombe, lacrime e morti. Questa fotografia di strada racconta perfettamente un periodo storico, un momento unico ed irripetibile della storia dell’umanità, trasformando una semplice immagine in un’icona del suo tempo. Questo dovrebbe farvi capire l’importanza che la Street Photography ha da sempre nella società ed è giusto che anche in una situazione come questa essa si faccia carico di essere la testimone legittima della pandemia di coronavirus Covid-19.
Street Photography e coronavirus: ricordare il male, per trovare il bene
Tutti coloro che hanno realizzato Street Photography in questi mesi hanno scritto una pagina importantissima della nostra storia, dando vita senza saperlo ad un archivio enorme di immagini che serviranno ai nostri figli, nipoti e pronipoti a conoscere il male che abbiamo vissuto. Voi potreste domandarmi: che senso ha ricordare il dolore, non sarebbe meglio dimenticare? Purtroppo, e mi duole davvero dirlo, no: è necessario ricordare il male e il dolore perché solo ricordandoli saremo in grado di non sbagliare più, di compiere la scelta giusta e di evitare che situazioni simili possano ripetersi. Per quanto sia frustrante e doloroso, il ricordo di questi giorni cupi sarà per noi una fonte inestimabile di conoscenza negli anni a venire e, grazie alla Street Photography, le persone che verranno avranno una testimonianza concreta ai tempi del Coronavirus.
Street Photography e coronavirus: galleria fotografica completa
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- Coronavirus 5 foto in quarantena: una guida che abbiamo stilato per permettervi di sperimentare con la fotografia durante il periodo di quarantena, in totale sicurezza tra le mura di casa vostra;
- Coronavirus disinfettare fotocamera: una guida dettagliata che vi spiega come pulire la vostra attrezzatura al fine di evitare il più possibile ogni forma di contatto con il virus;
- Coronavirus 8 attività fotografiche: una lista di attività che potete svolgere al sicuro presso il vostro domicilio, legate alla fotografia.