È difficile scrivere una recensione di Sul Più Bello perché qualsiasi cosa io possa dire, non renderebbe come andare a vederlo tutti insieme e poi fare un cineforum in cui si parla di ogni cosa sbagliata della pellicola. Ma anche questo non sarebbe fattibile, perché durerebbe molto più del film e rischierei di essere accusato di sequestro di persona. Quindi mi limito a scrivere qui, sperando di far passare almeno in parte il profondo disagio che ho provato in sala durante la visione. Sul Più Bello è tratto dall’omonimo romanzo di Eleonora Gaggero che non ho letto e dopo aver visto il film, non leggerò.
Sul Più Bello recensione: la peggio gioventù
Il teen dramedy, ma anche il dramedy senza i teen, è un genere molto, ma molto difficile da realizzare. Bisogna bilanciare bene dramma e commedia, due generi opposti, che in questo caso devono sposarsi amabilmente come gli ingredienti di un piatto di alta cucina in modo che: A) l’uno non prevarichi l’altro e B) non si crei quel senso di straniamento che rende tutto poco credibile. Si parte da una storia solida e verosimile, che deve essere sviluppata in una sceneggiatura brillante, che non perda di vista la serietà del soggetto, ma al contempo sdrammatizzi portando qualche risata; poi ci vuole una regia capace di gestire i tempi comici, ma che riesca a rendere bene i momenti drammatici; ultimo ingrediente, ma non ultimo per ordine di importanza, è la parte attoriale che deve essere solida e credibile per rendere bene la parte drammatica quando serve, ma deve diventare lieve nelle parti più comiche senza perdere di credibilità, ma perfetta, ancora una volta, nei tempi comici. I cimiteri sono stracolmi di dramedy.
Sul Più Bello fallisce ogni singolo ingrediente, dalla sceneggiatura superficiale, alla regia che scopiazza a destra e a manca senza criterio, il tutto condito da una recitazione francamente imbarazzante. Se volessi descriverlo in due parole per rendere fin da subito la sensazione che ho avuto io potrei dire che è come se: Nicholas Sparks, Federico Moccia e Amèlie avessero fatto un threesome e Sul Più Bello fosse il figlio illegittimo di quella notte andata male, anzi, malissimo.
Marta (Ludovica Francesconi) è una ragazza di 19 anni, malata di fibrosi cistica (ma nel film la chiamano mucoviscidosi perché è un nome molto più divertente, nome più faceto, più adatto ad alleggerire il dramma che i malati di fibrosi cistica affrontano ogni giorno) ed è orfana dall’età di 3 anni. Il suo sogno è sempre stato quello di sposare un ragazzo bellissimo, visto che è una ragazza profonda e con dei sani principi, come vedremo poi. Va a convivere con i suoi migliori amici fin dall’infanzia: la bella Federica (Gaja Masciale) e Jacopo (Jozef Gjura) entrambi omosessuali, perché in un film moderno, per i ggiovani (sì, proprio con 2 G rafforzative per quanto sono giovani e moderni) moderni e dalla mente aperta, l’omosessualità non è mai abbastanza, quindi meglio abundare quam deficere e mettere una ragazza e un ragazzo, così è chiarissimo che è tutto normale e sia le donne che gli uomini possono essere gay.
Marta si definisce bruttina (quando è obiettivamente una ragazza normale dal viso simpatico. Si può definire carina, non bella, ma è ben lontana dall’essere brutta) ed è ossessionata dal trovare un fidanzato bellissimo. Una sera incontra il bellissimo Arturo (Giuseppe Maggio)… o meglio, vede Arturo a una festa e si “innamora perdutamente” di lui e decide di “conquistarlo”. “Innamora perdutamente” e “conquistarlo” sono le versioni politicamente corrette di “completamente ossessionata” e “stalking da denuncia”, che ben si sposano con il disturbo sociopatico della personalità che è evidente che Marta ha e si manifesta in tante piccole cose per tutto il film.
In ogni caso, Marta riesce a estorcere un appuntamento ad Arturo che quella sera si innamora perdutamente di lei. Ma senza un vero rapporto di causa/effetto. Dalla regia, alla sceneggiatura, alla recitazione, non c’è alcuna costruzione sui sentimenti di Arturo che passa da “faccio del volontariato per una caso umano” a “è la donna della mia vita” senza soluzione di continuità. Eppure i film americani da cui copia a cui si ispira Sul Più Bello sono pieni di questi momenti e funzionano molto bene.
Qui scoppia il dramma, Marta, senza alcun motivo plausibile, non vuole dire ad Arturo che soffre di mucoviscidosi (ahahahahaha, che simpatici! Mi fa sempre ridere quella parola, ogni volta che la pronunciano!) e che rischia di morire per il temuto Supercazzola Virus (nel film pronunciano il nome del virus, ma non si capisce e sembra una supercazzola, visto che anche la malattia è trattata come una cosa simpatica) e quindi lo molla.
Intanto è passata è passata un’ora e 10, mancano 20 minuti alla fine del film e quindi si risolve tutto per il bene in men che non si dica. L’amore, quello vero, trionfa.
Sul Più Bello recensione: il peggio cinema (con piccoli spoiler)
Vi avviso, in questa parte ci sono degli spoiler sulla trama, niente che non si evinca dal trailer, ma in ogni caso ve li segnalo.
La regista è Alice Filippi, che ha una lunga carriera come seconda assistente alla regia e assistente alla regia della seconda unità per un sacco di robe televisive oltre che per Inferno e Spectre. In pratica Sul Più Bello è la sua opera prima e qui ha dato fondo a tutte le sue risorse copiando pedissequamente Wes Anderson e Il Fantastico Mondo Di Amélie, già citato all’inizio. E badate che non è un “si ispira a…”, ma è proprio una copia pedissequa di quel tipo di regia, perché non c’è alcun tipo di reinterpretazione, di invenzione o di variazione sul tema. Dai colori della fotografia, alla composizione dell’inquadratura, ai movimenti e alle posizioni degli attori. Sembra quasi di vedere uno di quei video su YouTube dal titolo: “Se Wes Anderson avesse diretto…” e mettete il titolo del film che preferite. Nel complesso, la regia di Sul Più Bello è definibile come amatoriale, senza personalità, all’apparenza perfetta nella forma, ma senza spunti, guizzi, novità o niente che non si sia già visto prima in altre opere di qualcuno che “vuole fare Wes Anderson senza essere Wes Anderson”. Con, tra l’altro, tocchi particolarmente leziosi che non aggiungono nulla al film. Tipo Marta che, con un accappatoio con le orecchie da coniglio, scorre a destra e a sinistra su Tinder e quando scorre a destra si muove l’orecchio destro e a quando scorre a sinistra si muove il sinistro. Perché questa cosa “surreale”, che non è supportata da nient’altro all’interno del film? O Sul Più Bello è una favola, che però si manifesta per tutta la durata, oppure è realistico. Queste incursioni non solo non apportano nulla alla pellicola, ma fanno cadere il velo di credibilità che dovrebbe avere.
Ma se anche la regia risulta abbastanza anonima nel complesso, il peggio di Sul Più Bello arriva in fase di sceneggiatura. Roberto Proia e Michela Straniero pescano a piene mani dai film tratti dai libri di Nicholas Sparks e di Federico Moccia, con quel romanticismo e quell’amore stereotipato da un tanto al chilo. Ci buttano dentro tonnellate di luoghi comuni per ggiovani senza minimamente provare a calarsi dentro i panni dei ragazzi di oggi. Davvero, non c’è alcun rispetto per i sentimenti, per l’omosessualità (che viene strumentalizzata in questo film), per la malattia e per quelli che dovrebbero essere il target di Sul Più Bello, ossia i giovani.
Seguono SPOILER su Sul Più Bello, saltate questa parte se non volete sapere niente.
Ci sono cose assurde in Sul Più Bello, a partire da Marta: è rimasta orfana a 3 anni, soffre di fibrosi cistica e non c’è nemmeno l’ombra di una famiglia adottiva o di un tutore o di qualcuno che si sia preso cura di lei negli ultimi 16 anni. Eredita la casa dei genitori, morti appunto 16 anni prima, e va a vivere con i suoi due amici, ma fino a quel momento, appunto, dove ha vissuto, con chi ha vissuto, come mai ogni volta che va in ospedale perché sta male o per qualche controllo, non c’è nessuno che in teoria avrebbe dovuto crescerla?! O meglio, ci sono sempre Federica e Jacopo, suoi coetanei, che non credo che si siano presi l’onere legale di adottarla all’età di 3 anni.
Senza contare che Marta è chiaramente sociopatica, come dicevo all’inizio. Non ha nulla che la renda un minimo gradevole o simpatica: per conoscere Arturo, quando lo vede alla festa, tenta di stalkeragli il profilo social, ma lui ce l’ha privato. Allora lei ruba il telefono a un ragazzo invaghito di lei (così ci dicono) amico di Arturo e fa in modo di passarsi i contatti di Arturo, peccato che il telefono dello spasimante cada nel water del locale (perché ricordo che questo film è anche una commedia e questa cosa fa riderissimo secondo gli autori) e Marta invece di recuperarlo e salvarlo in qualche modo, fa spallucce e se ne fotte bellamente, perché, essendo profondamente infantile, egoista e incapace di provare rimorso o senso di colpa, chissenefrega se butta via o rompe le cose degli altri, anche se sono di importanza vitale, come appunto uno smartphone per un ragazzo. Quando lei torna in sala, si vede questo povero disgraziato che cerca in modo disperato il telefono.
Ma il peggio è che Arturo viene stalkerato pesantemente da Marta, roba che lei si intrufola nello spogliatoio dell’associazione di canottaggio dove lui si allena e gli ruba l’asciugamano, poi raccoglie le posate e il pane che lui lascia sul tavolo e imbusta tutto tenendolo in camera sua, contemplando e annusando gli oggetti rubati. Ma chi fa una cosa del genere? A parte Hannibal Lecter, intendo.
I co-protagonisti di Sul Più Bello, Federica e Jacopo, sono gay, ma fanno sesso tra di loro (scena agghiacciante per come è stata girata) per avere un figlio, a 19 anni! Secondo gli sceneggiatori è una cosa normale che due ragazzi di 19 anni, omosessuali o meno, e amici da una vita vogliano un figlio a tutti i costi. Per carità, è possibile, ma anche questa cosa viene buttata in farsa invece di essere approfondita. Tanto è che a un certo punto si mettono di buzzo buono per concepire un bambino usando un clistere per farcire il tacchino. Ma davvero sto vedendo una cosa del genere e devo pensare che sia credibile?!
Ma di cose del genere ce ne sono mille dentro Sul Più Bello. Le tralascio tutte, ma non quella finale. Marta ha ‘sta benedetta fibrosi cistica, è in cura da tutta la vita da questo pneumologo di fama che, dopo averle detto che le rimangono 10 minuti di vita su per giù, le dice: “Se vuoi andare da un altro dottore più bravo ti posso capire” con quel fare passivo/aggressivo tipico di alcuni medici esperti. Ma non basta, perché è Arturo sul finale, dopo essere tornato insieme alla sua amata Marta, che cercando su Google trova una cura sperimentale che potrebbe guarirla, o almeno farla vivere più a lungo. Quindi, riassumo: pneumologo di fama, passivo/aggressivo che non è al corrente di una cura sperimentale che potrebbe salvare una sua paziente, informazione facilmente reperibile su Google da un ragazzo qualsiasi.
Tutti ridono. Sipario.
Fine Spoiler su Sul Più Bello
Sul Più Bello recensione: amare conclusioni
Sul Più Bello è un film che andrebbe visto con gli amici solo per riderci sopra.
Non ho ancora parlato della parte attoriale, perché è la ciliegina sulla torta. La protagonista, Marta, ha comunque un viso simpatico, particolare, ed effettivamente si impegna, anche se sembra più l’imitatrice di Audrey Tatou che un’attrice completa, ma almeno ha i suoi momenti. Arturo fa il belloccio e anche lui qualcosa di suo ci mette, benché il personaggio sia piatto e sui generis, ma è colpa della scrittura. Ma il resto del cast crea imbarazzo nello spettatore. Federica e Jacopo sbagliano completamente intonazione e intenzione di ogni singola sillaba che pronunciano e non sanno stare davanti alla macchina da presa. Possibile che non ci sia un direttore artistico sul set di Sul Più Bello che abbia detto: “No, guarda, così fa veramente schifo, rifai la scena come se un minimo avessi idea di cosa stai facendo e dicendo! ” ?
L’unico aggettivo che riesco a trovare per Sul Più Bello è: imbarazzante. Vedendolo ho provato un forte disagio, come poche volte in vita mia. La sceneggiatura, la regia, l’interpretazione sono al di sotto di ogni minimo sindacale, il risultato è un film che non ha un’identità precisa. È un dramma impastato di fiaba che vorrebbe essere divertente, ma non riesce in nessuno dei presupposti. Non appassiona, non fa ridere, non è una favola romantica e non fa sognare.
Perché analizzandolo, forse il vero scopo di Sul Più Bello dovrebbe proprio essere quello di far sognare lo spettatore, facendolo tuffare nel mare della giovinezza, dove le emozioni sono assolute, le amicizie sono eterne e le malattie sono un piccolo ostacolo verso l’immortalità. E invece ci si tuffa su una lastra di marmo. Di faccia. E fa male. Ma male, male male.
Vi lascio con il fuorviante trailer di Sul Più Bello, che quando l’ho visto ho pure pensato fosse un bel film.
Recensione in breve
Sul Più Bello
Sul Più Bello è una teen dramedy che dovrebbe parlare in modo leggero e divertente di giovani, amore, amicizia e malattia e invece manca l'obiettivo di qualche decina di chilometri, nonostante fosse a due passi dal punto di tiro. È un film imbarazzante, irrispettoso di tutte le premesse e del target a cui è indirizzato, i giovani. Non c'è molto altro da dire.
PRO
- Marta ha un viso simpatico
- Il film dura poco
- Il trailer è più bello del film
CONTRO
- La regia copia quella di Wes Anderson senza essere Wes Anderson
- Tutti i temi toccati, sono trattati malissimo
- Gli attori non hanno alcuna direzione artistica
ok tutto quello che vuoi, ma il film anche se ha cose che non hanno senso ma tratta secondo me di una cosa che pensano quasi tutti i giovani di oggi cioè “come è possibile che uno come te(bello) stia con una come quella.
Buon salve, Salve.
Ok tutto quello che vuoi, però credo che avesse appigli per parlare di qualcosa di un po’ più alto.
Poi se è questo che lacera gli animi dei giovani d’oggi, mi adeguo (e comunque ritengo che anche quell’argomento sia trattato in maniera pessima!)
Grazie per questi 4 minuti di risate! Non ho visto il film, non è nemmeno il mio genere, ma presagivo e volevo una conferma. E grazie per aver parlato “politicamente scorretto”, perchè diciamolo, questo politicamente corretto da pseudoanticonformista della domenica ci ha leggermente polverizzato le palle. Con l’eroe di turno, omosessuale, mentalmente instabile, brutto come la fame, femminista e possibilmente mezzo nero e mezzo asiatico, che però fa simpatico, trovo sia offensivo per tutte queste “classi sociali” messe insieme. Almeno, personalmente se appartenessi ad una di esse ne sarei offeso. Ma invece no a quanto pare. Buon proseguimento!
Ma grazie a te Giacomo per avermi dedicato 4 minuti della tua vita, più il tempo per commentare.
L’articolo si legge in 9, ma diciamo che mi accontento.
Scherzo, eh…