La seconda stagione di The Boys si è conclusa e finalmente, dopo l’anteprima dei primi tre episodi, posso fare la recensione completa e ponderata dell’intera serie. Devo ammettere che ci ho messo un paio di giorni a digerirla completamente, il mio cuoricino era diviso tra l’odio e l’amore, da una parte impazzivo per l’evoluzione della trama, dall’altra ero lacerato dalla lentezza delle puntate. Ma alla fine, dopo lunghe meditazioni a gambe incrociate sotto una scrosciante cascata giapponese, sono arrivato alla conclusione che… quando cazzo esce la terza stagione?!
The Boys, recensione seconda stagione: The Bombing
Niente da dire, la prima stagione di The Boys, prodotta da Sony e distribuita da Amazon Prime Video, è stata una bomba che ha dilaniato il panorama delle serie Tv e della concezione dei supereroi. Sporca, cattiva, irriverente e assolutamente credibile perché, diciamoci la verità, se davvero avesse dei superpoteri chi li sfrutterebbe per fare il “bene”, senza impiegarli per diventare ricco?
Senza temere di essere smentito, la risposta è: nessuno! E The Boys, nella prima stagione, parte proprio da questo assunto: i super sono una macchina da soldi controllata da una multinazionale, la Vought, ai quali tutto è permesso. È tutto un metaforone dell’establishment americano a cui tutto è permesso, male che vada si chiede scusa, mentre la gente normale, i poveracci, le apine operaie che mandano avanti la baracca senza ricevere nemmeno un grazie, devono abbassare la testa e ringraziare, a loro volta, di avere il permesso di respirare la stessa aria degli dei dell’Olimpo.
Perfetto, funzionava tutto a meraviglia, ma non poteva durare per sempre. Parlo proprio della serie, non della trama. Se avesse continuato con quella metafora, The Boys avrebbe avuto vita breve e mostrato la corda subito, anche perché più di quello non si poteva dire, così Eric Kripke ha alzato il tiro per sfottere l’America e il Mondo intero, con i suoi supereroi col mantellino.
Ma ecco che arrivano le prime critiche: The Boys su Amazon Prime Video è diverso dal The Boys su carta di Garth Ennis!
E sticazzi?! Risposta standard che do ogni qualvolta mi viene proposto un paragone tra la carta stampata e la sua controparte cinematografica. Fumetti/libri sono due media completamente diversi dal cinema/televisione. Sono realizzati in modi diversi, con spazi, tempi, materiali, linguaggi e investimenti economici diversi. Sono realizzati da persone diverse, con concezioni, cultura, priorità e argomentazioni diverse. Come è possibile pretendere, o anche solo aspettarsi, che siano uguali?! Come si può non avere quel minimo di elasticità mentale da capire che la stessa storia può essere raccontata in modi diversi, puntando i riflettori e mettendo in evidenza sfaccettature diverse? Andrebbe tutto guardato e giudicato per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse. Abbiamo amato il libro/fumetto? Perfetto, guardiamo il film/serie tv e godiamoceli per quello che è. Anche perché se fossero la copia carbone l’uno dell’altro, sapremmo già tutto, non ci sarebbe alcuna sorpresa e non ci sarebbe alcun motivo per passare da un media all’altro. Senza contare il fatto che il pubblico del cinema/televisione/servizio di streaming al 90% non è lo stesso dei libri/fumetti e se le cose fossero fatte per quel 10% i Marvel Studios, per citarne uno a caso, sarebbero già falliti.
Fine del rant.
Passiamo al review bombing di The Boys perché Amazon si è permesso di pubblicare un episodio a settimana, invece di buttarlo fuori tutto insieme. Capisco che siamo abituati ad avere tutto subito per fare binge watching svaccati sul divano mentre ci strafoghiamo di patatine, ma siamo anche tutti quanti un po’ troppo adulti per fare i capricci e picchiare i piedi per terra per queste cose. The Boys è una serie vietata ai minori di 18 anni e pensare che ci siano persone che vadano sull’internet a mettere voti bassissimi per fare un dispetto mi riempie il cuoricino di tristezza e mi riporta a quando avevo 8 anni e mio padre placava le mie rimostranze a sberle forti. Sì, sto parlando di un periodo in cui era lecito dare uno schiaffo al figlio per educarlo e fargli capire che il mondo non gira intorno a lui, invece di assecondarlo in tutto, insegnandogli a dare la colpa agli altri, così da allevare uno spocchioso impreparato alle sberle della vita, che poi va su internet a mettere i voti negativi se una cosa non gli piace o entra in ufficio con un mitra e uccide i colleghi.
Fine del secondo rant.
The Boys, recensione seconda stagione: l’odio e l’amore
E finalmente arriviamo alla vera recensione di questa seconda stagione di The Boys.
Lo ammetto, l’ho amata per i temi e l’ho odiata per i tempi. Ho apprezzato tutto, o quasi, lo sforzo per demolire quanto fatto nella prima stagione di The Boys e ricostruire da zero una nuova impalcatura narrativa che andasse ad attaccare la pessima situazione che l’America il Mondo intero sta affrontando. Perché ci vuole tempo per costruire un nemico comune attorno al quale catalizzare l’odio comune per legittimare le peggio risoluzioni, qualcuno ha detto The China Virus? No? Scusate ho sentito male.
Il vero problema di The Boys è che decostruire tutto, Boys compresi, per poi ricostruirlo pezzo per pezzo, modificando dinamiche interne e ruoli, porta ad avere almeno 5 puntate, su 8, un po’ troppo verbose che girano a vuoto. Viene inserito un tassello alla volta, ma in modo troppo diluito. La seconda Stagione di the Boys avrebbe giovato ad essere asciugata molto, condensando le cose fondamentali per procedere in modo più spedito verso la bella puntata finale degna del pathos della prima stagione.
I personaggi nuovi, come Stromfront, interpretato da Aya Cash, sono una bella ventata d’aria fresca, anche in vista dell’approfondimento psicologico e conseguente modifica di personaggi come Patriota (Homelander, l’eccezionale Antony Starr), andando a sbilanciare gli equilibri della trama stessa per farla virare dove Kripke vuole. Ed Eric Kripke vuole parlare di un sacco di cose: dall’influenza delle Sette Religioni nella Hollywood che conta; alla presa in giro del dietro le quinte fallimentare di Justice League; fino all’innegabile vantaggio economico di scatenare una guerra, tra forniture militari e assoggezione del popolo bovino al volere dei potenti. Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta e si sarebbe potuto condensarla davvero in puntate più dinamiche, invece di ricorrere continuamente al “Momento Translucent Che Esplode” in ogni puntata per tenere desta l’attenzione dello spettatore.
La critica maggiore che mi sento di fare a questa seconda stagione di The Boys è proprio la lentezza, a tratti esasperante, con cui si snoda la storia. E non mi è piaciuto molto l’uso di Giancarlo Esposito che, mi spiace per lui, è obbligato a fare sempre lo stesso personaggio di Gus Fring da Breaking Bad in poi. Ok, gli cambiano il nome e il ruolo, ma nemmeno tanto, ma il succo rimane lo stesso, presenza centellinata e pilota automatico nella recitazione.
Mentre altre cose che mi lasciano l’amaro in bocca sono rimandate al prossimo paragrafo da leggere a vostro rischio e pericolo.
The Boys, recensione seconda stagione: The Spoiler
Ecco la parte con qualche piccolo spoiler, ma se siete fan della serie non ci credo che non abbiate ancora finito di vederla.
Partiamo dalla protagonista, di fatto, di questa seconda stagione di The Boys: Stormfront.
Il personaggio l’ho amato, davvero. Anzi, ho amato odiarla. Però mi ha deluso un po’ il background. Stiamo ancora parlando di nazisti? Ma che, davvero nel 2020 non si riesce a trovare niente di meglio che gli esperimenti nazisti? Non so, mi sembra una cosa trita e ritrita, vista mille volte e ogni volta che viene riproposta, ormai mi fa dire: “Ah, ok… YAWWWWNNN!“. Senza contare che se davvero viene da così lontano, se davvero è così potente, se davvero è stata la prima, come è possibile che nessuno la conosca e anzi, nessuno si ricordi di Liberty? Voglio dire, spara fulmini viola, anche se era incappucciata, con l’identità e la faccia segreta, non penso che cambi superpoteri da un momento all’altro.
Altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è l’inserimento di personaggi nati morti. Per esempio il fratello di Kimiko Miyashiro (Karen Fukuhara) attorno al quale girano 2 puntate e che muore alla fine della seconda. Va bene, aveva lo scopo di mettere Kimiko contro Stormfront per il catfight finale, ma porca miseria, ci girano intorno per due puntate!
Stessa cosa con Fiaccola (Shawn Ashmore): era una presenza costante della prima stagione per le nefandezze che ha combinato e che hanno portato alla distruzione dei Boys originali. Al che uno si aspetta un personaggione che quando viene introdotto, porca miseria, cambia le carte in tavola. E in effetti la sua introduzione è un toccasana per la stagione, sembra che le cose comincino a farsi interessanti. La seconda puntata si suicida dandosi fuoco nel QG dei 7. Ma che davvero?! A cosa è servito inserire Fiaccola?! A farci sapere che Blacknoir è allergico alla frutta secca?! Secondo me era un personaggio che poteva essere sfruttato di più e meglio, insomma, uno spreco che ha portato via altre due puntate per, diciamo, niente.
The Boys, recensione seconda stagione: conclusioni
La seconda stagione di The Boys è così, bella ma non troppo. A tratti molto divertente, a tratti piuttosto tediosa, ma il finale la risolleva e funziona benissimo come cliffhanger per la terza stagione.
Non voglio fare il menagramo, ma hanno un po’ faticato a riempire le 8 puntate di questa seconda stagione, diluendo la storia un po’ troppo. Hanno annunciato una terza stagione e uno spin-off. Spero, mi auguro, che Kripke e soci abbiano davvero le idee e le motivazioni giuste per tutta questa roba, perché il pericolo che comincino a sguazzare nel successo, uccidendo di conseguenza la serie, è davvero alto.
Resto fiducioso e do il beneficio del dubbio, non resta che aspettare vedere come si evolveranno i nostri The Boys e se davvero la serie rimarrà quella bella sorpresa arrivata con la prima entusiasmante stagione o finirà nel cestone del “Peccato era cominciata bene” come tante altre serie Tv che dopo un exploit brillantissimo, si sono spente come un costoso fuoco d’artificio, lasciando solo l’eco di un bello spettacolo troppo estemporaneo.
La seconda stagione di The Boys è tutta disponibile su Amazon Prime Video, vi lascio con il trailer.
Recensione in breve
The Boys seconda stagione
La seconda stagione di The Boys è un po' sottotono, ma comunque molto bella a mio parere. I difetti stanno tutti nella decostruzione e ricostruzione di quanto messo in atto nella prima stagione, per portare la metafora e il senso della serie a un altro livello. Il problema è che è una riscostruzione un po' lenta, con alcune puntate verbose e qualche sbavatura di troppo che fanno storcere il naso a chi ha amato la prima stagione.
PRO
- I nuovi personaggi
- Alcuni momenti davvero fuori di testa
- La metafora che evita alla serie di essere solo fine a se stessa
CONTRO
- Stagione troppo diluita con molte puntate vuote
- Alcune banalità sul background dei personaggi
- Alcuni personaggi sono solo funzionali alla trama e potevano essere sfruttati meglio