Ecco la nostra recensione di The Falcon and the Winter Soldier, la nuova serie televisiva prodotta dai Marvel Studios e disponibile su Disney+. Ultimissimo prodotto del Marvel Cinematic Universe, si pone l’obiettivo di approfondire i personaggi visti nei film campioni di incasso al botteghino e di spiegare al meglio alcune situazioni rimaste in sospeso dalle produzioni precedenti. Ma di preciso, di cosa parla? Quali sono gli attori? E soprattutto, ci avrà convinti? Scopriamolo insieme.
“Il mondo è sottosopra. La gente ha bisogno di proteggersi, le serve un simbolo”
The Falcon and the Winter Soldier recensione: la serie
La serie The Falcon and the Winter Soldier della quale vi apprestate a leggere la nostra recensione è un prodotto che appartiene al Marvel Cinematic Universe, un gruppo di film e serie televisive prodotti dai Marvel Studios e che sono basati sui personaggi dei fumetti della Marvel Comics (che bello, ho scritto “Marvel” 3 volte nella stessa frase, ora 4!). In particolare, The Falcon and the Winter Soldier appartiene alla Fase Quattro di questo progetto, che annovera le produzioni rilasciate fra il 2021 e il 2023, ed è la prima fase che include serie per il canale di streaming Disney + e che ha visto la sua inaugurazione con la serie Wandavision a gennaio 2021, della quale potete leggere la nostra recensione a questo indirizzo. The Falcon and the Winter Soldier e Wandavision non sono le uniche serie TV programmate in questa Fase Quattro, infatti sono in arrivo anche Loki, What If…?, Ms. Marvel, Occhio di Falco, Moon Knight, She-Hulk, Secret Invasion, Ironheart, Armor Wars e una ancor non meglio denominata serie ambientata in Wakanda.
The Falcon and the Winter Soldier, ossia Sam Wilson (Anthony Mackie) e Bucky Barnes (Sebastian Stan), arrivano a partire dal 19 marzo ogni venerdì sulla piattaforma di streaming di Disney +, facendoci compagnia per 6 episodi, fino al 23 di aprile. Le puntate hanno una durata compresa fra i 40 e i 50 minuti, il tempo perfetto in grado di coniugare lo spazio sufficiente ad un corretto sviluppo degli eventi e il bisogno di una puntata di svago non troppo impegnativo per gli spettatori. Non è prevista al momento una seconda stagione. Gli episodi sono sceneggiati da Derek Kolstad e Malcolm Spellman, mentre troviamo la canadese Kari Skogland (che si è occupata di alcuni episodi di serie blasonate come Vikings, Penny Dreadful, Fear The Walking Dead, House of Cards, The Americans e The Walking Dead) alla regia.
The Falcon and the Winter Soldier è stata annunciata nell’ottobre del 2018 e secondo i piani doveva essere la prima serie televisiva dei Marvel Studios ad approdare su Disney+, ma a causa dello slittamento delle riprese provocate prima da un terremoto che ha colpito alcune location e poi dall’epidemia di Covid-19, lo scettro è poi passato a Wanda (Elizabeth Olsen) e Visione (Paul Bettany) nel loro appuntamento settimanale di Wandavision.
The Falcon and the Winter Soldier è stata descritta da Kevin Feinge, il presidente dei Marvel Studios, come “un’esperienza cinematografica”, frase che vuol dire tutto e niente, ma se accoppiata al budget stanziato per ogni episodio, ossia 25 milioni di dollari, promette poco meno di 6 ore complessive di girato dalle interessanti potenzialità.
Si, sicuramente i soldi investiti sono da capogiro. Per farvi un piccolo paragone la HBO ha stanziato 15 milioni di dollari per ogni puntata della stagione finale di Game of Thrones, e il fatto che qui si parli di quasi il doppio del capitale investito testimonia il desiderio dei produttori di offrirci una resa vicina a quella cinematografica, specialmente nel comparto degli effetti speciali, affiancati magistralmente dalle musiche composte da Henry Jackman, che aveva già creato la colonna sonora di Captain America: The Winter Soldier e Captain America: Civil War.
Le riprese di The Falcon and the Winter Soldiers sono state effettuate in Georgia, presso i Pinewood Atlanta Studios di Atlanta, nella vicina area metropolitana, e a Praga. Inizialmente la serie doveva essere girata anche in una location di Porto Rico, ma i terremoti che si sono verificati sull’isola a partire da gennaio 2020 ne hanno impedito la realizzazione.
The Falcon and the Winter Soldier recensione: il cast
Chiunque abbia visto ed adorato i film del MCU non rimarrà deluso, Anthony Mackie (Sam Wilson/Falcon) e Sebastian Stan (Bucky Barnes/Winter Soldier) riprendono i loro ruoli, ma non sono le uniche conferme di volti noti ai quali abbiamo assistito in questi mesi. Fra i personaggi principali di The Falcon and the Winter Soldier troviamo Daniel Brühl che riprende il suo ruolo di Helmut Zemo, anche se protetto da una maschera viola che sarà familiare a chi ha letto i fumetti e un po’ meno a chi ha visto solo i film, ed Emily Van Camp che si riappropria del suo personaggio di Sharon Carter, o Agente 13. Nuovo ingresso, Wyatt Russell vestirà i panni di John Walker, il vero nome del personaggio U.S. Agent, che, al suo primo esordio in live action, ricoprirà il ruolo di sostituto di Captain America, scelto dall’esercito americano, dopo le vicende mostrate in Avengers: Endgame.
I personaggi ricorrenti hanno il nome e il volto di Clé Bennett, che impersona Lemar Hoskins, meglio noto con il suo soprannome Battlestar, mentre Georges St-Pierre è Batroc il Saltatore, il mercenario già incontrato in Captain America: The Winter Soldier, e Erin Kellyman darà vita a Karli Morgenthau, un anarchico antipatriottico terrorista anche noto come Flag-Smasher, gli Spezzabandiera. Ritroviamo con piacere Don Cheadle che riveste i panni di James Rhodes/War Machine, mentre ammireremo Elijah Richardson nel ruolo di Eli Bradley, mentre Adepero Oduye si calerà nella parte di Sarah Wilson, la sorella di Sam. Ruoli ancora non specificati sono stati assegnati a Veronica Falcón (i latini dicevano in nomen omen, nel nome è contenuto il destino!), Danny Ramirez, Desmond Chiam, Miki Ishikawa, Noah Mills e Carl Lumbly.

Molto probabilmente la maggior parte di voi ha già capito di chi stiamo parlando dai semplici nomi dei personaggi principali, ma 3 in particolare meritano un approfondimento. Nei 3 paragrafi seguenti troverete un “breve” riassuntino delle vicende accadute nei film degli anni scorsi, per aiutarvi a comprendere più adeguatamente o per ricordarvi meglio Falcon, Bucky e Zemo e per poter arrivare alla recensione di The Falcon and the Winter Soldier con una maggiore cognizione di causa. Attenzione, i 3 paragrafi successivi contengono spoiler su gli ultimi film dell’universo Marvel, ma ormai dovreste già averli visti tutti, o vi hanno già detto come va a finire. Quindi, nelle puntate precedenti…
The Falcon and the Winter Soldier recensione: Falcon nell’MCU
Leggermente differente dalla sua controparte fumettistica nata nel settembre del 1969 dalle penne di Stan Lee e Gene Colan, Falcon, il cui vero nome è Sam Wilson, ha il volto di Anthony Mackie nel franchise dell’MCU (Marvel Cinematic Universe). Sui grandi schermi, Falcon è un ex soldato, membro della 58esima unità degli United States Air Force Pararescue per i quali volava grazie ad uno zaino, un prototipo di jet-pack con ali dal nome EXO-7 Falcon. Tornato dalla guerra si occupa della gestione del disturbo post traumatico da stress dei reduci e del reinserimento nella vita quotidiana degli altri veterani, prima di diventare un membro dello S.H.I.E.L.D. e un Avenger molto amato per merito del suo senso dell’umorismo e per i suoi valori, che lo qualificano come un uomo integro e spiritoso, circondato da superuomini dotati di caratteristiche inumane. La prima apparizione nelle sale del primo supereroe afroamericano Marvel risale al 2014, nella pellicola Captain America: The Winter Soldier, dove lui e Steve Rogers, a.k.a. Captain America, si conoscono nei primi secondi dei film, quando Sam sta correndo e un “simpaticissimo” e pompatissimo Cap continua a sorpassarlo dicendogli “a sinistra”. Grazie, prima della somministrazione del siero del super soldato non eri così veloce, eh?
I due hanno entrambi perso il proprio gregario (quello di Sam si chiamava Riley, mentre quello di Cap lo vediamo fra un attimo) e sono caratterizzati da un’integrità morale granitica, quindi ovviamente fraternizzano, stanano l’HYDRA, l’organizzazione terroristica di stampo nazional-socialista che si era infiltrata nello S.H.I.E.L.D. e voleva ovviamente distruggere il mondo, e partono per ritrovare Bucky/The Winter Soldier, ma questo ve lo spiego meglio dopo.
L’anno dopo Sam è ancora impegnato nella ricerca e appare solo brevemente in Avengers: Age of Ultron come membro marginale che si unisce agli Avengers, e in Ant-Man, dove fa una pessima figura in un combattimento con Scott Lang, quando quest’ultimo prova ad entrare della base degli Avengers, riuscendoci a causa della sua capacità di rimpicciolirsi e sabotando in questo modo lo zaino con le ali di Wilson.Nel 2016 ritroviamo nuovamente Falcon sugli schermi in Captain America: Civil War, dove fa la sua comparsa Redwing, un interessante drone da ricognizione e combattimento, dotato di armi e di una telecamera e che permette a Sam di operare a distanza. Durante il film dichiara nuovamente la forza della sua lealtà, si schiera a favore di Cap e diventa il primo Avengers ad opporsi fermamente agli Accordi di Sokovia, una nuova legge che sottoponeva gli Avengers al controllo del governo, congedandosi dalle forze armate degli Stati Uniti. La lealtà verso Cap e la sua costante ricerca della verità facendo ciò che sente essere giusto, lo portano ancora una volta sulle tracce di Bucky, per difendere il quale nasce uno scontro fra Avengers, a seguito del quale Sam viene arrestato e imprigionato nel Raft, il carcere per superumani, dal quale poi sarà tirato fuori dal suo amico e collega Steve.
Il 2018 è un anno che ha fatto piangere tanti fan dell’MCU con la conclusione di Avengers: Infinity War, Falcon è tra gli eroi che cercano di sconfiggere Thanos e che si dissolvono quando il titano schiocca le dita. “Signor Stark? Non mi sento molto bene”, coriandoli di eroi, montagne di fazzoletti e fiumi di lacrime. Niente paura però! È il 2019 quando esce nei cinema Avengers: Endgame e Hulk ripara tutto (un curioso ibrido a metà fra Hulk spacca e Bob Aggiustatutto) schioccando nuovamente le dita, riportando in vita tutti coloro che erano scomparsi. È proprio il finale di quest’ultimo film che dà il là a The Falcon and the Winter Soldier che ci farà compagnia in tutte le puntate di questa recensione: Roger passa il testimone (anche se più che un bastone passato durante una gara fra staffettisti in questo caso si tratta del celebre ed indistruttibile scudo di vibranio) a Falcon, lasciandogli il suo ruolo in eredità.
OFFERTA

The Falcon and the Winter Soldier recensione: Winter Soldier nell’MCU
James Buchanan “Buck” Barnes, detto Bucky, noto anche come Soldato d’Inverno (in inglese Winter Soldier) o Lupo Bianco (e mi fermo qui per brevità ma ce ne sono altri), nasce come personaggio dei fumetti nel marzo 1941 dai disegni di Joe Simon e dai testi Jack Kirby, mentre nel Marvel Cinematic Universe è interpretato da Sebastian Stan. Newyorkese, classe 1917 anche se i suoi annetti se li porta molto bene, è il miglior amico di Captain America e lo accompagna nella sua crescita psicologica e nel superamento del lutto per la perdita dei suoi genitori, proteggendolo dai bulli che lo prendono di mira a causa del suo aspetto gracile.
Si dimostra essere un amico leale, patriottico e protettivo. In Captain America – Il primo Vendicatore (2011) vediamo come durante la Seconda guerra mondiale si arruoli nell’esercito americano con il ruolo di sergente, per poi venire imprigionato dietro le linee del fronte italiano dalle forze dell’HYDRA, la divisione scientifica dei nazisti. Cap accorre a salvarlo e, insieme ad altri sopravvissuti alla prigionia dei soldati di Teschio Rosso, fonda gli Howling Commandos, dei quali Buck è il cecchino. Durante un attacco su un treno sulle Alpi Svizzere, Bucky cade nel Danubio congelato e viene dato per deceduto. Nessun problema, lo sappiamo benissimo che i personaggi dei fumetti hanno più vite dei 44 gatti in fila per 3 con resto di uno: a volte ritornano. Infatti, è con enorme stupore che Steve Rogers scopre in Captain America: The Winter Soldier (2014) che il suo amico Bucky è in realtà il suo nemico, il Winter Soldier, diventato il principale e più mortale assassino dell’HYDRA, a seguito di un efficace e doloroso lavaggio del cervello con annessa ibernazione in Siberia e di un miglioramento genetico come quello che ha sperimentato Captain America. Passettino indietro. Durante il film precedente, Bucky era rimasto prigioniero ed usato come cavia da Arnim Zola, lo scienziato svizzero che lavorava per Teschio Rosso dell’HYDRA, che gli aveva somministrato una nuova versione del siero del super soldato che era stata capace di trasformare lo striminzito e quasi rachitico Steve Rogers in quell’ammasso di muscoli e forza che si celano sotto la tutina attillata di Captain America.
La caduta dal treno in corsa e la perdita del braccio sinistro sono il fattore scatenante che provoca l’attivazione dei poteri di Barnes, ma prima del ricongiungimento con il suo fedele amico, Bucky viene catturato per la seconda volta dall’HYDRA che lo fa diventare il suo più temibile agente segreto, armato di una protesi cibernetica in titanio al posto del braccio perso, di una forza sovraumana, di capacità rigenerative degne di nota e di riflessi fulminei. Tornando al presente, a seguito di uno scontro con Cap, il nostro Winter Soldier recupera un numero sufficiente di frammenti di memoria da mandarlo in confusione, e scompare, cercando di ricomporre il puzzle della sua esistenza. Cinematograficamente parlando la sua latitanza dura 1 anno, infatti nei titoli di coda di Ant-Man (2015) possiamo vedere che Captain America e Falcon lo rintracciano.
L’anno successivo esce nelle sale Captain America: Civil War e il povero, piccolo ed indifes…ehm, anche no, Bucky è riuscito a scappare dai suoi aguzzini e sta compiendo un lungo viaggio in sé stesso alla ricerca del suo passato, ma viene incastrato facendolo apparire il colpevole dell’attacco terroristico a Vienna che ha ucciso T’Chaka, re del Wakanda e padre di Black Panther. Captain America è sicuro della sua innocenza e cerca di aiutarlo, proteggendolo anche da Iron Man che cerca di ucciderlo perché, quando era sotto il controllo dell’HYDRA, il Winter Soldier aveva ucciso il signor Stark e sua moglie, rendendo Tony orfano. Questo scontro fra buoni provoca la rottura degli Avengers, ma la vera amicizia non ha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard, magari quella illimitata di Iron Man. Visto che andare in letargo è sempre un modo perfetto per passare il tempo in attesa che qualcuno ci curi, Bucky sceglie di farsi ibernare nuovamente a Wakanda, in attesa che gli enormi progressi tecnologici dello stato guidato da Black Panter (R.I.P T’Challa/ Chadwick Boseman, ci manchi!) permettano di liberarlo dal condizionamento psicologico che ha reso Barnes un soldato dell’HYDRA. E infatti è proprio in Black Panther (2018) che notiamo come, nella solita scena dopo i titoli di coda dei film Marvel, Bucky ringrazia Shuri, la sorella del re di Wakanda, per averlo curato. L’uomo che rinasce però ha una coscienza complessa, piena di sensi di colpa e che si vergogna delle atrocità commesse quando era sotto il controllo dei sovietici.
Siamo quasi arrivati alla nostra serie The Falcon and the Winter Soldier e alla sua recensione, in Avengers: Infinity War (2018) ritroviamo il Soldato d’Inverno, equipaggiato da un braccio nuovo in vibranio, al fianco degli Avengers, in un inutile tentativo di impedire a Thanos di vaporizzare metà popolazione terrestre. Come vi ho ricordato nel paragrafo precedente, purtroppo la missione fallisce, il titano raccoglie tutte le 6 Gemme dell’Infinito, schiocca le dita e…puff, polvere di Bucky davanti allo sguardo impotente del suo amico Cap, che ormai dovrebbe essere abituato a dirgli addio, ma forse la terza volta è quella buona? Nah! Nuovo film e nuovi popcorn, nel 2019 arriva Avengers: Endgame, siamo nel 2023 e Hulk l’aggiusta tutto riporta in vita anche Bucky. Tutti insieme appassionatamente (ops, ho sbagliato film) sconfiggono Thanos e vissero tutti felici e contenti, beh, quasi tutti vissero, uno no, ma non ricordatemi quelle scene, grazie! Finalmente dopo una vita di battaglia e di sofferenze, arriva il momento di un lieto fine anche per Captain America, che saluta gli amici e fa un viaggio indietro nel tempo per invecchiare al fianco del vero amore della sua vita, lasciando il suo scudo a… ok, ve l’ho già detto.
OFFERTA

The Falcon and the Winter Soldier recensione: Zemo nell’MCU
Ed eccoci finalmente arrivare al paragrafo di questa recensione dedicato al cattivo di The Falcon and The Winter Soldier. Il Barone Helmut Zemo che ha il volto di Daniel Brühl all’interno del Marvel Cinematic Universe, è il cattivo principale nel film del 2016 Captain America: Civil War ed è molto liberamente ma molto molto, ispirato al personaggio dei fumetti creato dalla magica penna di Stan Lee e dai disegni di Jack Kirby. Al cinema abbiamo visto un ex-colonnello delle forze speciali di Sokovia, ufficiale dell’intelligence sokoviana e comandante di EKO Scorpion, un’unità tattica paramilitare d’élite, sopravvissuto all’omonima battaglia tenutasi nel film Avengers: Age of Ultron, e che, purtroppo, ha perso la moglie e il figlio Carl (che, ironicamente, era un gran fan degli Avengers) nello scontro fra gli Avengers e l’esercito di Ultron.
Vendicativo, manipolatore e molto attaccato alla sua famiglia, desidera vendicarsi distruggendo i supereroi in una maniera estremamente subdola: bombarda, infatti, la conferenza delle Nazioni Unite che doveva varare gli Accordi di Sokovia, uccidendo il padre di T’Challa e incolpando per l’attentato il nostro Winter Soldier, dimostrando un’estrema pazienza e una maniacale cura per i dettagli. Infatti, analizzando accuratamente gli Avengers diventerà in grado di manipolarli, portando a quella spaccatura che provoca quella sorta di guerra civile interna che dà il nome al film. Ovviamente nessuno può sconfiggere Cap e Iron Man, quindi alla fine perde, viene catturato da Black Panther che lo salva dal suo tentativo di suicidio e lo consegna alle autorità per rispondere dei suoi crimini di guerra e per avere un giusto processo. Nelle scene finali del film lo si vede in una cella di contenimento mentre parla con Everett Ross, dimostrando di avere ancora qualcosa in mente e di non aver fallito completamente nella realizzazione del suo piano.
OFFERTA

The Falcon and the Winter Soldier recensione: la trama
Ambientata cronologicamente dopo Avengers: Endgame, The Falcon and the Winter Soldier si sviluppa in un mondo che è stato privato di Iron Man e di Captain America e che necessita di un eroe nel quale confidare, anzi, per citare le parole del trailer,
“Il mondo è sottosopra. La gente ha bisogno di proteggersi, le serve un simbolo.”
Sono trascorsi sei mesi dal blip, ossia da quando la metà della popolazione terreste spazzata via da Thanos è ritornata in vita al termine di Avenger: Endgame, e mentre Bucky si ritrova a fare i conti con il proprio passato senza l’appoggio del suo amico di infanzia Steve, cercando di affermarsi come eroe positivo, Falcon fa i conti con un’eredità della quale non si sente all’altezza, infatti, nelle ultime scene del film, Cap lo ha designato come custode del suo celebre scudo in vibranio, simbolo del personaggio. A testimonianza del fatto che il mondo non si ferma in attesa che tu sia pronto a lottare per il tuo futuro, dalle file dell’esercito americano è emerso un nuovo supereroe, U.S. Agent, per prendere il posto di Captain America, incarnandone gli ideali di un eroe di stato, pronto a raggiungere i suoi risultati a qualunque costo. Si, beh, U.S. Agent, Captain America…La fantasia è sempre un punto chiave nella scelta dei personaggi dei fumetti!

Ad ogni modo vedremo nel corso di queste 6 puntate descritte come “buddy comedy” Falcon al fianco di Winter Soldier affrontare il loro vecchio nemico, il Barone Zemo, che già in precedenza era riuscito a mettere in scacco Bucky. Cosa avrà architettato questa volta? Sam e Bucky riusciranno a fare squadra anche senza il loro amico comune e diventare quella figura che il mondo cerca così disperatamente?
The Falcon and the Winter Soldier recensione: i nostri pareri episodio per episodio
Eccoci finalmente atterrare nello spazio riservato alle singole puntate in questo articolo dedicato alla recensione di The Falcon and the Winter Soldier (si, spero gli trovino un soprannome perché mi sto stancando di scriverlo tutte le volte, è lunghissimo!). In questo paragrafo troverete le nostre opinioni su tutti e 6 gli episodi della stagione, vi consigliamo di attivare le notifiche, selezionando l’apposita campanella che trovate in fondo a questa pagina, in modo da ricevere un avviso ogni volta che quest’ articolo sarà aggiornato. In questo modo non vi perderete nemmeno una parola scritta su questa serie che si preannuncia come un ottimo cocktail con ingredienti interessanti come azione, valori e una spolverata di sense of humor che non guasta mai. Il tutto servito ben freddo. Ecco il trailer ufficiale della serie.
1×01 Il nuovo ordine mondiale
Non proverò nemmeno a nasconderlo, sentendo la familiare sigla dei film e telefilm Marvel mi è venuta la pelle d’oca, tanta era in me l’aspettativa per questo primo episodio di The Falcon and the Winter Soldier. La puntata si apre con Falcon che si prepara e osserva lo scudo che fu di Captain America, riflettendo sul peso dell’eredità che gli è stata affidata. Batroc (Georges St. Pierre) è tornato dopo la sua ultima apparizione in Captain America: The Winter Soldier e sta lavorando per un’organizzazione chiamata LAF, che ha rapito un colonello. Le premesse per una serie estremamente dinamica ci sono tutte: aereo dirottato, elicotteri, tute alari, missili, droni, super vista ed inseguimenti mozzafiato in un canyon, creando un prodotto spettacolare ed adrenalinico, che mi ha risvegliata questa mattina meglio del caffè.
Inevitabile il paragone con la staticità che ha caratterizzato i primi episodi di Wandavision, ma non mancano nemmeno in questa produzione i riferimenti all’introspezione dei personaggi. 6 mesi dopo il blip infatti, la Terra si ritrova profondamente in crisi ed emergono nuovi cattivi, come l’associazione denominata Flag-Smasher, che lotta per un mondo unito e senza confini, nel frattempo ritorniamo ad osservare la psiche di Sam che dopo un discorso profondissimo “ora ci servono nuovi eroi, che siano adatti ai tempi in cui viviamo. I simboli sono vuoti senza le persone che danno loro un significato” (un po’ lunga, altrimenti perfetta per un tatuaggio) rinuncia allo scudo di Cap, donandolo allo Smithsonian. Parole estremamente nobili, che però celano la profonda insicurezza di Sam, che non si sente all’altezza dell’eredità, infatti confida a James Rhodes/War Machine (Don Cheadle) che lo scudo gli sembra appartenere a qualcun altro.
Mentre la prima apparizione di Sam è tranquilla, dinamica ma con una scena di azione pianificata, Bucky gli fa da perfetto contrappunto spuntando da un muro e facendosi largo a forza di pugni e spari, in quello che si rivela essere un incubo. Il nostro Winter Soldier sta seguendo un percorso di riabilitazione con la sua psicoterapista (Amy Aquino) che ci fa campire come Barnes ora sia un civile e che la sua grazia è veicolata ai risultati della terapia. In bocca al lupo allora! Il Soldato d’Inverno ha una brevissima (ironico) lista del perdono, il suo modo di fare ammenda per il male fatto è di catturare le persone che, lavorando per l’Hydra, ha contribuito a mettere al potere. Non posso far a meno di notare che fra le persone elencate ci sia anche H. Zemo, un nome che ci farà compagnia nelle prossime puntate.
Permettetemi una riga sola (o forse più) per fare un grande applauso al doppiatore Emiliano Coltorti per il bellissimo lavoro svolto. Si, lo so, quello dei doppiatori è un mestiere che viene lodato sempre troppo poco, ma la voce calma e profonda che ha fornito a Sebastian Stan/Winter Soldier è veramente degna di una nota di merito. Ve lo faccio anche vedere, a tributo di tutte le persone che conosciamo solo per nome ma che hanno anche un volto, e che rendono grandi produzioni come questa. Eccolo.
Tornando alla nostra recensione di The Falcon and the Winter Soldier, spinto a coltivare le amicizie, Bucky prosegue nel suo percorso di redenzione, cercando di fare ammenda per il dolore che ha causato agli altri durante i suoi quasi 100 anni di super-soldato. Mentre Sam cerca di ricucire le fila di una vita messa in pausa: sua sorella Sarah (Adepero Oduye) ha qualche problema finanziario e Sam che si rende amaramente conto che non sempre essere un supereroe implica salvare tutto e tutti. Lo sappiamo però, le brutte notizie non arrivano mai da sole, mentre in Svizzera c’è stato un attacco degli Flag-Smashers, in America arriva la notizia che qualcun altro ha raccolto l’eredità di Captain America, assumendone l’incarico. In fondo, i treni persi li prende poi qualcun altro! Come reagirà Sam a questa novità? E quando, finalmente, Sam e Bucky inizieranno a lavorare insieme per difendere il mondo? Non vediamo l’ora di scoprirlo!
1×02 L’uomo a stelle e strisce
Finalmente è di nuovo venerdì, e questo significa che il weekend è vicino e che siamo di nuovo qui, nel nostro appuntamento settimanale con la recensione di The Falcon and the Winter Soldier. L’episodio pilota si era chiuso con Wyatt Russell alias John Walker/U.S. Agent, che aveva preso il posto di Captain America in una scena un po’ terribilozza, guardando in camera e facendo l’occhiolino agli spettatori. A quanto pare l’intenzione è quella di farlo apparire come nuovo sex symbol, perché la puntata 1×02, L’uomo a stelle e strisce, si apre con un suo spogliarello! In una produzione che si concentra tantissimo sulla psicologia dei personaggi, non stupisce l’ampio spazio dedicato anche all’uomo dal mento e dal naso più importante della serie, che, pure lui, si domanda se sarà all’altezza di ciò che la gente si aspetta da lui. Ormai è il terzo personaggio che ha sulle spalle un grande peso di aspettative e ha il terrore di deludere gli altri. Diceva l’immensa Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi sono una prova” per caso gli autori stanno utilizzando questa serie per parlare di sé stessi e per psicoanalizzarsi? Bah, se è così continuino pure, adoro il risultato!
Tornando alla puntata, Walker è concentrato sul peso dello scudo di Cap e sulle responsabilità del suo ruolo, da un grande potere derivano grandi responsabilità. Ah, ops ho sbagliato film di nuovo, sta diventando un’abitudine. Tra le nuove responsabilità del povero Walker ci sono milioni di autografi da firmare e un’intervista da sostenere. Che fatica.
Vera chicca è lo sguardo con il quale Bucky Barnes fissa lo schermo durante la trasmissione, sembra quasi di vedere apparire un “WTF???” fra le rughe della sua fronte, specie quando Walker dichiara che Cap per lui era quasi un fratello. AH AH AH. No.
Sam Wilson sta per ripartire per una missione insieme al tenente Torres (Danny Ramirez), quando ecco, un momento che attendevo con ansia: Barnes striglia Falcon, ricordandogli le ultime volontà espresse da Captain America… Beh, dal vecchio Captain America…Diciamo Cap 1, se no facciamo confusione. Ad ogni modo, Falcon si sgancia rapidamente spostando l’attenzione sui Flag-Smasher e sul loro capo, sospettato di essere uno dei Tre Grandi, ossia androidi, alieni e maghi (non ridete). Primo riferimento al Doctor Strange e a “Doctor Strange 2: nel Multiverso della Pazzia”, pellicola attesa per il 24 marzo 2022, film nel quale proseguiranno le vicende dei due protagonisti di questa serie.
Ok, questa serie mi ha convinta fino alla fine nel momento stesso in cui Barnes dice “E ora contro chi lotti, Gandalf?” Io, grande fan del Signore degli Anelli, sono morta felice. Dopo una simpatica scenetta alla “Vengo anche io, No tu no, Vengo anche io, No tu no, Ma perché? Perché no!”, i due partono insieme e danno il via al sodalizio che segnerà le altre 4 puntate, lanciandosi da un aereo in volo per inseguire i Flag-Smasher. Senza paracadute. Perché in questa serie si muore da eroi…ah, no, non si muore.
Le scene seguenti sono adrenaliniche, i due inseguono i camion dei cattivi, scoprono che tutti sono Super soldati e se la vedono brutta, ma…
Parapaprapappà!!! Sigla di fanfare e arriva Cap 2 e il suo fedele assistente Lemar Hoskins/Battlestar (bel nome, poco autoreferenziale eh?), impersonato da Clé Bennett a salvare i due. Guarda caso un altro americano aiutato da un afroamericano. Per essere veramente politically correct in questa serie manca solo una super donna buona…ma ci arriviamo.
Nel frattempo la super donna cattiva, Karli Morgenthau (interpretata da Erin Kellyman) si scontra con Bucky, gliele suona veramente bene e lui e Sam finiscono abbracciati a rotolarsi in un campo di fiori, come i migliori film d’amore. Il risvolto positivo è che nulla ti lega di più del camminare insieme e del prendere un sacco di botte da un gruppo di super soldati su un camion in corsa, e infatti, finalmente, i due iniziano ad andare d’accordo, a spese di Cap 2, che dichiara di non voler sostituire Cap 1, solo di voler svolgere il suo ruolo, impegnandosi ad essere il miglior Cap che possa essere. Purtroppo, nonostante la buona volontà di Cap 2, i due protagonisti sono ancora troppo affezionati a Steve per tollerare che un altro ricopra ora il suo ruolo e lo trattano davvero male. Povero. Forse. Devo ancora decidere se il suo personaggio mi piaccia o meno.
Nel frattempo vediamo caratterizzati psicologicamente anche i Flag-Smasher e si intuisce che anche qui, che come spesso succede anche nella realtà, un gruppo di persone animate da buoni sentimenti e punti di vista parzialmente condivisibili, facendo scelte sbagliate e attuandole nel modo errato, può diventare cattivo agli occhi di tutti. Proprio come Calimero che non era nero, era solo sporco (oddio, nei giorni d’oggi lo avrebbero censurato subito!), anche loro non sembrano essere cattivi fino in fondo, hanno solo deciso di prendere a pugni le persone sbagliate.
Falcon e the Winter Soldier si interrogano su come rimediare agli errori fatti e Bucky porta il compagno a trovare Isaiah (Carl Lumbly), conosciuto da lui durante la guerra di Corea, nel 1951, e che si rivela essere un altro super soldato, il primo di colore, che è stato trattato veramente male da tutti, buoni o cattivi che fossero.
A riprova di quanto il movimento Black Lives Matter abbia rivoluzionato il cinema, assistiamo ad una scena agghiacciante nella quale i due protagonisti parlano per strada, arrivano due poliziotti e, guarda un po’, chiedono i documenti proprio al tizio di colore. Wilson, una volta di più, apre gli occhi su cosa significhi essere un afroamericano, e ne rimane davvero stupito, come se fin ora avesse vissuto su Marte, o fosse stato bianco fino alla settimana scorsa. Chiarito chi abbiano di fronte, i due poliziotti, inizialmente intervenuti per arrestare quello di colore, portano via in manette quello bianco perché ha saltato il suo appuntamento con la psicologa Raynor. Funny, se solo andasse così anche nella realtà avremmo meno casi umani a spasso per le strade.
Fortuna che c’è Cap 2 (mmm, ok, sta diventando un po’ tanto pieno di sé) che salva Bucky. Il nostro White Wolf e Falcon si fanno una bella seduta di terapia di coppia, dove Bucky riesce a tirare fuori i suoi problemi, cuore in mano (di vibranio), mentre Falcon si rivela un vero macho e preferisce tornare in azione, chiedendo aiuto al soggetto meno probabile, non proprio l’ultimo della mia lista di persone alle quali chiedere una mano, ma quasi.
Questa brillante idea che vi farà spalancare gli occhi ha addirittura il brano “Lacrimosa” di Mozart in sottofondo, a sottolineare l’epicità il momento (nel caso serva, fatevi un ripassino del brano a questo link). A quanto pare darò il via alla rubrica “complimenti a..” in questa recensione di The Falcon and the Winter Soldier, ma la colonna sonora composta da Henry Jackman è davvero tanta roba.
1×03 Power Broker
Bentornati in questo nostro appuntamento settimanale con la recensione di The Falcon and the Winter Soldier! Nelle puntate precedenti avevamo visto come i due protagonisti della serie avessero deciso di ricorrere ad un loro vecchio nemico in qualità di improbabilissimo alleato. D’altra parte, un detto salentino che adoro recita “Quannu auṭṛu nu ttei cu mmàmmata te curchi” cioè “quando non hai altro ti corichi (persino) con tua madre”: quando non hai altre possibilità ti accontenti di quello che hai. Ad ogni modo è finalmente giunto è il momento del tanto atteso ritorno de Il Barone Helmut Zemo, impersonato da Daniel Brühl.
In una serie di vera e propria psicoanalisi, ho accolto con un sorriso lo spot con il quale si apre l’episodio 1×03 che si intitola “Power Broker”: il CRG, il Comitato di Rimpatrio Globale: vi aiutiamo a tornare alla vita precedente, con tanto di immagini felici, con musiche rilassanti e colori caldi. Visto l’andamento della stagione non mi stupirei se fra qualche puntata la regista Kari Skogland trovasse il modo di psicanalizzare anche il pubblico a casa, che, visto il lock down da COVID, forse potrebbe averne un grande beneficio.
Quasi a voler sottolineare l’inutilità del CRG, ne viene subito messa in luce l’ipocrisia: dopo uno spot tutto fiorellini cuoricini e volemose bene, abbiamo un brusco ritorno alla realtà con una squadra di soldati armati di tutto punto che salta fuori dal camioncino del comitato, altro che resetta, ripara e ricostruisci! Ma forse siamo ancora alle prime fasi.
Spunta dal furgoncino il nostro amico mascellone, Cap 2, che è a Monaco in cerca di Karli Morgenthau ma non trova l’approvazione della popolazione locale, più disposta ad aiutare i ribelli vicini alla loro situazione socioeconomica rispetto al tizio vestito strano che viene dall’America e che non parla nemmeno la loro lingua. Si, beh, abbastanza comprensibile. Cap 2 non prende molto bene la reazione di uno che gli spunta in faccia e lo picchia, urlandogli “lo sai chi sono io???” la risposta è “si, lo so e non mi interessa” e sono partiti i miei applausi. Scene come questa fanno riflettere tantissimo su quanto spesso esista un abuso di potere da parte di coloro che lo possiedono, scendendo ai livelli di coloro che dovrebbero combattere, rispondendo alla violenza con la violenza.
Cercando di cavarci un ragno dal buco, Cap 2 e Battlestar (forse un giorno scriverò questo nome senza ridere, ma non è questo il giorno! Quest’oggi combattiamo! Ah no, film sbagliato) scelgono di puntare su chi ha la mano vincente. Volete indovinare di chi stiamo parlando? Eh già, proprio del nostro super-vecchietto preferito e del suo amico volante.
I due, anche loro in Germania, vanno a trovare Zemo, Bucky chiede a Falcon di fidarsi e di lasciarlo andare dall’uomo che ha scoperto come manipolare il super soldato. Che piano geniale! Cosa potrebbe mai andare storto? Scoprendo i piani del Soldato d’Inverno, Zemo si dichiara disposto ad aiutarli, asserendo di avere qualche idea su da dove partire, ma everything comes with a price dearie (Rumplestiltskin in Once Upon a Time, Tremotino in C’era una volta se lo preferite in italiano), in questo caso il prezzo è farlo evadere di prigione.

Bucky espone quindi il suo piano di evasione a Sam e proprio mentre quello si dichiara riluttante, scopriamo che in realtà è già stato realizzato tutto: Barnes ha fornito a Zemo una copia de Il principe di Machiavelli, vero testo principe (pun not intended) per ogni stratega cinico e manipolatore, con una chiave magnetica nascosta fra le pagine. Generando una bellissima rissa da bar fra i detenuti, Zemo prende il posto di una guardia e guadagna la libertà, mentre nel carcere volano sgabelli, baristi e pinte di birra. Falcon non prende l’azione benissimo, i due litigano come un’adorabile coppietta di sposini, ma poi viene accettata la presenza del cattivo/non più cattivo. I due protagonisti si ritrovano quindi nel caveaux/garage personale di Zemo, contenente tutte le macchine che la sua famiglia si è tramandata. Normale no? In alcune famiglie ci si tramanda i gioielli della nonna Adelina e in altre le macchine del bisnonno Lodovico. Meno male che almeno io sono stata fortunata.
Abbandonata lì, senza un granello di polvere dopo tutto questo tempo, Zemo si riappropria della sua iconica maschera viola, che in realtà nei film non si è mai vista ed appartiene al mondo dei fumetti. I tre partono alla volta di Madripoor, a bordo di un aereo privato bevendo champagne servito dal maggiordomo personale di Zemo. Che bello essere povery, eh?
Madripoor si rivela essere una cittadina con uno skyline e delle luci che sono l’invidia di ogni fotografo paesaggista, e Falcon si ritrova vestito in maniera piuttosto buffa da Conrad Mack, ossia “la Tigre Sorridente“, mentre Bucky rientra nei panni del Soldato di Inverno che stava abbandonando con tanta fatica. Alla ricerca di Selby, i due attraversano luoghi che sembrano usciti da un film della serie Fast & Furious, con tanto di graffiti, motori prestanti (e con il logo di Audi in bella vista), belle ragazze, armi, tatuaggi e soldi. Dopo una scena al rallenty davvero un po’ terribily, i 3 incontrano Selby, che fa in tempo a raccontare loro che il siero del supersoldato è a Madripoor, realizzato ad opera del dottor Wilfred Nagel, che lavora per Power Broker. Per parlare di soldi non c’è mai un buon momento, ma Sarah sceglie proprio quello sbagliatissimo; chiama Sam, mandando a rotoli la copertura, iniziano gli spari e i 3 si salvano per il rotto della cuffia, as usual. Se avete seguito questa recensione avrete ormai notato che è evidente che Falcon and the Winter Soldier hanno sempre un angelo custode che li salva nelle situazioni più spinose e finalmente riabbracciamo Emily Van Camp con la sua Sharon Carter, o Agente 13, costretta a nascondersi a Madripoor per aver aiutato i buoni nei film precedenti, e che è diventata una truffatrice, mercante di favolosi quadri rubati.
Per non deludere il pubblico femminile, a sto giro lo spogliarello è di Sam, che si libera dei suoi vestiti trashissimi da Tigre Sorridente, finalmente. Mentre i 3 maschi partecipano ad una festa affollatissima (beati loro), la donna fa il lavoro sporco, trova l’informatore giusto e organizza un incontro con il dottor Nagel (impersonato da Olli Haaskivi) e, mentre i ragazzi parlano con il dottore, lei resta fuori e da sola tiene a bada i cacciatori di taglie che li vogliono morti, a testimonianza che non serve il siero del super soldato o un cromosoma y per far il c*lo ai cattivi.
Il dottore confessa di aver lavorato per la CIA, isolando nel sangue di Isaiah le componenti necessarie a ricreare il siero, e producendone 20 fiale, tutte rubategli da Karli, che in seguito lo ha ricontattato per cercare una cura alla TBC di Donya Madani, vista in fin di vita in una scena precedente e che si rivela essere una pista per localizzare i Flag Smasher.
Zemo rimane un cattino/non cattivo/ma un po’ cattivo, e decide di far prendere aria al cuore del dottore, facendogli un bel foro di areazione nel petto. Come nei migliori film di animazione saltano in aria tutti, e non si ferisce nessuno. Strano eh? I ragazzi si mettono in salvo su un’altra bellissima decappottabile di Zemo che a quanto pare ne ha una riserva infinita e qui troviamo Falcon che chiede a Bucky “Vuoi tirare avanti il sedile?”, riferimento alla scena simile di Avengers: Civil War dove il dialogo era simile ma a parti invertite “Potresti andare un po’ più avanti con il sedile?” ma la risposta è la medesima, detta con un filo di sadica soddisfazione. No.
Tornando ai Flag Smasher scopriamo che Donya Madani, cara a Karli è morta, e che lei è in possesso delle ultime fiale, meno male non ci sono 20 super cattivi in giro per il mondo, sono un pochino meno. La ragazza varca definitivamente il confine tra buoni e cattivi, se prima si era limitata a rubare ai ricchi per dare ai poveri, con un’esplosione (la numero…3? dell’episodio) passa dalla parte dei cattivi, dichiarando che la violenza è l’unica lingua che quella gente capisce. Un po’ come il pubblico di questa serie che secondo gli autori capisce solo le esplosioni e la psicoanalisi, no?Nel frattempo a Riga (Lettonia, nel caso siate bravi in geografia come me), Bucky si separa dagli altri 2, e novello Hansel e Gretel segue una pista che non è fatta da briciole ma da sfere di metallo che lo portano ad incontrare un personaggio che ho adorato in altri film Marvel (per la precisione 3) mi ha fatto veramente esclamare “NOOOOO! Ci sei anche tu? Grandeee!!!!”
Anche questa puntata si conclude in grande stile e con grande attesa per il prossimo episodio, ma non posso fare a meno di sottolineare con tristezza la mancanza delle scene post credits che hanno sempre caratterizzato le produzioni Marvel.
1×04 Il mondo intero ci guarda
Eccoci nuovamente davanti a questo schermo per commentare insieme la puntata 1×04 di The Falcon and the Winter Soldier. L’episodio 4, che si intitola Il mondo intero ci guarda, ha il ruolo di segnare il giro di boa, infatti delle 6 puntate previste per la serie del MCU dedicate a Sam e a Bucky, ne sono già state trasmesse 3, e, con l’appuntamento di oggi, ci avviciniamo inesorabilmente alla conclusione di una delle serie ponte verso la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe. La settimana scorsa ci eravamo lasciati con Sam e Zemo a Riga sulle tracce dei Flag Smashers, mentre il nostro White Wolf si è separato dal gruppo, seguendo una scia di perle di Kimoyo e incontrando uno dei personaggi secondari che ho amato di più negli ultimi film Marvel, la wakandiana Ayo (interpretata da Florence Kasumba), membro delle Dora Milaje, le guardie personali di Black Panther e seconda in comando dopo Okoye. Ayo è arrivata a Riga per catturare Zemo.
La nuova puntata si apre a Wakanda, con un tuffo indietro nel tempo. Sei anni fa il Soldato d’Inverno era ospite presso il ricco stato africano e stava partecipando alla sua de programmazione, con l’aiuto di Ayo. La guerriera recita le parole di attivazione in russo e verifica, con somma gioia di Bucky, che per lui non hanno più nessun effetto, diventando finalmente libero dal condizionamento mentale operato dall’Hydra.
Nel flash back, le ultime parole pronunciate da Ayo sono “sei libero” poi, rapidissimo passo avanti, si torna nel presente dove riformula la sua frase, facendola diventare “perché l’hai liberato?” . In fondo mi pare coerente, Bucky ha ucciso non si sa quante persone ma è stato perdonato, al contrario, Zemo ha ucciso il re T’Chaka e questo non può passare impunito. In effetti la legge è uguale per tutti, non si dice così? Comunque, capendo che si tratta di un importante aiuto alla missione dei due eroi, Ayo concede un ultimatum al Lupo Bianco, 8 ore, trascorse le quali le wakandiane verranno a prelevare il pacco-Zemo.A casa del barone, i nostri 3 buoni (o sono due buoni + 1? Un po’ come le gelatine di Harry Potter, le Tutti i gusti+1) imparano che Karli Morgenthau ha fatto esplodere il deposito visto nella puntata precedente, uccidendo 3 persone e ferendone 11. I Flag Smashers hanno diffuso una lista di richieste e, se non verranno soddisfatte, nuovi attentati seguiranno. Insomma, il loro motto “Un mondo, un popolo” è poi valido solo fino a mezzogiorno e con i popoli degli altri. Viva la coerenza. Prendendo in prestito le parole di Orwell in La fattoria degli animali, siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.
In una bellissima inquadratura che ricorda molto Nighthawks (I nottambuli), il quadro di Edward Hopper, i 3 discutono sul da farsi e, nuovamente, sul concetto di super soldato e sulle conseguenze provocate dalla creazione di supereroi forti ed incontrollabili.

Ritorna il prepotente interrogativo che ci ha accompagnato negli episodi precedenti, il potere corrompe o è stato dato il potere a persone corrotte? In fondo Steve non è cambiato, è rimasto l’uomo integro e buono che era in precedenza.
Tornando ai Flag Smashers, li vediamo ascoltare le notizie delle morti causate dal loro attacco. Scopriamo che il GRC ha emanato una legge, il Patch Act, che ripristina i controlli ai confini. Insomma, esattamente quello che volevano i super soldati sovversivi, un mondo e nessun confine. Beh, nessun confine non controllato, ci siamo quasi!
Il terzetto dei Tutti Buoni + 1 fa visita ad un campo profughi, in cerca di qualcuno che conoscesse Donya Madani, incontrando scarsa collaborazione e il simbolo del Flag Smashers un po’ ovunque (potete cercarli tutti, come una caccia alle uova di Pasqua per adulti). Sam si aggira per la struttura domandando “Donya Madani?” e tutti si dileguano, ma non mi dire! Scopriamo ovviamente che gli sfollati non collaborano perché stanchi delle parole vuote di chi doveva sostenerli, che aveva promesso aiuti e sostegni, senza mai fare arrivare nulla. E, in tutta onestà, come dar loro torto?
Zemo, al contrario, sembra partecipare ad un film dell’orrore, aggirandosi fra bambini che giocano e cantando “Pecorella nera, quanta lana hai? Ne ho tre sacchi e sono pieni ormai“, mi aspettavo quasi che tirasse fuori una pistola dalla tasca e che iniziassero le urla, ma poi mi sono ricordata di Carl, il figlio che Zemo ha perso a Sokovia e mi sono sentita stringere il cuore pensando a quello che il personaggio doveva provare guardando i figli degli altri giocare. E infatti dalla tasca di Zemo spuntano dei lokum, dolcetti turchi che suo figlio adorava, e non un’arma. In questo modo il barone riesce a farsi raccontare dai bambini di Mama Donya, ennesima riprova che si ottiene di più con la dolcezza (o con i dolcetti in questo caso!) rispetto all’irruenza.
In una serie dove è presente molto la dicotomia tra scene d’azione e la retorica, il pubblico ormai non è più spaesato dall’ennesimo momento di riflessione moralistica sulla situazione degli sfollati. Inizialmente snobbati, dopo la sparizione di metà popolazione, i profughi sono stati accolti in quelli stati che prima non li volevano, nel tentativo di ripartire. Ovviamente, con il ritorno seguito al Blip tutti amici come prima e per i profughi non c’era più posto. Comodo eh?
Sam chiede di nuovo aiuto a Sharon Carter (ma sti due, riescono a combinare qualcosa da soli? O chiameranno il tenente Torrez per un aiuto con i lacci delle scarpe?). La donna accetta di cedere ai due un satellite o due (gliene avanzavano un paio a quanto pare) e sprona Sam a completare la missione, perché “se Karli sparisce, quando troveremo il siero sarà troppo tardi”. Mmm, questo è sospetto, e tanto, ma Sam non coglie, forse non era il più furbo della cucciolata.
Nel frattempo i Flag Smashers recuperano le 7 fiale rimaste di siero. Rapido calcolo: erano 20, quindi ci sono 12 super soldati in circolazione, uno è morto negli episodi precedenti.
Sul versante degli eroi, Cap 2 arriva in Lettonia e fa una bella ramanzina di 2 buoni per aver fatto uscire Zemo di prigione, mettendosi ad urlare per strada, perfetta contrapposizione alla borghese compostezza di Zemo. D’altra parte, John Walker è americano e gira in tutina a stelle e strisce, che ne sa lui della classe.
Emerge nuovamente in queste scene il differente carattere di Cap 2 e di Sam. Il primo vuole sterminare (un po’ come i Dalek del Doctor Who) i cattivi, mentre il secondo vede il lato buono in tutti e vorrebbe parlare con Karli e farla ragionare. Cap 2 arriva a Riga, scroccando come sempre i risultati delle ricerche dei Tutti Buoni+1, e pretende di comandare, ma viene messo in riga (ahahahahaha in riga a Riga, non era voluto, lo giuro!) e i 5 vanno al funerale di Mama Donya, alla ricerca di Karli. Inizialmente Cap 2 acconsente al piano di Sam di entrare da solo, per poter parlare con Karli per farla ragionare, ma proprio mentre la ragazza inizia ad aprirsi con Sam, Cap decide che rigirarsi i pollici non fa per lui e decide di entrare, rovinando l’opera di mediazione di Sam. Che caro ragazzo. I due Tutti Buoni, Battlestar e Cap 2 cercano di fermare Karli, perdendola però di vista, è ovviamente il nostro amico +1 a trovarla per primo. Zemo parla poco e agisce molto, infatti le spara, facendo rovesciare a terra le 7 fiale (detta così sembrano un po’ le 7 sfere del drago di Dragon Ball) e le distrugge, mentre Karli scappa. Fa in tempo a romperle tutte, tranne una, che viene raccolta da….guarda un po’, proprio da Cap 2 che, novello Frodo Baggins con il suo anello, fissa la fiala tentato e se la mette in tasca.
Mentre Karli decide di separare i buoni e uccidere Cap 2, i Tutti Buoni+1 sono immersi nuovamente in una discussione sul siero, Sam avrebbe preso il siero se gli fosse stato offerto? Falcon dice di no, senza pensarci un solo istante, come un vero buono. Finalmente. In una serie dove non ho ancora capito chi sono i buoni e chi sono i cattivi, finalmente mi arriva una certezza. Grazie.
Proprio mentre i 3 convengono che Walker sia leggerissimamente fuori di testa, come se lo avessero evocando, Cap 2 irrompe nella casa di Zemo ordinando ai Tutti Buoni di consegnarlo, ma Sam lo apostrofa con la cit dell’episodio: “E parliamoci chiaro, scudo o non scudo tu hai solo il potere di parlare a vanvera“. Chapeau!
Cap 2 vuole risolvere le divergenze di opinioni facendo a botte, come i bambini, ma per fortuna arrivano le Dora Milaje a diluire tutti questi cromosomi y. Mentre Ayo mena Cap 2, Zemo si fa un goccetto e silenziosamente si dilegua. Che stile!
Cap viene sconfitto dalle wakandiane, ormai sta diventando un’abitudine. Ma questa volta brucia ancora di più perché, se la prima volta che una donna lo aveva messo al tappeto si era tutelato dietro il fatto che si trattasse di un super soldato, questa volta non ha questa attenuante, che sia ora di farsi un bagno di umiltà? Poveri illusi. Infatti, Battlestar e Cap 2 hanno una discussione simile a quella avvenuta a casa di Zemo, come reagirebbero se avessero la possibilità di farsi iniettare il siero? Loro dicono di si, rimarcando nuovamente la differenza fra loro e gli altri buoni con coscienza e che amano agire secondo le regole. D’altra parte, se il potere del siero accentua i pregi e i difetti di una persona e Cap 2 prende sempre la decisione giusta al momento giusto, quale miglior candidato per l’iniezione del super siero? Boh, avrei qualche milione di opzioni prima di lui, voi no?
Karli contatta Sarah per fissare un incontro con Sam, lui e Bucky si presentano all’appuntamento. Ovviamente, come se fosse una festa al liceo, si imbucano anche Cap 2 e Lemar, che viene catturato dai Flag Smashers. Scoprendo l’accaduto Cap 2 perde la testa e sfonda una porta, così, nonsense, perché aprirla era troppo difficile…e soprattutto perché la vetrata in frantumi è più scenografica.
3 vetrate infrante e qualche muro sfondato più tardi capiamo che Cap 2 ha ceduto alle lusinghe del siero ed è diventato Super Cap 2 evviva, gli serviva proprio.
Lo scontro ha conseguenze prevedibilmente brutte per uno del gruppo e Karli sembra sconvolta, come se fosse la prima persona che accoppa e come se fino a 3 secondi prima non stessero lottando. L’accaduto fa ovviamente spegnere la lucina nel cervello di Cap 2 che si lancia attraverso una……..si, una finestra, all’inseguimento dei Flag Smashers, assetato del loro super sangue, davanti alla popolazione lettone che lo fissa attonita, riprendendo e diffondendone le immagini. Capiamo allora il titolo dell’episodio, “Il mondo ci guarda“. Bel lavoro John! Prendendo in prestito le parole del Commissario Auricchio in Fracchia la belva umana, “Cara belva umana, adesso per te saranno volatili per diabetici”.
1×05 Verità
Siamo ormai prossimi alla conclusione di questa serie dedicata all’approfondimento dei personaggi di Falcon e di Bucky, restano infatti solo 2 episodi da gustarci prima di separarci, con l’episodio finale previsto per venerdì 23 aprile. In questa puntata 1×05 che si intitola Verità, emerge chiaramente questo imponente prepararsi al balzo che si svolgerà sabato prossimo. Se l’episodio precedente ci aveva mostrato Cap 2 cedere alla lusinga del siero e divenire un super soldato, aveva anche messo in luce come il siero avesse amplificato la sua sete di sangue a seguito della morte di Battlestar per mano dei cattivi. Purtroppo, la rabbia che aveva accecato John aveva provocato la morte di uno dei Flag Smasher, avvenuta in pubblico, gettando in questo modo un’ombra piuttosto pesante sul poco diplomatico Cap 2.
La puntata si apre con Cap 2 che corre, quasi a voler scappare dall’atto appena compiuto. Infatti il peso di ciò che ha fatto (ma non è un eroe e un soldato che ha combattuto in Afghanistan? Non dovrebbe essere il primo nemico che ha fatto fuori!) e l’immensa perdita del suo amico Lemar riemergono e lo schiacciano, generando alcune scene visivamente molto belle di mani sporche di sangue che salgono fino a toccare la testa sgomenta di John, nella solitudine desolante di una fabbrica abbandonata. Ma se è vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno, figuriamoci i Tutti Buoni. Sam comprende l’instabilità di John e chiede a Cap 2 di rinunciare allo scudo, dandolo a lui, ma l’occhiata che Cap 2 gli rivolge sembra quella di Bilbo quando in “La Compagnia dell’Anello” crede che Gandalf gli voglia rubare l’anello e così gli risponde: “Lo vuoi per te, ecco!“.
Ok, è la terza volta che vi cito il Signore degli Anelli in questa recensione di The Falcon and the Winter Soldier, ma il potere che l’anello esercita su chi lo porta assomiglia terribilmente a quello che lo scudo genera su Cap 2. In fondo, si tratta di un altro oggetto rotondo!Nel combattimento successivo, Cap 2 strappa le ali a Falcon, ma, a riprova del fatto che i buoni vincono sempre (anche sui buoni che sono momentaneamente fuori di testa), i due protagonisti riescono a strappare lo scudo dal braccio di Cap, letteralmente, rompendoglielo. Ho sentito male per lui e ho pensato ancora una volta al Signore degli Anelli e a Frodo dalle 9 dita. Beh sicuramente il fatto che Cap 2 continui a dire “è mio” non aiuta a distinguere le due produzioni eh?? Finalmente Bucky, dopo aver sconfitto Cap, prende lo scudo e lo getta ai piedi di Sam. Era ora! E così, dopo 4 ore di visione, siamo ritornati alla scena in cui un vecchio super soldato offre lo scudo a Sam, sperando che almeno questa volta se lo tenga. Infatti Sam decide di tenerlo, almeno per il momento, lasciando le ali rotte ed inservibili al tenente Torres (ho sentito un “SI!” collettivo, eravate voi a dirlo insieme a me, vero?).
Gli alti ufficiali ordinano a John Walker di non operare più in rappresentanza del governo o degli esercito degli USA, e viene privato del titolo di Captain America. Forse sarò ripetitiva eh, non che questo personaggio fosse rappresentato in modo da risultare particolarmente simpatico, ma non posso fare a meno di notare che se sei un soldato e uccidi un nemico in genere sei considerato come un eroe, ma devi farlo lontano dal pubblico, o ti cacciano. Coerenza, questa sconosciuta eh? (OVVIAMENTE UCCIDERE UNA PERSONA è SEMPRE SBAGLIATO, ANCHE SE è CATTIVA, lo aggiungo perché, di ‘sti tempi, non si sa mai e non vorrei essere fraintesa). Cap si sente incompreso, si arrabbia, protesta e ottiene di essere destituito con disonore. Che meraviglia.
Mentre la moglie di Cap prova a consolarlo e ad incanalare la sua sofferenza nel modo giusto, arriva la contessa Valentina Allegra de Fointain (personaggio che nei fumetti che è membro dello S.H.I.E.L.D. e che è interpretato in questa produzione da Veronica Falcón), dicendo “This boots ain’t made for walking” così, una citazione completamente non sense, riferendosi a questa iconica canzone.
La meravigliosa contessa “chiamami Val” con le ciocche viola offre il suo sostegno a Cap 2, si qualifica come sua alleata, affermando inoltre che lo scudo non appartiene al governo. Poi se ne va, lasciando tutti perplessi, loro, noi a casa, i nostri animali domestici e anche i quadri alle pareti.
In questo episodio vediamo come tutti i personaggi acquistino una determinazione granitica nel perseverare le proprie scelte. Mentre i Flag Smashers scoprono che i profughi sono stati evacuati per aver dato loro asilo, Bucky raggiunge Zemo davanti al monumento commemorativo di tutti i Sokoviani deceduti. Il barone ribadisce che Karli si è radicalizzata e non si può recuperare ed esorta James ad ucciderla, ma lui ormai è uno dei buoni, forse anche troppo, visto che finge di sparare a Zemo, ma rivela di aver rimosso tutti i proiettili dalla pistola, facendoli rotolare per terra. Ah, quanta teatralità! Uomini così oggi non li fanno più!!!
Arrivano Ayo e le altre Dora Milaje per portare via Zemo, che, come ultimo atto, perdona Bucky per quello che aveva fatto, cancellando il suo nome dal taccuino del super soldato.
Nel frattempo Sam è a Baltimora, nel Maryland, e va a trovare Isaiah (Carl Lumbly) per portagli lo scudo, insomma, proprio non lo vuole eh?? Sappiate che, se sentite suonare alla porta di casa, non è il postino, ma Sam che prova a smollarvi lo scudo.
Segue un bellissimo dialogo fra il super soldato che non vuole aiutare l’America, rea di averlo emarginato in quanto uomo di colore e Sam che sta cercando in tutti modi qualcuno al quale sbolognare lo scudo e le responsabilità che ne derivano. Isaiah racconta gli esperimenti ai quali è stato inconsapevolmente sottoposto lui e gli altri super soldati, ma Sam, dietro alla maschera del “il mondo è diverso, conosco le persone, ti ascolterebbero” prova a far breccia nella reticenza dell’uomo, chiedendogli di raccontare al mondo i soprusi dei quali è stato vittima, uscendo dalla sua omertà. Ma Isaiah è troppo convinto che non permetteranno mai che un uomo di colore sia Captain America e che “nessun nero che abbia rispetto per se stesso vorrebbe diventarlo”. Sam quindi torna a casa, con lo scudo, decidendo che se vuole salvare il mondo, deve partire facendo un passo alla volta, magari iniziando dalla sua famiglia.
Capisce quindi di far parte di una comunità e chiede una mano a tutti coloro che sono stati aiutati dai suoi genitori prima, e dalla sorella poi, per sistemare il “piccolo” problema con la loro barca. Arriva persino Bucky, fornendo quel pizzico di muscoli che mancava. E un paio di sorrisetti ammiccanti niente male rivolti a Sarah.
Lavorare insieme porta i due protagonisti a legare e, dopo 5 puntate molto sofferte arriva finalmente il momento tanto atteso in cui finalmente i 2 parlando, seriamente e con sincerità. Bucky ammette di non aver considerato cosa significasse per un uomo di colore ricevere quello scudo e si scusa con quello che ormai è diventato il suo amico. Il Lupo Bianco si apre in una maniera veramente degna di nota (si vede che le sedute con la sua psicologa hanno fatto effetto) e dichiara che lo scudo è l’unico oggetto di famiglia che gli resta e che vedere come Sam lo avesse dato via gli aveva dato la sensazione di aver perso tutto. Si era pertanto attaccato al taccuino di Steve, credendo che se aveva funzionato per Cap, avrebbe aiutato anche lui.
Il saggio Sam lo esorta a smettere di dare tanta importanza a ciò che pensano gli altri, con una citazione che andrebbe fatta a tutti gli adolescenti e non solo:
“Devi smettere di farti dire dagli altri chi sei”
mamma, ste perle filosofiche alle 10 di mattina! Andrebbe abbinata a questa, fatta da Silente in Harry Potter e la camera dei segreti:
“Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte.”
Sam lo invita quindi a lavorare sui suoi problemi, aiutando realmente le persone che ha ferito e danneggiato, senza limitarsi a porgere loro le sue scuse. Lo sprona quindi ad iniziare con una persona della lista a sua scelta. So di non essere stata l’unica a pensare a Yori, l’anziano giapponese visto nel primo episodio, il cui figlio è stato ucciso dal Soldato d’Inverno sotto il controllo dell’Hydra.
Anche Sam però ha ritrovato la voglia di combattere e il coraggio, sa di non poter vincere tutte le battaglie, ma sa che vuole impegnarsi a tutti i costi. Inizia quindi ad allenarsi molto seriamente e dopo molte sudate, inquadrature di muscoli, salti e capriole in aria dal profondo significato, troviamo finalmente un Sam risoluto, deciso e consapevole di essere all’altezza.
Mentre i Tutti Buoni si riorganizzano e decidono cosa fare della propria vita, Karli è a New York, e dopo aver stretto un’alleanza con Batroc il Saltatore, si mette in opera per impedire al GRC di votare per il Patch Act, che farebbe rientrare nel proprio paese di origine più di 20 milioni di profughi.
Il favore che Bucky aveva chiesto ai wakandiani prima della partenza di Ayo si rivela essere una valigetta che abbiamo visto nelle inquadrature precedenti. Sentendosi finalmente pronto ad accettare il suo ruolo, Sam la prende, questa si apre con la sua impronta, rilevando un contenuto riservato a lui solo, che gli mozza il fiato.
ATTENZIONE: non perdetevi la scena finale post-credits (finalmente!) dove troviamo qualcuno che proprio non si dà per vinto!!
1×06 Un mondo, un popolo
Si sa, anche le cose belle finiscono. La puntata 1×06, intitolata come lo slogan dei Flag Smasher, Un mondo, un popolo, è l’ultima di questa miniserie che ci ha lasciati con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo. Con questa consapevolezza, andiamo ad assaporarci gli ultimi minuti di questa produzione introspettiva e adrenalinica.
La puntata precedente si era chiusa con Cap 2 intento a forgiare un nuovo scudo home-made, deciso più che mai a lottare con le unghie e con la mandibola i denti per riprendersi il ruolo che sente appartenergli. Fortunatamente per noi, ma un po’ meno per John Walker, anche Sam aveva finalmente accettato l’eredità lasciatagli da Cap 1.
Questi ultimi 50 minuti di visione iniziano con Karli e i suoi impegnati nell’attacco contro il GRC a Manhattan. Bucky è sulla scena, dove incontra, guarda un po’ il caso, Sharon. Alla vista di qualcuno dotato di ali che sorvola l’edificio, Karli dà l’ordine di iniziare le operazioni ma arriva Sam, fornito di ali e scudo (mmm, lo chiameremo Cap 3) che… infrange una finestra. Anzi, per la precisione 3, giusto per andare sul sicuro. Non ho più idea di quante povere finestre abbiano perso la vita nella realizzazione di questa produzione. Io ormai immagino gli attori aggirarsi nel mondo reale, vedere un vetro e pensare. “Una finestra! Oddio, mi ci devo buttare!!!”
La sicurezza fissa Cap 3, dotato di un nuovo costume, molto bianco, chiedendogli di identificarsi. La risposta di Sam è “Sono Captain America“, e l’addetto alla sicurezza risponde “Pensavo fosse sulla Luna”. 10 punti di intelligenza a quest’uomo che confonde un uomo bianco, biondo e con gli occhi azzurri con un ragazzo di colore. Possiede sicuramente una gran attenzione per i dettagli, chiunque si sentirebbe al sicuro con uno così di guardia, no?
Mentre Sam cerca di prendere le redini della situazione, arriva Batroc il Saltatore (Georges St-Pierre) a fermarlo, lasciando il tempo ai Flag Smasher di rapire i membri del GRC. Ma bastano un altro paio di finestre rotte, ed ecco Sam che vola dietro all’elicottero guidato dal super soldato Diego. Impossibile non ripensare al primo episodio, dove Sam, meno consapevole di sé, aveva inseguito l’elicottero di Batroc. Interessante questa struttura circolare della produzione, dove una scena del primo episodio ritorna, simile ma evoluta, nella chiusura.Mentre gli altri Flag Smasher iniziano a capire quanto si sia radicalizzata Karli, e quanto sia disposta ad uccidere pur di raggiungere il suo scopo, fa il suo ritorno in scena Cap 2 con il suo nuovo/vecchio scudo fai da te. Karli prova a blandirlo dicendo che non voleva uccidere Lemar, non voleva nuocere a chi non è importante. Mmm, piccolo consiglio, se avete ucciso qualcuno e il suo partner è deciso a farvi la pelle, non ditegli mai che il suo amico era importante come un brufoletto sul nasino di un cucciolo di koala, perché poi se vi fa saltare i denti ve la siete un po’ cercata.
Le scene successive sono semplicemente riassumibili in un “quanto è fico Bucky”!
Nell’episodio conclusivo non poteva mancare una lotta di Cap 2 contro Karli. Questo combattimento è estremamente interessante perché potremmo dire che uno è il frutto delle azioni dell’altro. Karli si è radicalizzata a causa del potere disposto a qualunque azione pur di trarne profitto, ceto sociale rappresentato da Cap 2, mentre Walker è diventato un super soldato assetato di sangue a causa della ragazza che ha ucciso il suo migliore amico. Però Cap 2 in fondo è uno dei buoni e, pur voglioso di rivalsa, rinuncia temporaneamente alla sua vendetta per mettere in salvo uno dei due furgoni con gli ostaggi, dando il tempo a Cap 3 di arrivare.
I Flag Smashers si separano, e prima che Sam affronti Karli, abbiamo finalmente la conferma che Sharon è la famosa Power Broker più volte citata. Non che ormai avessimo dei dubbi eh, ma lo ribadisco nel caso abbiate lo stesso spirito di osservazione della guardia vista qualche minuto fa.
Lo scontro finale ha luogo in un posto completamente privo di finestre, cari amici finestrofili rilassatevi. Forse la produzione ha terminato la scorta di vetri per scene fiche.
Per rimarcare la differenza esistente fra Cap 1 e 3, e Cap 2, Karli muore, ma non viene uccisa dal Capitano. Infatti l’unico Captain America che abbia mai ucciso qualcuno, sporcando lo scudo di sangue è Cap 2 nell’episodio 4. Sam è l’uomo buono, giusto e diplomatico, affronta il GRC e ci offre un discorso da brividi, pieno di frasi ad effetto come:
L’unico super potere che possiedo è credere sempre che si possa fare di meglio.
Oppure
Voi politici avete tanto potere quanto un dio folle o un’ adolescente confusa.
Tutto il mondo lo sta guardando e si capisce che, forse, le sue parole cambieranno almeno un po’ la difficile situazione dei profughi.
Mentre Sam è fino al midollo un buono e va a salvare l’ultimo Flag Smasher, caduto nell’Hudson, gli altri 4 cattivi vengono messi in un furgone per essere trasportati nel Raft, la prigione per super cattivi. Peccato che il maggiordomo di Zemo, Oeznik (Nicholas Pryor), ha altri piani, e li fa un po’ flambé.
Per tirare le fila della produzione e fornire il giusto aggancio ai prossimi film Marvel, ritroviamo nuovamente la contessa Valentina Allegra de Fointain con Walker e sua moglie. Val ha fornito a John una nuova tuta, uguale alla precedente, ma in nero. Che poesia, l’uomo di colore indossa la tuta di Cap in bianco, mentre quello bianco la indossa nera. Che bello. Tutto questo cambio d’abito ha lo scopo di introdurre il personaggio di U.S. Agent. Wyatt Russell arriva dunque a ricoprire fino in fondo le vesti del personaggio dei fumetti John Walker, alias U.S. Agent.
Anche Bucky riesce a chiudere le fila della sua vita, prendendo coraggio e andando da Yori Nakajima per raccontargli le circostanze della morte del figlio. Il raggiungimento della pace interiore del super soldato è testimoniato dal dono fatto alla dottoressa Raynor, ossia il suo quadernetto. Notiamo che tutti i nomi sono barrati, indice del fatto che l’uomo ha fatto pace con il suo passato.
Un’altra persona non è in pace e Sam provvede, andando a trovare Isaiah Bradley e confessandogli di combattere anche a nome di tutti gli afroamericani che hanno lottato per la nazione, versando il sangue per la prosperità della popolazione futura. Porta lui e suo nipote al museo Smithsonian, dove ora, accanto alle sale dedicate ai vari Cap, fa bella mostra di sé lo spazio dedicato ad Isaiah, eroe americano rimasto dimenticato troppo a lungo, come dice il cartello che affianca le foto e la sua statua.
La festa che si svolge a casa di Sam sembra essere l’ultima scena, ma anche in questa puntata ritroviamo una scena post credit.
Sharon Carter viene graziata e accetta un posto nella sua vecchia divisione, riprendendo nuovamente il suo ruolo di Agente Carter, ma in maniera nettamente diversa dalla mentalità che aveva nei capitoli precedenti della saga, facendoci pregustare interessantissimi sviluppi futuri!
The Falcon and the Winter Soldier recensione: le nostre conclusioni
The Falcon and the Winter Soldier riceve il testimone non facile di Wandavision (qui potete trovare la nostra recensione), dove i personaggi hanno ricevuto un adeguato spazio per approfondire sia gli avvenimenti intercorsi fra Avengers: Infinity War e “Doctor Strange 2: nel Multiverso della Pazzia”, pellicola attesa per il 24 marzo 2022, sia per esaminarne con maggiore profondità i sentimenti e il carattere, permettendo ai tanti fan di comprendere le motivazioni dietro alle scelte dei protagonisti. La missione di questa miniserie è la medesima, e indubbiamente si tratta di un prodotto caratterizzato dall’alto contenuto dinamico, come emerge chiaramente fin dai primi fotogrammi del trailer, accanto al quale troviamo un interessante percorso di crescita della coppia di eroi, ammorbidito piacevolmente dagli intermezzi comici presenti nel girato, realizzando un insieme perfetto per trascorrere un’oretta di piacevole relax nel weekend.
In questo primo episodio che si intitola “Il nuovo ordine mondiale”, vediamo i due protagonisti che, di fatto, non condividono nemmeno una scena del telefilm. Scelta interessante, che ha come risultato il lasciare il giusto spazio alla profilazione dei due personaggi, accumunati dalla ricerca della felicità (ops, ho sbagliato film di nuovo!): mentre uno prova una profonda inadeguatezza verso ciò che ci si aspetta da lui, l’altro è sul cammino della redenzione e della serenità. Scopriamo quindi con piacere che in questa produzione non fanno capolino solo effetti speciali e facili battutine, ma lo spazio riservato alla psiche delle persone e ai problemi reali del mondo (razzismo, anarchia, terrorismo e crisi economica) hanno un interessante ruolo che rende questa serie perfetta per passare un’oretta di puro divertimento, lasciandoci al contempo qualche spunto per riflettere sul quotidiano.
Nella seconda puntata, “L’uomo a stelle e strisce”, lo spettatore più riflessivo si ritrova a meditare con più attenzione su chi sia davvero cattivo, sulle conseguenze delle nostre scelte e sul peso delle responsabilità. Il bellissimo slogan dei Flag-Smasher, “un mondo, un popolo” ci porta tantissime domande. Cosa determina la bontà o la cattiveria di qualcuno? Le idee, le scelte o la realizzazione? I cattivi sono davvero cattivi? I buoni sono davvero buoni? Di chi possiamo fidarci? Insomma, “Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate? Un fiorino!” cit.
Nella terza puntata abbiamo una nuova riflessione su chi è buono, su chi sia cattivo e su quante sfumature di grigio esistano fra il bianco e il nero. La scoperta del quadernetto di Bucky, ereditato da Cap 1, riporta alla mente di Falcon il loro primo incontro e l’album “Trouble Man” di Marvin Gaye (1972) che Sam aveva consigliato a Steve. Il fantasma di Cap 1, sempre ben presente nella serie, fornisce il la ad un’interessante discussione sulla correttezza del mettere sul piedistallo un supereroe, facendolo diventare un simbolo e dimenticando i risvolti negativi delle loro azioni. Errore che porta inevitabilmente alla creazione di movimenti come quello dei Flag Smasher, se declinato ai fatti accaduti in questa serie, ma che nella vita reale può danneggiare ugualmente. Cap 2 e Karli sono i classici personaggi che, per ottenere quello che sono convinti essere il meglio, sono disposti a scendere a patti con la loro coscienza, lanciandosi nell’illegalità. Ma questo quante volte succede anche a noi? Quante volte commettiamo qualcosa di non giusto per “un bene superiore”?
Questa tematica è fortemente presente anche nella quarta puntata, quanto spesso è labile il confine fra giusto e sbagliato? Sicuramente la situazione presentata nella serie è oltremodo attuale, il sogno di un mondo, un confine è irrealizzabile. Troppe guerre, troppo razzismo e poca inclusione sociale, con comunità che vengono tenute ai margini della società e sfruttate da coloro che ne hanno i mezzi e il potere. Ma cosa è giusto fare per cambiare la situazione? Le parole da sole bastano o bisogna anche agire? Spesso abbiamo l’impressione che la strada della diplomazia sia lunga ed infruttuosa, ma imbracciando le armi e cercando di risolvere un problema con la violenza, diventiamo migliori di chi ci ha oppressi fino a qualche minuto prima? Sicuramente però, non otterremo nulla girandoci dall’altra parte e fingendo che questi problemi non esistano.
La quinta puntata, dal titolo forte “Verità” affronta i modi diversi di affrontare una difficoltà. Possiamo trovare chi, di fronte a gravissimi problemi ha deciso di arrendersi, chi si è amareggiato, chi ha deciso di lottare seguendo le regole e chi, dopo numero soprusi, è sceso a patti con la coscienza ed è diventato esso stesso parte del problema. Ovviamente i veri buoni scelgono sempre di lottare, a tutti i costi, ma è un processo estremamente faticoso, a livello fisico e a livello mentale, che richiede sincerità e una grande determinazione. Nonostante la difficoltà, questa scelta porta sempre al raggiungimento dello scopo. Risultano però comprensibili, ma non per questo giustificabili, anche le scelte degli altri personaggi. Seduti sul divano di casa è troppo facile dire “io al suo posto avrei fatto così”. The Falcon and the Winter Soldier, figlio della situazione sociale nella quale nasce, spinge intelligentemente le persone a riflettere sui diversi trattamenti che ricevono le diverse etnie e i differenti ceti sociali, rimanendo al contempo un prodotto fruibile, divertente e graficamente curatissimo.
L’ultima puntata ha il compito di chiudere le fila della produzione, traghettandoci al meglio verso i prossimi film dell’universo Marvel. Anche in questo episodio emergono trionfanti i temi visti durante tutta la stagione. Finalmente il bene sembra aver vinto, i buoni hanno capito per cosa valga la pena di lottare e hanno raggiunto la pace interiore, lasciando il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato e accettando con serenità il loro ruolo e sapendo quando e come alzare la propria voce per lottare non solo contro il male in senso lato, ma anche verso le tante ingiustizie che caratterizzano la società moderna. Si, probabilmente si tratta solo di una goccia (o qualche volta di una super-goccia) nel mare, ma goccia dopo goccia nasce un fiume, una coscienza comune risvegliata, disposta a combattere per un mondo migliore.
Si conclude così la nostra recensione di The Falcon and the Winter Soldier, con l’attesa di scoprire in quali film Marvel appariranno nuovamente questi personaggi che abbiamo imparato ad amare nel corso di questi 6 episodi. Per gli amanti dell’universo Marvel, vi ricordiamo che la terza serie della Fase Quattro è in arrivo l’11 giugno con Loki, impersonato da Tom Hiddleston, del quale vi lascio il trailer qui.
Si tratterà di un nuovo appuntamento settimanale, sempre fissato per la giornata di venerdì, al termine della quale ci troveremo qui, su FotoNerd, per la nostra nuova recensione.
Vi ricordiamo che The Falcon and the Winter Soldier è visibile esclusivamente su Disney+. Per accedere al ricco catalogo dedicato al Marvel Cinematic Universe presente su questa piattaforma di streaming è necessario abbonarsi, ad un costo mensile di 8.99 euro, opzione sottoscrivibile a questo indirizzo, o ad un prezzo annuo di 89.90 € seguendo questo link.
Recensione in breve
The Falcon and the Winter Soldier
The Falcon and the Winter Soldier narra le vicende di due eroi che sono anche e soprattutto uomini alla ricerca di sé stessi, del loro ruolo, del loro posto nel mondo ma anche e soprattutto, della propria serenità. Senza disdegnare battutine, inseguimenti, sparatorie e scene volanti in grado di mozzare il fiato.
PRO
- Colonne sonore che bilanciano alla perfezione la serie
- Doppiaggio che fornisce quella spinta in più
- Dualismo fra azione e introspezione ben bilanciato
- Ironia ben dosata
CONTRO
- Rischio di scivolare nella lentezza durante i momenti introspettivi
- A volte troppo politically correct