Attenzione, questa recensione delle prime due stagioni di The Mandalorian vi farà arrabbiare. Già lo so, quindi vi avviso. Il motivo è molto semplice: tutti la amate, senza se e senza ma, quando invece se e ma ce ne sono a tonnellate, ma ben mascherati e nascosti sotto una spessa coltre di puccettosità carina; spudorato fan service, che in confronto Stranger Things è una roba da dilettanti; e il bisogno di Disney di monetizzare il monetizzabile, raddrizzando il tiro dopo una trilogia di Star Wars che è riuscita a scontentare tutti, grandi e piccini, vendendo pochissimi pupazzetti. Quindi, vi avviso, non voglio avere sulla coscienza i vostri travasi di bile, smettete di leggere finché siete in tempo!
The Mandalorian recensione: ma mi faccia il Favreau!
Che Jon Favreau sia nato fortunato lo abbiamo capito tutti. Da attore misconosciuto, arrivato alla notorietà come fidanzato ricco e folle di Monica in Friends, il colpo gobbo gli è arrivato con la possibilità di dirigere il primissimo Iron Man nel 2008 che, oltre ad averlo lanciato dietro la macchina da presa, ha recuperato la carriera dell’allora finito e dimenticato Robert Downey Jr.
Grazie anche al successo del secondo Iron Man è riuscito ad avere i soldi per il fallimentare, su tutti i fronti, Cowboys & Aliens. Anche perché era l’unico a credere veramente che mischiare cowboy e alieni era una cosa figa. O meglio, erano lui e mio nipote che al tempo aveva 3 anni. Ed è proprio questo il suo punto di forza: quell’ingenua voglia di sognare e lavorare sulle cose chi gli piacciono a discapito di tutto, che l’hanno portato a inventarsi The Mandalorian.
Certo, l’allineamento di pianeti positivi ha avuto la sua influenza: la Disney aveva bisogno di far ritrovare ai fan la passione al marchio di Star Wars, dopo una terza trilogia discretamente deludente per tutti quanti. Il bisogno disperato di avere materiale nuovo per il lancio di Disney+, oltre al bisogno di mettere nei negozi nuovi pupazzetti che praticamente si vendono da soli, nonché vendere diritti per farne confezionare altro a chiunque fosse disposto a pagare per averli.

The Mandalorian recensione: Mando vai, se un’idea non ce l’hai?!
Ecco che The Mandalorian arriva sulla piattaforma ed è subito un successo e gli ingredienti sono semplici: è un giocattolone con cui Favreau e io suoi amici possono fare quello che vogliono; una spruzzata di puccettosità carina con un Baby Yoda che vogliono tutti, grandi e piccoli e i Mandaloriani, visto che misteriosamente Boba Fett è uno dei personaggi più amati in assoluto, nonostante sia apparso per meno di 5 minuti nel secondo film della saga un secolo e mezzo fa.
Come si uniscono tutte queste cose? Con una trama così semplice che, per non finire nel giro 20 minuti, ha bisogno di una marea di riempitivi per occupare 8 puntate da mezz’ora l’una della prima stagione. Ma almeno la prima stagione aveva una trama che, seppure misera, faceva da collante per le puntate che erano di fatto autoconclusive e sempre con la stessa ricetta:
- Mando arriva su un pianeta o in un posto dove c’è un grosso problema irrisolvibile
- Conosce un alleato che si sa già che tornerà in futuro perché è l’attore più conosciuto della puntata
- Chiacchiere con il nuovo alleato sul problema di cui al punto 1, per farci capire che è bello grosso e irrisolvibile
- Ultimi 5 minuti della puntata risoluzione veloce e banalotta del problema di cui al punto 1
- Bellissime illustrazioni durante i titoli di coda, la cosa migliore della serie a mio avviso
Unica variante, nella puntata 8 il punto 5 deve risolvere velocemente il problema che si è visto all’inizio della puntata 1. A questo si aggiunge un Baby Yoda che funge da McGuffin di hitchcokiana memoria per tutta la stagione e così, ecco anche la trama collante. Poi, visto che è Star Wars e deve accontentare i fan, ci si buttano dentro citazioni, luoghi, pianeti, personaggi, razze, mezzi, costumi, armi, astronavi e tutto quello che volete, per distrarre dall’iniquità della storia generale e per far gridare: “Questo è lo Star Wars che avrebbero sempre dovuto fare!!!”
Nella seconda stagione tutto questo è esasperato, perché la trama che fa da collante è ancora più esile: “Mò, Mando che se ne fa di Baby Yoda?” Quindi ecco Mando che per 5 puntate e mezza vaga per lo spazio affrontando mini avventure fini a se stesse. Ok, nella prima puntata recupera l’armatura di Boba Fett, spoilerando anche il fatto che Boba arriverà prima o poi, ma la seconda puntata con i ragni, per esempio, a che serve? Che vuol dire? Ok, ci sono gli X-Wing e i fan in delirio, ma per il resto è mezz’ora di nulla, vuoto assoluto composto da 25 minuti in cui Mando e Co. finiscono in un buca per scappare dai caccia della repubblica, vengono attaccati da ragni giganti e sempre negli ultimi 5 minuti rimanenti, vengono salvati dai piloti degli X-Wing che li inseguivano all’inizio che, senza alcuna scusa plausibile, poi li lasciano andare per la loro strada.
Nelle altre puntate cambia poco e nulla, la storia in realtà comincia e finisce nel giro delle ultime 3 puntate e mezza, rendendo le prime 4 un riempitivo per i fan. E capisco benissimo che possa piacere, che ci siano riferimenti alla trilogia classica e io sono cresciuto con quella, ma la stagione presa per quella che è, poteva cominciare direttamente al capitolo 13 con Ahsoka Tano, togliendo la storia del villaggio tiranneggiato e andando al dunque, senza che si sentisse l’assenza dei capitoli precedenti.
Star Wars Ashoka: in arrivo una nuova serie TV con Rosario Dawson
Ecco tutti i dettagli su Star Wars Ashoka, la nuova serie TV in arrivo su Disney+
Leggi di piùThe Mandalorian recensione: tecnicismi senza limitismi
Altro ingrediente fondamentale di tutta l’operazione The Mandalorian, sono gli effetti speciali. E qui devo dire che da una parte mi sono piaciuti, dall’altra mi hanno fatto storcere il naso non poco.
Per dire, hanno sperimentato con grandissimo successo i nuovi fondali digitali coordinati con le inquadrature delle telecamere, rottamando il vecchio e scomodo green screen, portando questo genere di produzione nell’era moderna.
Ma se da una parte gli effetti speciali digitali sono incredibili, dall’altra ci sono i vecchi classici pupazzi di gommapiuma e le maschere di gomma. SE una volta ero entusiasta degli effetti meccanici e prostetici, qui mi hanno leggermente infastidito, soprattutto nei momenti in cui si nota. Diciamoci la verità, Baby Yoda sarà pure carino, ma a volte si vede troppo che è un pupazzo in lattice meccanico, che sembra uscito da un film dei Muppet. Il che ogni tanto fa cadere la sospensione dell’incredulità che queste hanno disperatamente bisogno.
Però capisco il motivo di fare gli esseri così smaccatamente pupazzosi: il merchandise, l’anima della Disney. Se da quel film/saga non ci puoi tirare fuori una serie di pupazzi da vendere a chiunque, allora non vale la pena produrlo. O almeno, metterci tanti soldi. Perché è da lì che vengono gli incassi veri e propri, ancora di più che dagli abbonamenti di Disney+, vengono dai pupazzi, dalle licenze vendute alle terze parti per appiccicare il marchio Star Wars sui loro prodotti, dall’indotto che supera l’incasso cinematografico. E sossordi, signora mia!
Quindi mettiamoci dentro tutta una serie di nuovi Mandaloriani azzurri, Boba Fett, anzi su di lui ci facciamo una serie che così ci inventiamo altri pupazzi, astronavi, Storm Trooper, mezzi di trasporto terrestri, alieni, personaggi principali, lucertole con le uova che così poi invadiamo il mercato pure con le uova morbidose anti-stress.
Perché è questo il fine ultimo di tutto: la monetizzazione. È inutile che continuiamo a contorcerci in ragionamenti sull’arte, la voglia di farci contenti, la passione e tutto il resto. Non dico che non ci siano, ma sono un mezzo per arrivare al fine e The Mandalorian è un mezzo fantastico perché ha comunque un suo fascino particolare a metà tra vintage e moderno, con un personaggio carismatico, un’aura da giocattolone in cui gli amici degli amici possono divertirsi a girare una puntata che tanto non fa niente, il fine viene comunque raggiunto. E quindi al via gente come Peyton Reed, Brice Dallas Howard e Carl Weathers alla regia e camei di Rosario Dawson, giusto per citarne alcuni. E la curva dei guadagni s’impenna!
Non che il lavoro sia brutto, tutt’altro, il fronte tecnico (pupazzi di gomma a parte) e la regia sono davvero di prim’ordine. Però dà proprio l’idea che The Mandalorian sia un giocattolone da condividere con gli amichetti, la moda del momento a cui tutti vogliono partecipare, come fu Friends ai tempi d’oro, quando le star facevano a gara per apparire in una puntata.
Menzione d’onore per Pedro Pascal che riesce a essere carismatico e riconoscibile pure con su il casco del mandaloriano. Peccato abbiano buttato via la scena in cui scopre il viso per la prima volta, con una scusa pretestuosa che “svanisce” nel giro di 32 secondi (ma davvero questi tengono il computer con le rotte delle navi in sala mensa?!), buttando via l’epicità di un momento del genere in modo così atroce che ho sentito il mio cuoricino fare crack. Non che ci tenessi, ma perché almeno quel momento me lo aspettavo ispirante e invece è piatto e noioso come tutto il resto.
The Mandalorian recensione: e alla fine arriva Luke
Dulcis in fundo, parliamo del finale elettrizzante con il colpo di scena dell’arrivo di Luke Skywalker a salvare i nostri prodi eroi. A proposito, non mi ricordo se ve l’ho detto, ma questo articolo contiene spoiler sulle prime due stagioni di The Mandalorian.
Dicevo: il colpo di scena finale. Bello, eh! Deep Fake a parte che su YouTube ne ho visti di migliori amatoriali, ma alla fine Luke è abbastanza credibile. Il problema è che non è un colpo di scena vero e proprio perché è stato inserito nel giro di mezzo minuto e poteva essere chiunque. Tanto era prevedibile che Mando e gli altri venissero salvati “dall’esterno” da quella situazione di stallo, il problema è che il protagonista poteva essere chiunque: Luke, Darth Vader, Anakin Skywalker, Obi Wan-Kenobi e via dicendo. Le due stagioni The Mandalorian non avevano una precisa collocazione temporale fino all’ultima puntata, a parte il fatto che Alderan era già stato distrutto e quindi per forza dopo la trilogia originale, ma in realtà poteva essere collocato ovunque nella continuity. Forse chi legge i fumetti o ha visto tutte le serie animate avrebbe potuto intuire qualcosa sulla continuity.
Ma cosa sta a significare questo? Quali scenari apre?
Ne apre qualcuno, dal fatto che Baby Yoda non viene mai nominato nella trilogia più nuova, quindi potrebbe morire per mano di Kylo-Ren? Oppure è stata gettata la base per cancellare di sana pianta tutta la nuova trilogia e farne un’altra? Oppure Baby Yoda, al secolo Grogu, si è nascosto e darà il là a una nuova trilogia successiva al capitolo IX?
Insomma, di sicuro la terza stagione farà un balzo temporale in avanti di qualche anno, con un Grogu leggermente più grande, dopo l’addestramento con Luke, che si riunisce a Mando per nuove emozionanti avventure e nuovi emozionanti pupazzetti per chi ha già quelli delle prime due stagioni?
Non lo so, a parte il fatto che The Mandalorian per quanto mi riguarda non è stato una delusione, più che altro perché non mi aspettavo molto, ma di certo non mi ha coinvolto come avrebbe dovuto o voluto. Sarà che sono un cinico disilluso dall’arido cuore post romantico, ma non mi bastano le citazioni, i cameo, la pucciosità carina di Baby Yoda e i deep fake di Luke Skywalker, voglio anche la ciccia, anche la storia che mi prenda, che mi tenga incollato allo schermo e The Mandalorian in questo fallisce miseramente, mi sono dovuto sforzare per andare oltre la seconda puntata della seconda stagione. Mi sono dovuto far violenza per non mollare all’ennesimo sbadiglio o all’ennesimo finale raffazzonato, o all’ennesima puntata che sapeva di buco riempito con lo stucco.
Molti hanno paragonato The Mandalorian a un’epopea western come I Magnifici 7. A me è sembrato più una raccolta delle storie meno riuscite di Tex Willer non collegate tra loro, ma con un unico, singolo guizzo finale un minimo interessante, più per le speculazioni che si possono fare su cosa succederà, che per il guizzo in sé.
Mi spiace davvero, non riesco a capire il successo di The Mandalorian e tutti gli urli al “capolavoro”. Evidentemente la qualità media delle cose che siamo abituati a vedere si è abbassata talmente tanto, che le cose medie sembrano bellissime.
Vi lascio con il trailer ufficiale della seconda stagione di The Mandalorian
Recensione in breve
The Mandalorian stagioni 1 e 2
Che The Mandalorian sia una mossa commerciale atta a solleticare i palati dei fan più accaniti, vendere merchandise e a raccimolare nuovi iscritti e Padawan di Star Wars è innegabile. E non ci sarebbe niente di male se le due stagioni non fossero una sequenza di puntate autoconclusive fini a se stesse, legate tra loro da un sottile filo rosso. Soprattutto la stagione due, ha quattro puntate inutili e la storia vera e propria viene sbrigata nelle ultime puntate con un colpo di scena finale buttato inserito in fretta e furia che sa fin troppo di fan service.
PRO
- Effetti speciali e le nuove tecnlogie
- Pedro Pascal ha carisma da vendere
- Le illustrazioni dei titoli di coda degli episodi
- Quel gusto vintage e moderno insieme
CONTRO
- l'80% delle puntate delle due stagioni è inutile
- Togliendo tutto il fan service, rimane poco e quel poco è noiosetto
- I pupazzi e gli effetti prostetici sembrano troppo fatti di gomma
- Il colpo di scena cliffhanger finale è l'apoteosi del fan service
Sostanzialmente d’accordo sull’impianto, ma sto ancora cercando la trama nella stagione uno. Se tu sei riuscito a trovarla,sei stato molto fortunato!! ?
Ciao Stefano, per la trama della prima stagione non devi sbattere gli occhi, altrimenti rischi di perderla talmente è esile 😀
Comunque più che una trama è un pretesto per mettere in moto tutto e si intravede solo nelle puntate finali