Un tributo a Sean Connery è necessario. L’attore si è spento a 90 anni nella sua casa alle Bahamas, nel sonno e con la classe che ha sempre contraddistinto la sua vita e la sua carriera. Questo è il nostro omaggio a un attore che ha cavalcato ben 50 anni di storia del cinema americano, senza mai perdere un colpo in quanto a notorietà e presenza scenica, un primato che fino a ora nessuno è riuscito a scalfire, né credo mai supererà. Ha sempre capito quali film e personaggi fossero adatti a lui, al suo modo di recitare e alla sua fisicità. E soprattutto ha capito anche quando lui e il cinema non avevano più niente da darsi a vicenda, ritirandosi di buon grado, senza troppi clamori e senza alcun rimpianto.
Tributo a Sean Connery: il suo vero nome è Bond, James Bond
Non so se credete nel destino, o nella predestinazione, ma con il senno di poi è impossibile non tirarlo in ballo. E con quest’ottica è impossibile non dire che senza Sean Connery non sarebbe esistito James Bond. O meglio, non sarebbe arrivato fino a noi il mito dello 007 cinematografico che tutti conosciamo.
Sean Connery, quando fu scelto per interpretare l’agente segreto nel 1962, aveva paura di rimanere intrappolato nel personaggio. La cosa ironica è che è stato invece James Bond a rimanere intrappolato nella figura di Sean Connery e non sono serviti George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig a cancellare questo dato di fatto. Quando si pensa a James Bond, inevitabilmente, nella nostra mente, appare lo sguardo sornione e i modi affascinanti di Sean Connery. Tanto che lo stesso Ian Fleming, creatore del personaggio letterario da cui furono tratti i film, adattò il suo personaggio all’interpretazione di Sean Connery.
C’è poco altro da dire su questa cosa. Non so se Sean Connery fosse un grande attore o meno, quello che so è che il suo fascino, la sua ironia, i suoi modi di fare, la sua presenza fuori e sullo schermo sono quelle cose che secondo me sono le caratteristiche di un vero uomo. Sempre molto riservato, Sean Connery non è mai salito agli onori delle cronache per gossip vari, défaillance o azioni discutibili, ma sempre e solo per i film che ha interpretato e per il suo impegno sia sul fronte ecologico, finanziando e sponsorizzando in prima persona le attività sulla salvaguardia degli oceani, sia per l’indipendenza della sua Scozia dall’Inghilterra.
Anche sul fronte amoroso c’è poco da dire: ha avuto due mogli e nessuno scandalo.
Tutto questo serve a contestualizzare e forse un minimo a spiegare, come un uomo abbia attraversato 5 decadi di cinema, sempre in sella, senza mai cadere, senza mai finire nel fango come invece altri attori “più blasonati” hanno fatto e stanno facendo, gettando alle ortiche il loro nome e il loro valore. Sean Connery non si è mai piegato alle logiche economiche di Hollywood. Nel 2003 ha interpretato Allan Quatermain ne La Leggenda Degli Uomini Straordinari, che ha anche prodotto, uscendone distrutto e dichiarando che quello non era più cinema, che non capiva più le logiche produttive dietro ai film, che non era più una cosa che faceva per lui, quindi si è ritirato, dichiarando la sua carriera conclusa. E ci vuole un bel coraggio per fare una cosa del genere, quando ancora si può guadagnare solo con il nome in locandina e ci vuole forza per ammettere di essere arrivati, che da quel punto in poi non c’è più strada da voler percorrere, che è meglio andare che rimanere, che il mondo è cambiato e non gli stiamo più dietro. Chapeau, Sir Connery.
Tributo a Sean Connery: una vita per il cinema
Eppure Sean Connery il cinema l’ha fatto e che cinema. Ha esplorato praticamente ogni genere e lavorato con i migliori registi della sua epoca: Sidney Lumet, Alfred Hitchcock, John Millius, Michael Crichton, Terry Gilliam, John Huston, Brian De Palma, Jean-Jacques Annaud, Steven Spielberg, John McTiernan, Gus Van Sant, giusto per citarne alcuni.
I suoi personaggi erano variegati e molti sono entrati nell’immaginario collettivo. È stato il Robin Hood invecchiato e stanco di Robin E Marian, accanto a Audrey Hepburn. Il monaco investigatore Guglielmo da Baskerville de Il Nome Della Rosa. Il mentore immortale Ramirez in Highlander – L’Ultimo Immortale. L’integerrimo comandante russo Marko Ramius di Caccia A Ottobre Rosso. Il mitico Professor Henry Jones, padre di Indiana Jones in Indiana Jones E L’Ultima Crociata, il film migliore della serie anche e soprattutto grazie proprio a Sean Connery che, con la sua ironia, ha quasi offuscato il vero protagonista del film Harrison Ford.
Tutti personaggi caratterizzati principalmente da un carisma assurdo, che sfonda lo schermo e riempie gli spettatori in sala. Anche se quello che ho sempre apprezzato di più in Sean Connery è la sottile ironia che riusciva a mettere anche nei personaggi più seri e che veniva direttamente dall’uomo dietro il personaggio. Come dimenticare la dichiarazione durante il tour promozionale di Entrapment quando ha detto: “Sono pagato per baciare donne bellissime. È un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo“, una frase che ridimensiona il ruolo dell’attore nella società, lo declassa da dio inarrivabile a semplice umano strapagato per fare cose divertenti. Perché questo è fare l’attore: far finta di essere qualcun altro in modo credibile, avendo bene in mente di essere molto più fortunati delle persone comuni, ma senza pretendere di essere meglio di loro, anche perché era nato in una famiglia della classe lavoratrice e prima del cinema, aveva fatto molti lavori umili.
Credo che Connery abbia sempre incarnato lo spirito essenziale del cinema: un gigante sullo schermo, un uomo comune fuori, impegnato in cause che gli stanno a cuore e per cui può fare concretamente qualcosa grazie alla sua posizione. Invece di salire su un piedistallo e gridare “ammiratemi” è sempre stato giù dal piedistallo facendosi effettivamente ammirare per le sue battaglie.
Sean Connery aveva un modo di pensare e di essere lontano dai canoni hollywoodiani e per questo Hollywood l’ha sempre un po’ snobbato, arrivando a dargli un Oscar perché costretta, più che per convinzione vera. Di sicuro lo meritava per Guglielmo da Baskerville, come protagonista, alla fine ha preso il premio come co-protagonista per il ruolo del poliziotto di quartiere incorruttibile Jim Malone, a cui finalmente viene data la possibilità di crescere e mettere in opera il suo valore, ne Gli Intoccabili. Il ruolo è un parallelismo fantastico con la vita di Sean Connery: è sempre stato un onesto lavoratore che ha contribuito a creare personaggi e film strepitosi, ma non ha mai avuto la soddisfazione di vedere riconosciuto quel valore.
E se ne è sempre fregato, perché il pubblico quel valore l’ha sempre riconosciuto e se i premi non sono mai arrivati dall’altro, beh, sono sempre arrivati dal basso.
Tributo a Sean Connery: un addio che fa male
Sinceramente non ho idea di che film consigliarvi per scoprire il Connery attore. Direi che uno qualsiasi va benissimo, a partire da quelli citati sopra, tenendo conto che i più vecchi potrebbero non aver retto i tempi ed essere ben lontani da quello che siamo abituati a vedere oggi sul grande schermo. Ma vi posso assicurare che Sean Connery non ha mai perso lo smalto e ovunque andiate a pescare, va bene.
Il rimpianto è che di star come lui non ce ne sono molte, capaci di invecchiare bene e stare nell’establishment così a lungo senza fare pieghe, andandosene in sordina, lasciando che siano gli altri a fare il rumore dovuto. Lasciando l’industria cinematografica al momento giusto, con coraggio, con rispetto per se stessi e con quella classe che possiamo solo sperare di avere.
Certo che morire a 90 anni, tranquillo nel sonno, nella propria villa alle Bahamas e senza grossi rimpianti, mi suscita un po’ di invidia. Addio Sean, è stato davvero un piacere e grazie di tutto.