Dal 14 ottobre è disponibile Tutto chiede salvezza, nuovo progetto di Netflix che abbiamo potuto vedere in anteprima e che vi presentiamo con questa recensione senza spoiler. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Tutto chiede salvezza recensione Netflix: introduzione
Di Tutto chiede salvezza ve ne abbiamo parlato qualche giorno fa presentandovi il suo trailer ufficiale. Il progetto è composto da 7 episodi ed è tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020.
A pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Salute Mentale, arriva una serie tutta italiana che cerca di scavare nelle menti dei personaggi e del pubblico stesso, mostrando con estremi rispetto e delicatezza i luoghi e le circostanze legati a un mondo che, ancora nel 2022, fa paura andare a indagare.
La serie, quindi, merita di essere vista?

Tutto chiede salvezza recensione Netflix: la trama
Dopo un crollo psicotico, Daniele si sottopone a sette giorni (come il numero degli episodi) di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). In questa settimana, il ragazzo viene messo in totale isolamento dal resto del mondo e dovrà affrontare i suoi demoni più nascosti attraverso un percorso di accettazione e stringendo i legami più forti e sinceri della sua vita.
Quando è il fisico a crollare, viene automatico contattare il proprio medico di fiducia affinché possa consigliarci le cure migliori. Ma quando è la mente a perdere colpi? Troppo spesso, ancora oggi, la terapia psicologica viene soffocata dal silenzio sociale, emarginata proprio come chi si affida alle cure per risolvere i propri personali problemi. Ancora oggi, purtroppo, tutto questo è sinonimo di “matto”.

Tutto chiede salvezza recensione Netflix: un inno alla fragilità della mente umana
La serie tv di Tutto chiede salvezza cerca di fare proprio questo: scardinare dei costrutti sociali sbagliati e negativi in favore del vivere anche questo aspetto della vita in modo più sereno. C’è vergogna, dietro alla salute mentale, nonostante fortunatamente si faccia di tutto per normalizzarla.
A cominciare dal protagonista di questa storia, Daniele, che si risveglia in un luogo che non è casa sua. Non comprende, inizialmente, il motivo della sua reclusione e di certo non vuole rimanere lì un minuto di più per scoprirlo. Lui, con quella “gabbia di matti”, non ha niente a che fare e può venire a capo della situazione nella tranquillità di casa.
Quando però scopre che è proprio quella tranquillità a essere stata minata, inizia per il ragazzo un percorso complesso ma necessario per comprendere i suoi bisogni e conoscere un lato del suo essere rimasto sopito. Un percorso che, ricordiamo, è sempre utile a sé stesso, non agli altri.
Ammettiamolo: chiudere in un unico posto tutti coloro che hanno questo tipo di problemi sembra quasi un gesto caritatevole fatto in favore del resto della società, di tutti quelli normali, che stanno bene e che non hanno bisogno di alcun tipo di trattamento. Finché non si ritrovano a un passo dal baratro ed entrano a fare parte anche loro di quella porzione di persone che da fastidio e viene guardata con rabbia, timore o addirittura divertimento. Oppure, più semplicemente, non viene guardata affatto.

Tutto chiede salvezza recensione Netflix: l’equilibrio in mezzo al caos
Episodio dopo episodio, non solo entriamo in contatto con le ombre di Daniele, ma facciamo emergere le nostre e iniziamo, forse per la prima volta, a conoscerle e valutarle. Sia ben chiaro: la serie tv non va alla ricerca ossessiva di un disturbo anche laddove questo non esiste. Tutto è in equilibrio, non ci sono eccessi da una parte o dall’altra, nonostante si assista a scene emotivamente forti.
Si entra in punta di piedi nell’intimità dei personaggi: ognuno ha una storia da raccontare e lo fa senza pudore, battendosi anche quando tutti sanno di non essere davvero compresi. Proprio qui si percepisce la loro frustrazione, il desiderio di avere un controllo su di sé che dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo. Ma è naturale anche chiedere aiuto quando da soli non ce la si fa perché, in nessun caso, si sbaglia. Non c’è nulla di male nel chiedere salvezza.

Tutto chiede salvezza recensione Netflix: un cast preparato
Straordinaria è la prova attoriale di tutti gli interpreti coinvolti nel progetto, a cominciare dal giovane Federico Cesari e tutti i giovani pazienti della clinica, passando a nomi già consolidati nel panorama cinematografico italiano, quali Ricky Memphis e Filippo Nigro.
I loro personaggi, l’infermiere Pino e il dottor Mancino, stanno da questo lato della barricata, quello della ricerca e della cura ma che spesso sfocia nell’indifferenza e nel pressapochismo. Proprio loro sono probabilmente i personaggi più ambigui della serie ma che ricalcano alla perfezione l’atteggiamento tipico di chi preferirebbe girare volentieri la testa da un’altra parte piuttosto che tendere davvero una mano verso coloro che chiedono aiuto. Un compito non facile, ma che hanno portato a termine egregiamente.
Degno di nota è come sempre Andrea Pennacchi, che con il suo Mario diventa un punto di riferimento per il protagonista e per lo stesso pubblico: un’ancora salda e rassicurante in grado di commuovere quando mostra le sue debolezze.

Tutto chiede salvezza recensione Netflix: il cast e la produzione
Picomedia ha prodotto la serie tv Tutto chiede salvezza e le riprese hanno avuto luogo tra Roma, Ostia e Anzio. Alla regia Francesco Bruni che ha anche scritto la serie insieme a Daniele Mencarelli, Daniela Gambaro, Francesco Cenni. Già nel trailer è possibile ascoltare il brano Vent’anni, che è stato cantato dai Måneskin. La colonna sonora e le musiche originali sono state composte da Lorenzo Tomio.
Nel cast, oltre a Federico Cesari nel ruolo di Daniele troviamo anche Andrea Pennacchi, Vincenzo Crea, Lorenzo Renzi, Vincenzo Nemolato, Alessandro Pacioni, che interpretano i compagni di stanza di Daniele nel reparto di psichiatria. Fotinì Peluso è Nina, una compagna che Daniele aveva conosciuto al liceo e che ritrova in reparto. Carolina Crescentini è la mamma di Nina. Ricky Memphis, Bianca Nappi e Flaure BB Kabore sono gli infermieri, mentre Filippo Nigro e Raffaella Lebboroni sono i medici della clinica. La famiglia di Daniele è composta da madre, padre e sorella che sono interpretati da Lorenza Indovina, Michele La Ginestra e Arianna Mattioli.

Tutto chiede salvezza recensione Netflix: conclusioni
Ci sentiamo di promuovere a pieni voti la serie tv Tutto chiede salvezza. Per chi già conosceva la storia del romanzo, le aspettative erano alte e siamo dell’idea che vengano ampiamente ripagate. Per il resto, anche il pubblico semplicemente incuriosito si affezionerà alla storia e ai personaggi, rivalutando perfino la tematica se si ha avuto sempre un pregiudizio.
La produzione e il cast stellare sono punti di forza che lasciano immaginare la portata del progetto. La vittoria del Premio Strega Giovani 2020, ha fatto sì che si parlasse della storia ben prima del suo trailer ufficiale. La serie aiuta senza complessità a comprendere la salute mentale, a vederla più positivamente e, soprattutto, ad attendere il futuro con un pizzico di speranza in più.
Conoscete Tutto chiede salvezza? Guarderete la serie tv? Fatecelo sapere!
Recensione in breve
Tutto chiede salvezza
Tutto chiede salvezza è una miniserie in sette episodi che permette al pubblico di osservare in modo innovativo la tematica della salute mentale. La storia vuole spezzare i pregiudizi e il tabù legati al tema e lo fa in modo eccellente, soppesando ogni aspetto ma donando la giusta dose di spensieratezza. Una serie tv meritevole nonché un orgoglio italiano per il panorama dello streaming.
PRO
- Una serie tv sulla salute mentale
- Un cast preparato e all'altezza
- Tante emozioni forti
- Una storia umana come poche se ne vedono
CONTRO
- Tematica complessa, che non tutti comprenderanno davvero