Sta per arrivare in streaming “Una semplice domanda”, lo show scritto e diretto da Alessandro Cattelan in collaborazione con Netflix, di cui oggi vi parliamo con la nostra recensione in anteprima dei primi tre episodi. Ecco tutti i dettagli.
Una semplice domanda recensione: introduzione
Venti anni di carriera, praticamente la metà dei suoi anni. Ormai il volto (e la voce) di Alessandro Cattelan è conosciuto da tutti, grazie al lavoro come conduttore televisivo che l’ha portato a collaborare con le maggiori emittenti italiane e internazionali. Cattelan ha infatti lavorato per MTV con programmi quali “Most Wanted” e “Total Request”, per Italia 1 con “Ziggie” e per Sky con gli show che lo hanno portato definitivamente alla fama: “X Factor”, “David di Donatello“ e “E poi c’è Cattelan“, oltre a essere stato una iena e un giocatore di calcio. Quest’anno, oltre a “Una Semplice Domanda”, che rappresenta il suo esordio su Netflix, Alessandro Cattelan sarà su Rai 1 a maggio per la conduzione dell’Eurovision Song Contest 2022.
Ma Cattelan non è solo un conduttore televisivo: se siete fan dei programmi radiofonici lo avrete sicuramente sentito su Radio 105 prima e Radio Deejay successivamente, dove lo trovate dal 2013 con il suo “Catteland”. Alessandro, poi, ha anche una carriera da scrittore e grazie a Mondadori ha pubblicato tra il 2008 e il 2011 tre romanzi: “Ma la vita è un’altra cosa”, “Zone rigide” e “Quando vieni a prendermi?“. Da un paio d’anni, invece, collabora con la casa editrice Gallucci Editore, specializzata in letteratura per l’infanzia, con una serie di favole ispirate ai racconti della sua primogenita Nina. Al momento sono disponibili “Emma libera tutti!” e “Emma Detective”. Non preoccupatevi: in giro per l’articolo potete trovare tutti i link del caso!
Una semplice domanda recensione: aspettative e premesse
Con questa disamina della carriera di Alessandro Cattelan mi sono resa conto di quanto la sua persona sia stata presente nella mia vita da spettatrice e quanto questo nuovo progetto per Netflix, “Una semplice domanda”, mi abbia messo grandi aspettative fin dal suo annuncio. Il tipo di narrazione che ha sempre utilizzato è colloquiale, spiritoso ma al contempo pieno di quell’emotività che arriva dritta al cuore, con riflessioni e pensieri motivazionali. Ho sempre avuto una grande stima per lui e per l’impegno che ha impiegato per arrivare dov’è ora e ho affrontato la visione di questi primi tre episodi in anteprima dello show a scatola chiusa, fidandomi di quanto avrei trovato.
Il suo nuovo programma, però, ha iniziato ad avere i primi problemi ancora prima di arrivare sui canali ufficiali, a causa di uno slittamento di data dal 2021 al 2022 e un taglio netto della programmazione, che è passata definitivamente dagli otto episodi preventivati a un totale di sei. Si sa poco delle cause di tali scelte, se non attribuibili a divergenze, budget e lavori di post produzione. Tanti hanno iniziato a ipotizzare che, di fatto, “Una Semplice Domanda” non sarebbe stata altro che una delusione preannunciata ancor prima del giudizio della critica e del pubblico più ampio. Ma sarà proprio così?
Una semplice domanda recensione: la trama
Una semplice domanda. Questa è stata la spinta che ha dato inizio a tutto. Un classico dialogo tra padre e figlia che ha fatto scaturire in lei un quesito che però è tutt’altro che semplice: “Come si fa a essere felici?“. E Alessandro Cattelan non riesce davvero a dare una risposta del tutto convincente, proprio perché quanto richiesto è così tanto grande da sopraffarlo: si guarda indietro, osserva la sua vita e, per quanto sia soddisfatto, a questa domanda proprio non sa come rispondere. Così, in uno studio televisivo prima per ricreare quella scena e nella vita reale poi, Cattelan si è messo in viaggio per portare su schermo le testimonianze per lui più significative che potessero in qualche modo tentare di dare quella fatidica risposta.
Quindi, ecco che nei primi tre episodi si sono susseguiti l’ex calciatore Roberto Baggio, il regista Paolo Sorrentino e il dirigente sportivo Gianluca Vialli. Tre grandi nomi dello spettacolo italiano in diverse diramazioni e che di fronte alla macchina da ripresa si mostrano sotto aspetti che forse mai avevano svelato prima di ora. Oltre a ciò, ogni episodio è intervallato dall’intervento di uno psicologo, che di fronte a una birra guarda negli occhi il conduttore portandolo a riflettere su sé stesso, sui suoi traguardi e sulle sue paure. Un buon punto d’inizio per cominciare a muovere i primi passi verso la fantomatica e tanto agognata felicità.
Una semplice domanda recensione: aspetti positivi
Alessandro Cattelan svolge quindi un lavoro introspettivo su sé stesso attraverso le parole degli altri: una fatica, sia fisica che mentale, per aiutare a raggiungere un traguardo sia lui che gli spettatori che vorranno seguirlo in questa impresa. La ricerca della felicità, comunque, rimane un pretesto per parlare di svariate tematiche, come la tranquillità di una vita solitaria, le differenze tra religioni e il dolore di una malattia. Temi che mettono i suoi ospiti ogni volta sotto una luce differente, inedita e intima: pur rimanendo di fronte alle telecamere, Alessandro va a trovare ognuno di loro nelle personali confort-zone, che siano queste casa propria, il set di un film o un campo da golf.
Il luogo, infatti, sembra così tanto banale quanto al contempo significativo, tanto accogliente da non provocare emozioni negative anche affrontando discorsi che normalmente tolgono il fiato. Si può trovare la felicità nella fede? E nel convivere con una malattia che può portare precocemente alla morte? Si discute di questo e tanto altro, sia con la delicatezza dovuta che con il classico atteggiamento estroverso e divertente di Cattelan, che non manca di portare costantemente i picchi emotivi del pubblico da una parte dell’asticella all’altra. “Una Semplice Domanda” fa viaggiare in un momento storico in cui farlo è difficile se non impossibile, intrattenendo e cercando di essere propositivo per il futuro.
Una semplice domanda recensione: aspetti negativi
Le intenzioni dello show, quindi, rimangono per me il punto forte e riescono a compensare gli evidenti difetti che si riscontrano durante la visione. Per quanto stiamo parlando di una produzione Netflix, sembra di assistere a un progetto amatoriale, con delle riprese a volte mosse, altre troppo buie. Questo lascia un po’ quell’amaro in bocca a livello visivo che probabilmente non ci si aspetta in un caso specifico come questo. Inoltre, i temi portati in causa sono così tanto vasti che forse mezz’ora di puntata non è sufficiente per far sì che i messaggi vengano assorbiti a dovere, soprattutto per i continui salti da una situazione all’altra a cui si assiste nel singolo episodio.
A volte si ha l’impressione di dover correre con la mente per stare dietro a quello che avviene davanti agli occhi, con il risultato di sembrare fin troppo frenetico rispetto a ciò che si vuole dire. Tutti difetti a cui non riesco ad attribuire una giustificazione, per il momento. Ma magari, questo viaggio, porterà a sorprese una volta avere raggiunto la meta finale.
Una semplice domanda recensione: conclusioni
Per potermi definire davvero soddisfatta, proseguirò senz’altro la visione di “Una Semplice Domanda”, che apprezzo come prodotto italiano su una piattaforma che da grossa visibilità. Ci sono degli elementi basilari che sono stati messi in chiaro, ma ancora tante ombre che non aiutano a dare un parere ben definito. Questo docu-show è quel tipo di programma che per essere davvero apprezzato ha bisogno di sedimentarsi complessivamente nella testa di chi osserva. Un po’ come il concetto di felicità tanto ricercato e che sicuramente necessita del giusto tempo per essere realmente identificato.
Guarderete “Una Semplice Domanda” di Alessandro Cattelan? Fatecelo sapere nei commenti!
Recensione in breve
Una semplice domanda
Una Semplice Domanda si pone la missione di comprendere cosa sia la felicità e come fare per raggiungerla. Un concetto universale che però passa dal singolo individuo attraverso le testimonianze dei coraggiosi ospiti che hanno voluto aprire il proprio cuore e abbracciare il progetto di Alessandro Cattelan. Un progetto che, nonostante le alte possibilità, sembra muoversi troppo tra l'amatoriale e l'improvvisazione, spiazzando di primo acchito il pubblico. Un'impressione che solo la visione complessiva potrà confermare o ribaltarne il risultato (citazione non del tutto casuale).
PRO
- Un nuovo interessante progetto per Alessandro Cattelan
- Una tematica universale che fa da tramite per tanti discorsi
- Ospiti interessanti, come le loro vite
CONTRO
- Una regia troppo frenetica
- Inquadrature non perfette
- Concetti importanti sviscerati in un tempo insufficiente