Non è semplice fare la recensione di Uncharted: il film adattamento dell’omonima serie di videogiochi di successo sviluppata da Naughty Dog porta con sé un peso gigantesco, ossia quello di convincere i vecchi fan (quelli dei giochi), i papabili nuovi spettatori e i sostenitori di un attore di grande talento come Tom Holland. Primo capitolo di quella che potrebbe rivelarsi una fruttuosa (per il botteghino) trilogia, Uncharted introduce tutti i protagonisti e lo fa in due ore di gran divertimento. E poco più.
Film Uncharted recensione: il dilemma
Il cinema può essere anche mero intrattenimento fine a sé stesso? Se lo chiedeste a un regista immenso come Martin Scorsese vi direbbe di no, prendendo come esempio da massacrare tutto l’universo Marvel. Chiedendolo ad altri, invece, la risposta sarebbe l’esatto opposto. Quindi, dove sta la verità? Come sempre, la verità si cela nel mezzo. Non c’è niente di male nel fare puro intrattenimento e far divertire per un paio di ore lo spettatore, anzi diciamo che in un periodo come questo è anche necessario. Il cinema può essere un parco giochi e, al contempo, può essere un mattone tirato sull’anima che apre a dibattiti filosofici. Il punto sta semplicemente in una piccola, sostanziale differenza: i film realizzati bene e i film realizzati male. Uncharted non è ne l’uno ne l’altro, semplicemente è realizzato.


Attenzione: non voglio assolutamente dire che Uncharted sia un film brutto, perché non lo è. Diverte, prende lo spettatore e lo travolge per un paio di ore e lo fa entrare nel magico mondo ideato da Naughty Dog grazie a una buona dose di fanservice e citazionismo. Quindi, dove sta il problema? Uncharted, purtroppo, è un film che non inventa nulla, che recupera un canovaccio vecchio di almeno quarant’anni (qualcuno chiami Indiana Jones) e lo ripropone pari pari senza nessun colpo di scena o invenzione degna di nota. Anzi, i film con protagonista Harrison Ford erano molto più originali e dinamici. Uncharted è un film che si guarda piacevolmente, certo, ma di cui ci si dimentica dopo pochi minuti che è terminato perché è privo di carattere.

Non voglio sembrare critico fin dall’inizio di questa recensione di Uncharted, ma ci tenevo subito a darvi il mio parere generale per poi andare ad approfondire i vari punti nel corso dell’articolo. Il nuovo film con protagonista Tom Holland (sempre eccellente) è una bella distrazione che si muove su binari prestabiliti e che non lascia spazio a colpi di scena, tanto da farci capire come si svolgerà la storia fin dai primi minuti. In ogni suo più piccolo particolare, è banale. Questo, come potete intuire, apre a un secondo dilemma: è giusto che un film sia così scontato da poter prevedere ogni singolo avvenimento lasciandosi trasportare dagli effetti speciali e dall’avventura, o necessitiamo di qualcosa di più serio, maturo e profondo anche in una produzione kolossal di questo tipo?
Anche in questo caso, la risposta è del tutto personale: chi va alla ricerca di un paio di ore di svago troverà in Uncharted un buon pagliativo; coloro che, invece, speravano di trovare un film d’avventura con una trama complessa e personaggi profondi rimarranno decisamente delusi. Per non dire delusissimi.
Andiamo con ordine, però, e analizziamo per bene tutti i pregi e difetti di Uncharted in questa recensione.


Film Uncharted recensione: trama e cast
Uncharted arriverà nelle nostre sale giovedì 17 febbraio 2022. Diretto da Ruben Fleischer, è distribuito in Italia da Warner Bros. e Sony Pictures Italia. La sceneggiatura è di Art Marcum, Matt Holloway e Rafe Judkins, su soggetto della serie di videogiochi creata da Naughty Dog. Columbia Pictures, Atlas Entertainment, Arad Productions, PlayStation Productions, Ayuntamiento de Madrid, Naughty Dog, e Sony Computer Entertainment America sono le case di produzione.

Il cast di Uncharted è composto da Tom Holland, nei panni di Nathan Drake, Mark Wahlberg, come Victor “Sully” Sullivan, Antonio Banderas, nel ruolo del magnate Moncada, Tati Gabrielle, come Braddock, e Sophia Taylor Ali, nelle vesti di Chloe Frazer. Il doppiaggio italiano è affidato a Alex Polidori (Tom Holland), Alessandro Quarta (Sully) e Antonio Sanna (Antonio Banderas).
Sul fronte tecnico, la fotografia è di Chung Chung-hoo, il montaggio di Chris Lebenzon, il trucco di Valeska Schitthelm, i costumi di Anthony Franco e la scenografia di Shepherd Frankel. Uli Nefzer, Fabricio de Vasconcellos Baessa Antonio e Edwin Rivera hanno curato gli effetti speciali. Il budget del film è stato di 120 milioni di dollari.

Film Uncharted recensione: un grande attore non fa un grande film
Possiamo disquisire quanto vogliamo sul fatto che Uncharted sia o meno un buon film, ma su una cosa non possiamo che essere d’accordo: non è un grande film. Non lo è per via di una sceneggiatura scarna, prevedibile e priva di mordente che si basa principalmente sul citazionismo. Non lo è per alcune scelte di regia e, soprattutto, non lo è per profondità narrativa. I richiami alla serie di videogiochi sono palesi molto apprezzati, ma non possono bastare a creare un prodotto di alto livello.

Non può bastare nemmeno un talento cristallino come Tom Holland, che personalmente adoro da impazzire per la sua camaleontica capacità di interpretare con grande classe ruoli diversi (Cherry, Spider-Man, Le strade del male). Tom Holland, però, è anche il primo problema della pellicola: Nathan Drake, nei giochi, è un uomo maturo e di età maggiore rispetto all’attore britannico. E il venticinquenne attore britannico dall’aria ancora da teenager mi stona, come impatto visivo. L’impressione che ho avuto è che non si sia voluto realizzare semplicemente un capitolo introduttivo ma ci si è nascosti dietro a questo pretesto per infilare uno degli attori più richiesti del momento e fare il botto al botteghino. Sarò crudele e brutale con questa considerazione, ma la sensazione è stata davvero forte.
Con questo non voglio togliere nulla al lavoro di Holland, capace di gestire il ruolo di Nathan Drake con grande disinvoltura e una buona dose di sana ironia. Detto questo, e volendo vedere solo del buono nella scelte dell’attore e non un interesse secondario nel far andare la gente in sala, come capitolo introduttivo Uncharted funziona abbastanza bene perché introduce adeguatamente i personaggi.


Il resto del cast non mi ha fatto impazzire: Mark Wahlberg nei panni di Victor Sullivan non lo trovo una scelta corretta e, come attore, fatta eccezione per un paio di ruoli, non mi ha mai convinto. Antonio Banderas, che dovrebbe ricoprire il ruolo di villain principale, è semplicemente una macchietta depressa e pretenziosa che vuole riportare la casata Moncada ai fasti di un tempo andando contro suo padre. Veste bene i panni del classico antagonista della serie interattiva, cioè quelli di un uomo alla ricerca ossessiva di un tesoro, ma non va oltre lo stereotipo. Il personaggio di Sophia Taylor Ali, Chloe Frazer, poteva anche non esistere ai fini della trama ma è stato infilato giusto per dare al nostro protagonista una figura femminile di riferimento. So che gli appassionati della serie PlayStation staranno pensando “ma cosa dici, è un personaggio importante nei videogiochi“, ma fidatevi che anche lei è stereotipata a livelli estremi in Uncharted.
Film Uncharted recensione: tra realtà e assurdità
Ci sono cose nel film che gravitano attorno all’impossibile, quasi come se gli ultimi film di Fast and Furious avessero fatto breccia nella sceneggiatura. Anche i videogiochi prodotti da Naughty Dog viaggiano su questa linea, ma c’è una differenza importante: un videogioco è un videogioco, un film è un film.
Qui non si tratta di accettare una vacuità fatta per divertire e intrattenere, ne si può prendere d’esempio il prodotto interattivo: si parla di film e, in questo caso, di pellicole d’avventura che spingono ai limiti i personaggi ma non li fanno diventare invincibili e capaci di qualsiasi cosa. Capisco voler rendere il tutto spettacolare, ma penso che ci si debba attenere alle leggi della fisica. Probabilmente sono troppo severo io parlando di scelte narrative prettamente fatte per intrattenere il pubblico e generare spettacolarità, però non riesco a mandarle giù. Penso, anzi ne sono convinto, che si potesse fare di meglio senza far diventare i vari personaggi dei supereroi invincibili. Alla fine non ci troviamo davanti ad un prodotto fantasy come Pirati dei Caraibi, per intenderci, quindi le trovo fuori luogo.


Ho apprezzato, invece, il rapporto tra Nathan Drake e Sully: nonostante sia impostato diversamente rispetto alla controparte videoludica, funziona e il duo regge bene lo schermo, al netto di alcune righe di sceneggiatura abbastanza balani e a misteri che si svelano fin dal primo minuto facendo sì che il rapporto scorra su un canovaccio visto e rivisto più volte. Scontato, vero, ma divertente e con una bella alchimia tra di due attori.

Dì per sé, l’avventura che ci racconta Uncharted è nuova rispetto a quelle viste nei videogiochi e sposa in toto il progetto di creare un primo capitolo introduttivo capace di dare alla saga il mordente necessario. Per farlo, la scelta di Ruben Fleischer è quella di poggiarsi sulle solide fondamenta narrate nella trilogia PlayStation, come il rapporto tra Nathan e suo fratello Sam, replicando scene iconiche come quella ambientata nella stanza dell’orfanotrofio. Questo non può bastare però, e il tutto sembra fatto per accontentare senza mezze misure gli amanti del videogioco. La regia di Fleischer è buona, permette di gustarsi appieno tutte le scene d’azione che non sono mai caotiche o confusionarie, ma non va oltre ed è priva di qualsiasi tipo di virtuosismo.


Film Uncharted recensione: spettacolarità fuori misura
Se da un lato abbiamo un film che scricchiola sotto tutti i punti di vista se si va ad analizzare la sceneggiatura, dall’altro abbiamo un prodotto che riesce perfettamente a mettere in scena le avventure di Nathan Drake grazie ad effetti speciali di alto livello e a musiche abbastanza coinvolgenti. Anche il montaggio di Chris Lebenzon e i costumi di Anthony Franco possono essere annoverati tra i punti forti della pellicola, così come la buona fotografia di Chung Chung-hoon e le scenografie ideate da Shepherd Frankel.

Io ve lo dico: se volete passare due ore a guardare qualcosa di spettacolare, Uncharted è il film che fa per voi. Se riuscite (e vorrei anche io riuscirci, davvero) a superare delle scelte di sceneggiatura talmente scontate da essere capite una mezzora prima, vi gusterete un film buono e che in realtà si merita la sufficienza.

A tal proposito, vorrei specificare una cosa importante: Uncharted non è un brutto film, ma è un film sufficiente. Questo mi fa essere così critico, perché le basi costruite da Naughty Dog erano talmente solide che si avrebbe potuto fare molto, molto di più. Sarebbe potuto essere un film epico non solo nelle intenzioni e nella messa in scena, ma anche nella scrittura e nella profondità dei personaggi raccontati. Invece, questi hanno una caratura decisamente ridotta e viaggiano sui binari degli stereotipi di genere. Capisco che non tutto si possa raccontare in un capitolo introduttivo e che il richiamo alla serie Naughty Dog sia forte, ma non trovo giusto che ci si debba limitare al compitino. Uncharted non è brutto, è solo un grande rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. È un film normale, senza infamia ne lode.


Film Uncharted recensione: parte spoiler
In questo capitolo analizzeremo alcune parti di Uncharted, quindi sarà ricco di spoiler sulla trama. Se non volete rovinarvi l’esperienza in sala, saltate a pie pari al prossimo paragrafo in cui tiriamo le conclusioni.
Ci sarebbero un’infinità di cose da analizzare in questa parte spoiler della nostra recensione, ma cerchiamo di affrontare solo quelle che mi hanno fatto storcere maggiormente il naso.
Come vi dicevo, la trama di Uncharted è scontata sotto ogni punto di vista: fin dal primo incontro tra Sully e Nathan si capisce dove andrà a parare il rapporto tra i due, con il segreto che nasconde il personaggio interpretato da Mark Wahlberg che non è poi tanto segreto per lo spettatore. Anche il destino del padre del villain interpretato da Antonio Banderas è chiaro dalla sua prima apparizione. Vi giuro, mi son detto: “tra una o due scene lo fa fuori”. Ecco, così è stato. Non vorrei citare il cambio squadra a metà film di Chloé Frazer con conseguente pentimento successivo, chiamato e totalmente privo di mordente.
Arriviamo ai tasti dolenti: le scene ai limiti dell’assurdo.
Una scena in particolare, quella con gli elicotteri cargo che alzano dei velieri pirata e poi si scontrano in cielo durante la fuga, è ai limiti dell’impossibile. Fantasticando che l’elicottero cargo scelto nel film sia un CH 54a (molto simile esteticamente) capace di tirare su circa 9 tonnellate, non si spiega come riuscirebbe a trasportare un veliero pirata che, stando larghi e analizzando quelli rinvenuti, peserebbe intorno le 500 tonnellate. Anche prendendo un elicottero Mi-26-T2V (il modello cargo più grande al mondo) non si andrebbe oltre le 20 tonnellate. Ora ammettiamo anche che sia possibile perché vogliamo far finta di niente e farla passare, ma mettersi a combattere in cielo e fare arrembaggi al limite dell’umano, con curve in derapata volante come se fossimo in una gara clandestina di automobili truccate? Dai, siamo seri.
Non si spiega nemmeno come sia possibile vedere Nathan Drake saltare da vari carichi rimasti sospesi a metà fuori dall’areo dirottato. Ad un certo punto ho pensato che Tom Holland si fosse rimesso il costume di Spider-Man. Vederlo volare giù per poi trovarsi sull’automobile guidata da Chloe Frazer in piena caduta libera, è stato divertente tanto quanto impossibile. Però mi ha divertito, dai!
Io so che queste scelte sono state fatte per rendere Uncharted molto simile al videogioco Uncharted, ma ripeto che mi hanno fatto storcere il naso.
FINE PARTE SPOILER

Film Uncharted recensione: il nostro verdetto
Sono conscio di essere stato molto critico nella recensione di Uncharted, ma non voglio far passare che sia un brutto film e basta: è un film godibile, che per un paio di ore distrae da tutto il resto. Se si riesce a chiudere un occhio davanti ad una sceneggiatura banale e scontata, a interpretazioni non di altissimo livello e alcune scene al limite dell’assurdo. Togliendo questi difetti, Uncharted funziona bene come introduzione al personaggio di Nathan Drake e ci fa tornare un po’ ai tempi di Indiana Jones e Tomb Raider (pur non raggiungendo mai le vette della saga di Spielberg). Ci racconta storie di pirati, tesori nascosti e uomini bramosi di trovarli. Ci racconta di un ragazzo che vuole ritrovare il fratello e per farlo si lancia in una di quelle avventure che ha sempre sognato quando era piccolo e viveva in orfanotrofio. Gli effetti speciali sono di altissimo livello, così come le musiche e i costumi. Questo, però, non può bastare a fare un bel film. Uncharted non è brutto, semplicemente non è il grande film che sarebbe potuto essere. Alla fine, per chi vuole solo passare due ore di divertimento, va bene anche così.
Recensione in breve
Uncharted
Uncharted non è un brutto film, ma semplicemente non è il film che sarebbe potuto essere. La trama è banale e scontata ma, nell'ottica di un capitolo introduttivo, funziona. Tom Holland è sempre bravo, anche se poco adatto ai panni di Nathan Drake. Gli altri personaggi, invece, sono abbastanza inutili e stereotipati. Gli effetti speciali funzionano che è una meraviglia, così come le scenografie, i costumi e le. musiche. Un buon film di intrattenimento che non ha grandi spunti e punta tanto sul fanservice. Un film che, dopo averlo visto, lascia poco o nulla.
PRO
- Tom Holland è sempre bravo
- Effetti speciali di alto livello
- Costumi, musiche e scenografie ottime
- Diverte e fa fanservice
CONTRO
- Alcuni personaggi davvero inutili
- Trama scontata e ai limiti della banalità
- Alcuni momenti sono assurdi
- Si dimentica facilmente