Avete presente quando i bordi dell’immagine scattata sono più scuri rispetto al suo centro? Ecco, quell’effetto ha un nome preciso: vignettatura. A seconda del tipo e della causa può essere di diverse tipologie, che andremo ad affrontare ed analizzare nel dettaglio in questa guida. Nessun mistero irrisolto: ecco a voi cos’è la vignettatura in fotografia, come funziona e come poterla gestire al meglio!
Vignettatura in fotografia: significato
L’effetto vignettatura, in fotografia e nell’ottica in generale, indica la riduzione della luminosità dell’immagine nelle sue zone periferiche rispetto quelle centrali. Questo difetto può essere causato dall’utilizzo di obiettivi fotografici di non alta qualità o dall’uso di accessori non adatti alla lunghezza focale utilizzata sulla fotocamera ma, anche, dal sensore digitale. Quindi, quando nelle vostre fotografie vi capiterà di vedere, ai loro bordi, un oscuramento, non preoccupatevi pensando di aver distrutto la lente o il corpo macchina: è solamente la vignettatura. Molti fotografi reputano questo effetto un problema da arginare o eliminare del tutto, cosa possibile con i programmi di post produzione se non risulta essere troppo marcato, mentre altri lo usano per creare effetti artistici e particolari che possono aiutare a concentrare lo sguardo dell’osservatore verso il fulcro della fotografia. Infatti, esistono diversi filtri e tecniche di post produzione che permettono di inserirla manualmente, qualora non fosse presente, o di amplificarne la portata.
Vignettatura in fotografia: tipologie
Non tutti sanno che, in fotografia, esistono tre tipi diversi di vignettatura: ottica, digitale e meccanica. Andiamo ora ad analizzarle singolarmente, spiegando il più chiaramente possibile come funzionano e come si formano.
Vignettatura ottica
La prima tipologia di vignettatura in fotografia che andiamo ad affrontare in questa guida avviene in tutti gli obiettivi, soprattutto su quelli fissi, ed è connessa con le loro caratteristiche: infatti, può risultare maggiormente presente o leggermente percettibile in base alla loro qualità costruttiva. Le cause scatenanti di questo effetto sono due: utilizzando ampie aperture del diaframma (se non sapete di cosa sto parlando vi consiglio di leggere prima la guida diaframma fotografia) la luce in entrata viene parzialmente bloccata dalla lunghezza del cilindro dell’obiettivo e delle dimensioni dei suoi telai che, aprendo il diaframma, la ostruiscono. Di contro, andando a chiuderlo, l’effetto vignettatura ottica viene ridotto esponenzialmente o addirittura eliminato. La seconda causa della vignettatura ottica riguarda il percorso che la luce compie lungo tutto l’obiettivo: i raggi luminosi compiono più strada per raggiungere i suoi bordi rispetto il suo centro, e questo aumenta man mano che la lunghezza focale scende e si utilizzano lenti sempre più grandangolari che coprono un raggio visivo maggiore. Quindi, il primo caso in cui si corre il rischio di inceppare in questo tipo di difetto, è prettamente legato alla costruzione tecnica e alla tipologia dell’obiettivo utilizzato.
Vignettatura digitale
La vignettatura digitale si verifica esclusivamente sulle macchine fotografiche con sensore digitale, ed è causata dalla profondità dei pozzi fotonici che incanalano la luce. Praticamente, detta in modo semplice, l’angolo di incidenza della luce è meno marcato ai bordi dell’obiettivo, generando per l’appunto questo fenomeno. Se qualcuno ci avrà fatto caso i corpi macchina APS-C e Micro Quattro Terzi soffrono meno il problema, dato che il sensore ridotto “croppa” (taglia, ndr) parte dell’immagine ottenuta con gli obiettivi, rispetto a quelli Full Frame. C’è da aggiungere che le macchine fotografiche del giorno d’oggi hanno algoritmi interni per la compensazione automatica di questo difetto quando convertono le immagini in un formato compresso come il JPEG. Questo processo non funziona con il RAW che, essendo un formato grezzo totalmente esente da qualsiasi tipo di compressione o lavorazione eseguita dal processore interno della fotocamera, necessità la lavorazione da parte vostra in post produzione. Qui sotto trovate uno schema dell’area coperta dai vari sensori, che vi chiarirà le idee.
Vignettatura meccanica
Come la vignettatura ottica, anche quella meccanica avviene per colpa di elementi di disturbo che ostacolano il passaggio della luce, ma questa volta sono esterni alla costruzione interna della lente: può avvenire per colpa di un parasole non adeguato alla lunghezza focale o montato male, dai filtri fotografici non perfettamente coincidenti o stretti bene o anche da un adattatore di bassa qualità. Normalmente, gli obiettivi fotografici offrono un margine di errore per compensare questo fenomeno, dato che i produttori prevedono, durante lo sviluppo, la possibilità di lasciar montare accessori agli utenti. Se ci fate caso, nel 99% dei casi, il paraluce originale delle lenti è sempre più grande della loro parte anteriore: questo perché, in fase di costruzione, si cerca di impedire che i raggi di luce possano entrare nell’ottica e rovinare lo scatto. Vien da sé che la vignettatura meccanica in fotografia è esclusivamente legata all’utilizzo di accessori esterni, quindi per essere evitata il più possibile è necessario utilizzare prodotti della stessa marca dell’obiettivo oppure di terze parti che, comunque, garantiscono una qualità di costruzione elevata e la totale compatibilità.
Vignettatura aggiunta o artificiale
Arriviamo alla quarta tipologia di vignettatura in fotografia, inserita a sorpresa dato che prima non ve l’avevo scritta. Non l’ho fatto per un semplice motivo: effettivamente, non è una vignettatura derivata da qualche elemento di disturbo o di costruzione, perché è quella che i fotografi vanno ad inserire durante il processo di post produzione di un’immagine. Molti infatti trovano attraente questo effetto e utile per far concentrare lo sguardo dell’osservatore su un soggetto centrale, applicandola o amplificandola grazie ai programmi di editing fotografico. Tutti i software, infatti, offrono un tool per eliminare o aumentare la presenza della vignettatura, grazie al quale è possibile modificarla a proprio piacimento. Qui si entra in un discorso particolare, composto dai gusti personali dei fotografi: se pensate che la vignettatura possa aggiungere qualcosa al vostro scatto, avvalorare il soggetto ritratto o aiutare chi la vedrà a recepire meglio il messaggio, utilizzatela senza problemi, stando ovviamente attenti a non esagerare troppo.
Vignettatura in fotografia: prevenirla, eliminarla e gestirla
Così come può essere aggiunta, può anche essere rimossa grazie l’ausilio dei programmi di post produzione. La maggior parte dei software per l’editing professionale, da quelli a pagamento come Lightroom e Photoshop della suite Adobe a quelli gratuiti come Gimp, offrono una sezione realizzata appositamente per la rimozione della vignettatura. Sui programmi più importanti vi sarà possibile anche inserire il profilo dell’obiettivo utilizzato, ovviamente dopo l’aggiornamento software per leggerlo, e questo andrà a ridurre automaticamente gran parte del difetto. Qualora l’inserimento del profilo non riuscisse ad eliminare del tutto la vignettatura, è possibile andare ad agire manualmente tramite dei cursori di controllo che vi permettono di modificarla a vostro piacimento. Un altro metodo molto veloce per cancellare il fenomeno è croppare l’immagine, ma questo significa perdere parte della composizione e non so quanto possa esservi utile e correreste il rischio di rovinare il senso dello scatto in modo irrimediabile.
Per prevenire il più possibile la vignettatura in fotografia, le altre operazioni da fare, oltre l’elaborazione in post produzione, sono molto semplici: utilizzare lunghezze focali meno grandangolari con un’apertura del diaframma più chiusa, scegliere accessori perfettamente compatibili con il diametro della lente e la sua escursione, montandoli nel modo corretto.



Vignettatura in fotografia: conclusioni
Riallacciandomi un ultimo istante su quello che vi dicevo poco fa, la vignettatura in fotografia è un difetto/effetto molto soggettivo e sicuramente meno fastidioso di altri, come per esempio l’aberrazione cromatica. Scegliere di eliminarla, tenerla o aumentarla è in tutto e per tutto una scelta del fotografo, che valuterà con il suo punto di vista e pensiero anche in base al risultato che vuole ottenere. Non nascondo che io non sono un convinto detrattore della vignettatura in fotografia, quando non è troppo marcata tanto da dare effettivamente fastidio. Molto spesso non applico nessuna correzione e, un paio di volte, l’ho pure amplificata leggermente per aiutare a concentrare maggiormente l’attenzione sul punto centrale – e focale – del mio scatto. Per capirci, nell’immagine sopra dove vi ho mostrato i tre passaggi di correzione, a gusto preferisco la seconda, in cui resta un po’ di vignettatura che mi da una sensazione di maggior profondità dell’immagine.
Quindi, riassumendo, è inutile creare discussioni sui blog o le guerre puniche sulla sua presenza, perché è un fattore quasi completamente personale. Scientificamente la vignettatura in fotografia è un difetto, è vero, ma può anche trasformarsi in un alleato utile in determinati contesti in cui si vuole raggiungere un preciso risultato visivo.

Vignettatura in fotografia: potrebbe interessarvi anche…
Noi di FotoNerd abbiamo stilato una lista di guide adatte a chi vuole imparare a fotografare o approfondire alcuni argomenti fotografici, e potreste trovare utile la lettura delle seguenti tematiche:
[…] anche il contrario, grazie agli step-up, ma il risultato non sarà dei migliori, provocando vignettatura, ossia la presenza di bordi più scuri ai lati […]