Un’operazione da 35 milioni di euro permette di creare pioggia artificiale con droni a Dubai. Si chiama “cloud seeding“ed è una pratica comune in più di 20 paesi al mondo. Vediamo come funziona questo metodo nel dettaglio.
Pioggia artificiale con droni a Dubai: così gli Emirati Arabi Uniti combattono il caldo
Non è assolutamente la prima volta che l’uomo cerca di intervenire sul clima a proprio piacimento. La prima pioggia “a comando” è stata utilizzata a New York nel 1946 per contrastare un eccezionale episodio di grave siccità. Da quel momento diversi stati si sono impegnati in questa direzione creando differenti soluzioni per intervenire artificialmente sul clima. Tra gli stati più attivi troviamo la Cina dove questa pratica è diventata normale per dare sollievo alle regioni aride, inclusa la capitale Pechino. Sono più di venti i paesi nel mondo che intervengono artificialmente sul clima, causando in alcuni casi conflitti politici con reciproche accuse di furto di pioggia.
Dal 2017 anche gli Emirati Arabi Uniti hanno iniziato a studiare metodi per rendere più clementi le temperature. Proprio in questo giorni abbiamo visto diverse immagini di forti acquazzoni a Dubai che hanno anche creato diversi disagi alla popolazione non abituata a rovesci di questo tipo. Proprio queste precipitazioni sono causate da operazioni di cloud seeding (tradotto “semina delle nubi”, ndr) programmate grazie all’utilizzo di speciali droni. I meteorologi locali sostengono che Dubai abbia abbastanza nuvole per creare condizioni che consentano la pioggia, ma con un piccolo aiuto. Questo droni volano attraverso le nuvole, rilasciando piccole cariche elettriche che aiutano le gocce d’acqua a fondersi e aderire per formare precipitazioni. Un processo divenuto ormai necessario in un paese dove si prevede che entro il 2050 ci saranno temperature notturne sempre superiori a 30° e diurne oltre i 46°, con solo 10 cm di pioggia all’anno.
Pioggia artificiale con droni a Dubai: un processo non troppo ecologico
Certo questo tipo di operazione dona sollievo in breve termine alle zone direttamente interessate, ma non è assolutamente una soluzione al riscaldamento globale. Sappiamo benissimo che l’ecosistema mondiale è strettamente connesso, di conseguenza indurre pioggia in un luogo normalmente secco andrà automaticamente a togliere pioggia ad altri territori. In fondo questo metodo non crea nuove nubi e nuova pioggia ma va a sollecitare le nuvole già presenti facendo piovere a comando. Di certo è un metodo molto utile se utilizzato in casi isolati e necessari, ma non deve assolutamente diventare un’arma per combattere il riscaldamento climatico.
Voi cosa ne pensate?